La Commissione Europea ha presentato una prima proposta di riforma (e di ritorno dopo la sospensione per il Covid) del Patto di Stabilità e Crescita, che dovrebbe partire dal 2024. Il cappio dell’austerità tornerà a colpire con forza il bilancio dei paesi, in particolare di quelli col rapporto debito e deficit col PIL più alto.
Piani di rientro finanziario concordati ad hoc con la Commissione, secondo analisi di sostenibilità del debito che sempre sono occasione di speculazione sui titoli pubblici. E soprattutto l’obbligo di procedere annualmente a un aggiustamento di bilancio pari allo 0,5% del PIL se il deficit si mantiene sopra il 3%.
In questo dato, inoltre, saranno considerati anche gli investimenti del PNRR. In pratica, l’Italia si è indebitata con la UE per investire in alcuni settori indicati e secondo condizionalità delle autorità europee, e ripagherà il tutto tagliando la spesa sociale, senza poter decidere quasi nulla delle proprie politiche economiche.
Un vero e proprio “commissariamento della politica di bilancio dei paesi ad alto debito, in particolare dell’Italia”, ha detto l’ex BCE Lorenzo Bini Smaghi. Prepariamoci a un’altra stagione di politiche lacrime e sangue, l’alternativa verrà solo dall’organizzazione dei settori popolari e dalla decisione nel rompere questi vincoli arbitrari che strozzano la crescita e l’occupazione nel paese.
*portavoce nazionale di Potere al Popolo
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