Gillo Dorfles lo definiva “horror pleni”, (Horror pleni, l’(in)civiltà del rumore, Castelvecchi 2008), per lui era il contrario dell’horror vacui, che invece vorrebbe dettagli molto definiti.
Dunque, siamo nell’epoca dell’attitudine a riempire di rumore di fondo le nostra vite, per creare frastuoni massmediatici, che a loro volta diano vita a incessanti corto-circuiti che ci impediscano di riflettere su ciò che vediamo, leggiamo, ascoltiamo.
Succede che invece che indagare le cause per cui un maledetto elicottero ucraino s’è schiantato su un asilo infantile di Kiev, ammazzando tre bambini, ci raccontano che il ministro dell’Interno che era a bordo con un’altra dozzina di funzionari – tutti morti nell’impatto al suolo – amasse molto l’Italia. Un dettaglio decisivo per ricostruire i fatti.
Sulla cattura di Matteo Messina Denaro ci sono stati riferiti dettagli decisivi per risalire alla rete organizzativa, mafiosa, massonica e politica – tanto che potremmo ribattezzarlo Matteo Massone Denaro – che gli ha permesso di latitare per trent’anni a casa sua: sappiamo tutto del suo costoso guardaroba, e anche del contenuto del cassetto del comodino della sua camera da letto, in cui sono stati ritrovati preservativi e pillole di Viagra, reperti utilissimi alle indagini.
A proposito della bidella che avrebbe fatto avanti e indietro in treno tra la Campania e la Lombardia ogni giorno per risparmiare sul caro-affitti, abbiamo avuto il meglio del giornalismo di inchiesta: orari dei treni, costo dei biglietti, la sveglia mattiniera e l’ora di andare a nanna. Ne è scaturito un ricchissimo dibattito pieno di ipotesi investigative, per intuire se si trattasse o meno di una bufala.
Tanta roba, come si direbbe oggi, tranne una semplice, terribile domanda: ma se fosse vero, non è un bieco sfruttamento del lavoro? Cioè: ma perché una dipendente pubblica – oltretutto nelle condizioni previste dalla legge 104 – per lavorare dovrebbe essere scaraventata a 850 chilometri di distanza da dove vive? Per farla alzare dal divano?
È stato reso noto che OVS – famoso marchio dell’abbigliamento del tanto decantato made in Italy – ha recentemente scelto Bari come sede delle proprie lavorazioni, che prima si facevano in India e in Cina. Pare che in azienda abbiano detto: “In Cina ormai gli stipendi sono come in Italia, delocalizzare non ha più senso”. La domanda cui si sarebbe dovuto dare una risposta è: sono saliti gli stipendi cinesi o quelli italiani sono ormai ai minimi termini?
Ma è la televisione che riesce a superare il muro dell’horror pleni, detonando come fosse il botto di Mach 1: Vespa vola a Kiev a fare l’asta del microfono di Zelensky, che nella sua autointervista dice cose talmente già sentite che andrebbero giù per il buco dell’acquaio se la presenza di Vespa non garantisse che invece si tratta di vere e proprie acque nere, quelle che vanno giù per il cesso: “l’Italia deve fare la guerra europea se no scoppia la guerra mondiale“, conciona Zelensky, che ha imparato a memoria la sceneggiatura scritta al Pentagono.
E Vespa lì, come la sagoma di un poligono di tiro, che si fa volentieri bucherellare dalle raffiche belliciste.
Sembra che a Vespa piacerebbe essere ingaggiato da Canale 5, ma rischia di confrontarsi con lacchè più intraprendenti di lui, a cominciare dal direttore del tg che ha appena trasmesso un’intervista di Veronica Gervaso a Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.
Nella “splendida cornice” di Davos, dove uomini potenti di tutto il mondo s’incontrano in quel lembo di svizzera che fu “La montagna incantata” di Thomas Mann, la giornalista fa domande inutili, e lui le restituisce risposte insulse.
Cose che succedono tutti i giorni, in tutti i canali tv italiani, a tutte le ore. Niente di strano se non fosse che i due sono marito e moglie: cioè la signora Veronica Gervaso in Bonomi intervista il dottor Carlo Bonomi, consorte della signora Gervaso Bonomi medesima. Meriterebbero il premio speciale “marchetta d’oro” sia gli addetti all’ufficio stampa di Confindustria che – ex equo – i giornalisti della redazione di Canale 5.
Ecco, allora, che la nostra stampa ha così tanta voglia di regime, che farcisce ma non riferisce; fa sensazione, non informazione; chiacchiera, non racconta.
Tornano alla mente le parole di Giuseppe Antonio Borghese. Nel suo “Golia” (ridato alle stampe da La Nave di Teseo, nel 2022) – saggio giudicato da Leonardo Sciascia “uno dei libri di più intensa passione che siano stati scritti sul fascismo”, scrisse: “Quando le teste sono vuote, qualsiasi genere di superstizione o di autoritarismo è buono per riempirle”.
Correva l’anno 1937, e correva a perdifiato incontro al baratro dello sfruttamento intensivo della manodopera, della repressione e del conformismo, della propaganda e della guerra.
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Nuccio Viglietti
Lo si evince da abitudine sempre più endemica ad empire di musica o presunta tale (per lo più merda di origine angloamerikana) ogni possibile luogo di vita pubblica… supermercati bar ristoranti centri commerciali (manco a dirlo!) mezzi pubblici aerei stazioni spiagge… non c’è scampo ad acustica persecuzione… abolito il silenzio base fondamentale per consapevole vero ascolto musicale… sottile modo per indurre in continua ebetudine masse di aspiranti cerebrolesi senza capacità né possibilità di scelta…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Oigroig
Giuseppe Antonio Borgese, non BorGHEse.
Ieri Radio RAI ha fatto un giusto ricordo di Jan Palach e ha trasmesso la canzone di Guccini: «… Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava all’orizzonte del cielo di Praga…». Il cronista commenta: “Allora forse non si chiamava Jan Palach, ma Janus Palach!”
Un effetto dell’horror pleni è il pasticcio sistematico.
Rosario
Golia: marcia del fascismo
Libro di Giuseppe Antonio Borgese
c. Sergio Binazzi
nonostante tutto quella citazione del 37 sulle teste vuote penso sia ancora più che attuale, poiché da quei tempi infausti non mi pare proprio che ci sia stata una grande emancipazione sul piano culturale. abbiamo governi che ci ripropongono le stesse cose e tante teste vuote che le assimilano come se fosse un vangelo, se le cose stanno così come sono penso che il popolo abbia le sue colpe.
almar1944
La frase di Borgese è una grande verità, ma io mi chiedo: “perché le teste sono vuote?” Non sarà che la Scuola ha perso completamente la sua funzione educatrice, non fornisce più cultura e tanto meno capacità di ragionare? Ho lasciato l’insegnamento quasi vent’anni fa quando questa sensazione si era fatta forte, anticipando il mio pensionamento perché sentivo inutile il mio lavoro. Qui scatterebbe un’altra domanda: “Perché la Scuola ha perso la sua funzione educatrice?”. Non so rispondere perché ormai sono fuori dall’ambiente. Quello che so, è che TV, social, e giornali propagandano a ritmo battente una serie infinita di fr…cce (scusate il romanesco), di false verità (vedi Ucraina) di cui appunto le teste “vuote” di molti facilmente si riempiono perdendo il contatto con i valori importanti della vita (la solidarietà in primis, la dignità del lavoro dipendente, la pace …).
Danilo Franzoni
Poeti come Filippo Tommaso Marinetti, Gabriele D’Annunzio, Ezra Pound, Architetti come Giuseppe Terragni, Gió Ponti, Marcello Piacentino, pittori quali De Chirico, Mario Sironi, ed altri i personaggi come Italo Balbo, ed altri ancora hanno impegnato le loro menti nel Fascismo!
A seconda delle opinioni, sbagliando oppure compiendo il loro dovere di Italiani!
Il punto Signore e Signori (Italiani) è che il Fascismo era un espressione non solo politica, in esso militavano menti di un certo livello.
Non lo possiamo negare!
La domanda spontanea è ma la destra di oggi quali esponenti vanta?
Sgarbi?Guzzanti?malmenatorori da stadio? Graffitatari analfabeti?personaggi vomitevoli?
La Russa?Salvini?Gasparri?
Gente che sarebbe stata presa a manganellate dai loro precursori!
E l’opposizione di Sinistra?
Da chi è rappresentata dai figli di Guzzanti?
Da Greg e Lillo?
Ragioniamo attentamente, ha ragione chi dice che siamo l‘espressione di noi stessi, chi ci governa non è altro che uno di noi!
Triste ma vero
Saluti
Marco Brunetti
Che bell’articolo…ma quanta tristezza….
Giovanni Scavazza
Quello che piu’ mi fece specie (e mi duole), di intellettuale premio nobel per la letteratura, che oltre ad aderire al Fascismo, volle avere pure la tessera!..fu il grande Luivi Pirandello!
P. S.
L’unico attuale intellettuale dichiaratamente fascista che rispetto per le sue doti intellettive, e’ Marcello Veneziani.