Menu

Lettera aperta alla CGIL di un sopravvissuto al massacro di Odessa

Alexey Albu è un esponente dell’organizzazione politica della sinistra ucraina Borotba, perseguitata dal governo di Kiev dopo il 2014. E’ stato deputato regionale di Odessa prima del Maidan ed è uno dei sopravvissuti e testimoni della strage del 2 maggio 2014, nella quale una quarantina di esponenti di sinistra e antifascisti vennero trucidati da bande di neonazisti ed ultrà afferenti a Pravy Sector all’interno della Casa dei Sindacati.

Alcuni giorni fa una delegazione italiana ha posato davanti al luogo del massacro di Odessa. Dopo aver visto la foto Albu ha scritto una lettera aperta in cui pone delle specifiche domande alla CGIL.

*****

La cooperazione tra le organizzazioni sindacali, la creazione di legami orizzontali tra i rappresentanti della classe operaia di diversi Paesi non può che essere accolta con favore. Tuttavia, quando ho visto una foto congiunta dei rappresentanti del sindacato italiano CGIL e del sindacato ucraino FTU sono stato colpito da una scossa elettrica: dopotutto, è stata scattata sullo sfondo della Camera dei Sindacati di Odessa, diventata una tomba collettiva per più di quattro dozzine di persone.

Io stesso ho vissuto questo terribile massacro compiuto dai radicali di estrema destra il 2 maggio 2014 a Odessa [avvertenza redazionale: le immagini a corredo di questo articolo sono particolarmente “forti”]. Sono miracolosamente fuggito dall’edificio in fiamme, ma sono stato aggredito e mi sono ritrovato con la testa rotta e numerose ferite. Pertanto per me la Casa dei Sindacati rimarrà per sempre il simbolo di una mostruosa tragedia, uno degli eventi più disgustosi del 21° secolo.

Oggi, la Camera dei Sindacati rimane una prova nelle indagini sull’omicidio di massa degli abitanti di Odessa. Tuttavia, è ancora utilizzata dall’organizzazione regionale di Odessa FTU per i propri scopi, il che è una grande bestemmia contro i morti.

Nella foto vedo una mia vecchia conoscenza, Vyacheslav Buratynsky. L’avevo incontrato nel Consiglio Regionale di Odessa, nel 2010, perché i nostri vicepresidenti erano vicini. Questa fotografia ha immediatamente resuscitato nella mia memoria i ricordi della Casa dei Sindacati in fiamme.

Mi sono ricordato di aver chiamato quest’uomo mentre cercavo una via d’uscita dall’edificio. Gli chiesi come potevamo trovare la porta sul retro. Come potevamo uscire dall’edificio in fiamme? Tuttavia, tutto ciò che ho sentito in risposta è stata una forte indignazione e lamentele sul fatto che non avevamo il diritto di entrare nel suo territorio.

Invece di salvare vite umane, il signor Buratynsky pensava a salvare la proprietà e ha rivolto la sua indignazione non a coloro che hanno organizzato e compiuto un crimine mostruoso, ma a coloro che cercavano di sfuggire a sadici e sociopatici con una visione del mondo radicale di destra.

Capisco che possa aver agito in base all’emozione e che, come molti, non avesse idea di come sarebbe finito il massacro. Non aveva idea delle dimensioni della tragedia, ma il fatto rimane e non lo dimenticherò mai.

Quando ho visto nella foto i rappresentanti del sindacato CGIL, in un primo momento ho pensato che non sapessero dove venivano fotografati. Tuttavia, ho ricordato centinaia di eventi commemorativi organizzati dagli antifascisti italiani. Ho ricordato come nella città di Ceriano Laghetto l’amministrazione, mostrando le sue migliori doti umane di compassione ed empatia, abbia intitolato una delle piazze della città “Ai martiri di Odessa”. Inoltre è stato eretto un monumento “In memoria dei martiri di Odessa”.

A seguito di questa polemica, ho una domanda che voglio porre pubblicamente ai rappresentanti della CGIL: Quando siete stati fotografati sullo sfondo del massacro di Odessa, sapevate dove eravate?

Spero che darete una risposta onesta e pubblica.

Alexey Albu

* da Pressenza

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

5 Commenti


  • Eros Barone

    Il 2 maggio 2014 fu attuato un ‘replay’, in terra ucraina, dei cupi e terrificanti scenari della guerra civile condotta dal fascismo e dal nazismo negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, quando il sovversivismo delle classi dominanti operò non solo a livello interno ma a livello internazionale, dando spazio e legittimazione alle squadracce nere e alle camicie brune in funzione anti-operaia e anti-bolscevica. Le immagini che corredano l’articolo di Alexey Albu sono infatti raccapriccianti per la ferocia e la disumanità esibite dai nazifascisti ucraini, i quali agirono, ancora una volta, con le spalle ben coperte dalla coalizione imperialistica occidentale cui doveva la sua costituzione il governo-fantoccio di Arseni Yatseniuk, prontamente riconosciuto e quindi ricevuto, fra l’altro, dal suo omologo italiano Matteo Renzi. Queste immagini mostrano alcuni ragazzi che, a causa dell’incendio appiccato alla sede sindacale dalle squadracce di Pravy Sector, non hanno resistito al fumo e al calore intenso e si sono lanciati dalle finestre per cercare una via di scampo. Distesi a terra privi di sensi, essi venivano bastonati selvaggiamente dagli squadristi di piazza Majdan, mentre i pochi che si erano salvati restando all’interno del palazzo furono finiti senza pietà dagli amici di Washington e di Bruxelles. I mezzi di disinformazione ufficiali presentarono però questi fatti, al solito, in maniera distorta, parlando di “scontri fra civili e militari”. Sennonché era facile prevedere, fin d’allora, che il massacro che si stava consumando e iniziando in Ucraina non avrebbe commosso l’Occidente imperialista, il quale non solo considera perfettamente lecito un ossimoro reale come quello di ‘democrazia fascista’, ma, pur di attuare il suo programma di dominio mondiale, non ha esitato a formare giunte golpiste in cui far convivere i seguaci dell’ultra-nazista ucraino Stepan Bandiera, gli sciacalli filo-americani, i nazionalisti di ispirazione più o meno fascista e, come condimento ed ornamento di questa spazzatura della storia, qualche democratico illuso. Per queste ragioni, a te ben note in quanto sopravvissuto della strage di Odessa, è vano attendersi da quelle facce false di vera tragedia che compaiono sorridenti nella fotografia scattata davanti alla Casa dei Sindacati di Odessa “una risposta onesta e pubblica” che non sia quella della complicità con gli sgherri della ‘democrazia fascista’ e con i caporioni dell'”Occidente collettivo”. Ma tu non puoi dimenticare e, insieme con te, non può dimenticare Odessa proletaria e antifascista.


  • Andrea Vannini

    una testimonianza preziosa quuella del compagno Alexsey Albu. la cgil oggi non é migliore della ftu ucraina (nella ucraina fascista se si tollera l’ esistenza formale di un sindacato é perche’ é un collaborazionista). due sindacati collaborazionisti, due assalti alle loro sedi. a odessa una strage fascista. a roma una farsa: una manifestazione: i fascisti di forza nuova prendono la testa di una parte di essa e la conducono a occupare la sede della cgil sotto lo sguardo indifferente degli sbirri. i soli a essere manganellati saranno i manifestanti che si dirigeranno verso i palazzi del potere. i fascisti si cureranno di non causare danni all’ interno della cgil. poi sara’ il turno di draghi che si presenterà per solidarizzare con landini (con tanto di manina sulla spalla: questo uomo é mio). conclusione: un regalo del governo draghi e di certi apparati non appariscenti a landini che avra’ così la possibilità di sfoggiare il suo “antifascismo”


  • Andrea Vannini

    Cgil = flu collaborazionisti è servi


  • Binazzi Sergio

    evidentemente anche in ucraina ci sono sindacati collaborativi con chi governa come fanno anche la cgil & Co qui in Italia, è stata una gita di piacere da parte cgil. se in ucraina i sindacati fossero come in Francia penso che avrebbero fatto la fine dei compagni della casa dei sindacati nel 2014.


  • Binazzi Sergio

    dimenticavo anch’io ho fatto la mia parte nella fiom dal 69 in avanti ma siamo sempre stati in disaccordo con industriali e governi di quei tempi, anche perché come diceva un vecchio detto : se ci fossimo trovati d’amore e d’accordo tra me e loro avrebbe significato che uno di noi si stava sbagliando. un saluto comunista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *