Il rumore delle unghie del ministro della Difesa Crosetto sullo specchio è diventato assordante. Il fatto che il ministro degli Esteri Tajani lo spinga dalle terga non rende più credibile l’ultima, clamorosa, boutade del governo italiano sulla questione migranti e sbarchi. Qualcuno direbbe che stanno tentando di mettere una toppa peggiore del buco.
Nel giro di poche ore, a lanciare l’allarme sui mandanti russi degli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono stati prima Crosetto e poi Tajani. “Qualche preoccupazione l’abbiamo – ha affermato quest’ultimo dopo un incontro in Israele con il premier Benjamin Netanyahu (il secondo in meno di cinque giorni) – anche perché molti immigrati arrivano da aree controllate dalla truppe di Wagner, non vorrei ci fosse anche un tentativo di spingere i migranti verso l’Italia”.
Ma mentre il ministro degli Esteri ha il pudore di dire che il suo è solo un auspicio, una ipotesi tutta da vagliare, uno scenario da scongiurare, il ministro della Difesa Crosetto, per il quale la guerra significa anche affari e businness, non mostra la prudenza di Tajani, al contrario afferma che: “Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni Paesi africani“. Non solo.
Secondo Crosetto “Ue, Nato e Occidente cosi come si sono accorti che gli attacchi cyber facevano parte dello scontro globale che il conflitto ucraino ha aperto, oggi sarebbe opportuno capissero che anche il fronte sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso. Dovrebbero inoltre prendere atto che l’immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire i Paesi più esposti, in primis l’Italia, e le loro scelte geostrategiche”.
Il capo della compagnia russa di contractors Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha mandato sostanzialmente Crosetto a cagare “Non abbiamo idea di cosa stia succedendo con la crisi dei migranti, non ce ne preoccupiamo, abbiamo altre preoccupazioni in questo momento”. Occorre ammettere, vista la guerra in corso, che questa versione appare assai più realistica.
Ma il ministro Crosetto afferma che l’ipotesi per cui dietro l’aumento degli sbarchi di migranti in Italia ci sia una sorta di “guerra ibrida” scatenata dai contractors della compagnia Wagner attivi nella Libia Orientale e in alcuni paesi del Sahel africano, è stata avanzata dai servizi segreti italiani presenti in quelle aree.
Ci siamo allora andati a vedere la Relazione annuale dei servizi segreti italiani presentata in Parlamento il 28 febbraio scorso.
Da pag. 33 ci sono le analisi su tutti i quadranti interessati dai fenomeni migratori, ma dell’ ipotesi avanzata da Crosetto non vi è traccia. Ovviamente si parla della presenza della Russia in questi teatri, ma più come preoccupazione geopolitica e strategica che come fonte di “spingimento” dei migranti dall’Africa verso le coste italiane. Le preoccupazioni dell’intelligence infatti si concentrano sulle organizzazioni criminali dei trafficanti di esseri umani o dei gruppi jihadisti.
Nella Relazione dei servizi di intelligence infatti è scritto che: “In generale, in relazione alla complessità del fenomeno migratorio irregolare e all’obiettivo preminente della sicurezza nazionale, l’attenzione dell’Intelligence si è soffermata sull’analisi delle principali rotte e direttrici dell’immigrazione irregolare, sull’attivismo di trafficanti e facilitatori – incluso il profilo del falso documentale – che, individualmente o in forma associativa, alimentano i trasferimenti irregolari verso l’Italia e l’Europa. Analoga attenzione è stata rivolta a eventuali infiltrazioni di estremisti nei flussi migratori, sebbene non siano emersi indicatori di un utilizzo strutturato dei canali dell’immigrazione irregolare per finalità di terrorismo”.
Sulla situazione in Libia, i servizi segreti così riportano nella loro Relazione annuale:
“In Libia, primo Paese di partenza su tale rotta, la presenza di strutturate reti criminali con proiezioni transnazionali, attestate soprattutto a Zuwarah, Az Zawiyah e Sabratah, rappresenta uno dei principali fattori di facilitazione dell’immigrazione irregolare verso le nostre coste ed è una delle cause del forte incremento della pressione migratoria via mare rilevato nel corso del 2022, con una offerta di “servizi” per i migranti irregolari estremamente flessibile in grado di adattarsi velocemente sia al quadro politico-securitario sia alla stagionalità delle condizioni meteo-marine.
La consistente presenza in Libia di migranti egiziani, la prima nazionalità dichiarata allo sbarco sulle coste italiane, risulta ascrivibile ad alcuni fattori tra cui, non ultimo, l’esistenza di stabili connessioni tra trafficanti attestati in Libia ed Egitto. Rilevante appare anche l’esistenza di un coordinamento tra trafficanti attivi nell’Ovest e nell’Est del Paese, con particolare riferimento all’afflusso di egiziani, nonché tra reti criminali libiche e reclutatori/facilitatori dei Paesi di origine e transito dei migranti.
Sono stati rilevati collegamenti anche tra gruppi criminali libici attestati ad Az Zuwarah e trafficanti tunisini attivi principalmente a Sfax (Tunisia). Un simile quadro di sinergie operative transnazionali permette di gestire in modo flessibile l’intera filiera dell’immigrazione irregolare, dai Paesi di origine sino alle località di imbarco”.
Insomma dei russi nessuna traccia o indicazione.
E proprio in Libia, è notizia di ieri diffusa dall’agenzia Nova, si sono registrati tra l’altro momenti di alta tensione a Tripoli, tra le Forze di sicurezza che fanno riferimento al ministro dell’Interno del Governo di unità nazionale Trabelsi e gli apparati di prevenzione dell’immigrazione illegale, guidati da Mohamed al Khoja.
Domenica scorsa, Trabelsi ha annunciato un piano di sicurezza per la difesa dei confini, dei porti e delle regioni desertiche del Paese, con l’obiettivo di contrastare i traffici illeciti di migranti come richiesto dagli europei e dagli italiani in particolare. Tale decisione avrebbe però ridimensionato i poteri (e i finanziamenti, ndr) dell’Autorità anti-immigrazione illegale (Dcim) in materia di migranti irregolari. Il capo di questo organismo, Al Khoja, ha radunato diversi veicoli militari, con l’intenzione di marciare a Tripoli fino alla sede del ministero dell’Interno. Tuttavia, l’intervento delle forze dell’Autorità per il sostegno alla stabilità, guidate da Abd al Ghani al Kikli, ha evitato l’esplodere di scontri armati.
Chiusa l’analisi sul quadrente libico, andiamo allora a vedere il monitoraggio dei servizi segreti italiani sull’altra rotta, quella proveniente dal Mediterraneo Orientale (Turchia, Libano etc.) da cui sono arrivati i migranti morti nel naufragio a Cutro.
“Sulla rotta del Mediterraneo orientale, seconda opzione migratoria via mare per consistenza dei flussi dopo la rotta del Mediterraneo centrale, le partenze avvengono principalmente dalla Turchia – crocevia anche per i transiti verso l’Europa lungo la rotta balcanica e, insieme alla Libia, uno dei più grandi bacini di migranti e rifugiati – nonché, nell’ultimo anno, dal Libano.
Nel corso del 2022, il Libano, a causa della grave situazione economico-finanziaria nazionale, si è attestato quale nuovo Paese di partenza. Sulla rotta marittima del Mediterraneo orientale, in cui è confermato il trend in aumento del flusso verso le coste di Calabria, Puglia e Sicilia, vengono utilizzati vari tipi di imbarcazioni, prevalentemente barche a vela e da diporto, che alimentano i cc.dd. “sbarchi occulti”.
Anche in questo caso, il fenomeno migratorio trova una sponda importante nell’attivismo di organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, principalmente curde e pakistane, con basi di supporto logistico nei principali Paesi di origine e transito dei migranti, la cui natura transnazionale rende complessa l’attività di contrasto, così come nell’utilizzo, divenuto prassi, del web e dei social network da parte degli stessi sodalizi per pubblicizzare i viaggi e i relativi servizi”.
Si rileva la novità del Libano come porto di imbarco delle navi e dei barconi diretti verso le coste italiane, ma anche qui dei russi nessuna traccia.
Veniamo finalmente all’analisi della presenza della Russia sulle coste del Mediterraneo e nel Sahel africano. Qui i servizi segreti italiani scrivono nella loro Relazione:
“La Russia al di là di più recenti rimodulazioni del proprio dispositivo nel Paese, ha continuato, anche nel 2022, a conservare una presenza strutturata in Cirenaica in funzione di un suo posizionamento. strategico sul fianco Sud della NATO e del mantenimento di una piattaforma avanzata verso il Sahel. Profilo, questo, cui l’Intelligence nazionale ha dedicato ampia attenzione.
Il ridimensionamento della presenza militare occidentale ha aperto nuovi spazi alla Russia, fenomeno questo seguito con particolare attenzione e preoccupazione dall’Intelligence. Mosca segue una strategia multidimensionale basata sulla complementarietà di presenza palese e di interventi non direttamente riconducibili alla Russia, prevedendo nei settori della sicurezza e della difesa l’utilizzo di Compagnie Militari Private-PMC.
Gli obiettivi strategici di Mosca, ancor più dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, sono molteplici: rafforzare il prestigio della Federazione sulla scena internazionale; assicurare la propria influenza nel Mediterraneo e nel Continente africano tramite nuclei di presenza militare avanzata; esercitare autorità politica sui Governi africani, anche in ottica di sostegno nei consessi ONU/internazionali; controllare aree rilevanti per gli interessi di sicurezza dei Paesi europei, potenzialmente influenzando snodi essenziali delle rotte dei traffici illeciti.
Tali dinamiche di cambiamento si sono rivelate vieppiù evidenti in Africa Occidentale, soprattutto nella fascia saheliana, area cerniera tra Libia e Golfo di Guinea e tassello fondamentale per il mantenimento della stabilità di Africa Occidentale e sponda Sud del Mediterraneo”.
In questo caso l’unica osservazione di rilievo è quel “potenzialmente influenzando snodi essenziali delle rotte dei traffici illeciti”, ma nulla di più.
Può essere che i servizi di intelligence italiani abbiano verificato qualcosa di diverso da quanto scrivono fino a febbraio 2023 nella loro relazione, proprio in questi ultimi giorni del 2023? Sul piano di fatti accertati non c’è nulla di nulla.
L’unico dato che il governo cerca di far balzare agli occhi è l’aumento degli sbarchi nel 2022 e nei primi tre mesi del 2023 rispetto agli anni precedenti.
E’ lo stesso ministero degli Interni a scrivere lo scorso anno che “Egitto, Tunisia, Bangladesh, Siria e Afghanistan sono i principali Paesi di origine dei migranti che nel 2022 sono sbarcati in Italia. E sono stati anche molti di più rispetto agli anni precedenti. Sono 104.061 i migranti arrivati via mare nel corso dell’anno appena concluso, in netto aumento rispetto ai poco più di 67.000 del 2021e al 2020 quando arrivarono nei porti italiani 34mila persone”.
Se poi andiamo a vedere la provenienza accertata dei migranti e rifugiati sbarcati in Italia in questi primi tre mesi del 2023 troviamo questi numeri: 2014 dal Maghreb; 2672 da Pakistan e lontano oriente; 7036 dall’Africa; ben 8.295 da “altri paesi” non specificati (molti sono kurdi, afghani, siriani, libanesi etc.)
Il nesso tra questo aumento nel 2022 e la guerra in Ucraina contro la Russia è la coincidenza temporale, ma sono anche gli effetti della guerra su molte popolazioni africane e del Maghreb per via della crisi del grano che ha visto aumentare i prezzi di un bene primario e peggiorare le condizioni di vita della popolazione. Un dato questo che viene rilevato anche dai servizi di intelligence. C’è poi da considerare che le condizioni climatiche e meteorologiche dell’Inverno 2023 sono sensibilmente migliori di quelle degli anni precedenti. Per chi deve mettersi in mare non è un dettaglio da poco, anche se abbiamo visto che il Mar Mediterraneo può uccidere anche in inverni meno rigidi.
Infine, e non certo per importanza, occorre rammentare come l’Italia abbia mercanteggiato apertamente con i mercanti di esseri umani e “gli scafisti” come denunciato in un rapporto di 548 pagine delle Nazioni Unite.
In conclusione, il ministro Crosetto e il ministro Tajani si stanno arrampicando sugli specchi cercando di cavare il loro governo fuori dai guai in cui, sulla questione immigrazione e non solo, è riuscito a cacciarsi con una linea cinica, letale ed inefficace allo stesso tempo.
Cercare di evocare “lo spettro russo” dietro l’aumento degli sbarchi di migranti e rifugiati è una mezza furbata per gettare polvere negli occhi e impedire che il paese veda la realtà. Magari mendicando qualche briciola di sostegno nell’Unione Europea e nella Nato. Vista l’impotenza sulla tanta decantata caccia agli scafisti Crosetto e il governo gridano contro “l’orso russo” – visto che siamo in guerra – non risolve il problema dell’immigrazione ma aiuta nella propaganda bellicista a sostegno di una guerra che la maggioranza del paese non vuole e dimostra di essere sistematicamente contrario.
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Pantera
Immediatamente ridicolizzato dal russo che gli ha dato del “mudak i pizdabol”.
Gaspare
Beh . . ! Non pensavo che Prigozhin aveva le potenziali per azzeccare il soprannome мудак dato al N/S Ministro della Guerra Crosetto. Mi devo veramente complimentare con il Comandante della Wagner !