Il termine “piazzista” viene in questi giorni riferito quasi esclusivamente a Guido Crosetto, così “citato” dal fisico Carlo Rovelli sul palco del disgraziato “concertone”.
Difficile uscire da quei panni per un neoministro della difesa che per anni era stato il rappresentante ufficiale dei fabbricanti di armi in Italia. Ma guardando con occhio neutro il video con cui Giorgia Meloni illustrava il suo “decreto lavoro” – in sostituzione di una ben più scomoda conferenza stampa (che fastidio quelle domande, anche se fatte quasi soltanto da leccapiedi professionali…) – esplode la certezza che quel termine sia la vera cifra di tutto questo governo.
Le immagini fanno vedere una Meloni materna e comprensiva, che incensa il decreto – e quindi se stessa – per le meravigliose conseguenze che avrà sulle tasche dei lavoratori, svuotate dall’inflazione oltre che da salari miserabili, magicamente riempite da un taglio al “cuneo fiscale” che li costringerà però ben presto a pagare ticket più alti ed andare in pensione più ancora tardi.
L’occhio nota arazzi e stucchi di alto livello, segni del Potere raggiunto dalla ex fascistella della Garbatella (dove, almeno, effettivamente giocava “fuori casa”). Si segue l’andamento della mani, secondo gli standard della commedia all’italiana. Si ascolta la voce volutamente giocata sui toni suadenti, rassicuranti, materni – appunto – molto lontani da quelli rabbiosi, quasi da “posseduta”, con cui si dichiarava “madre, italiana, cristiana”.
Quando si deve vendere qualcosa, specie se di infima qualità, bisogna lavorare molto sulla “comunicazione”. Si sa…
Un lungo trailer pubblicitario, insomma, che termina con lei che apre la porta del salone in cui il resto del governo è in paziente attesa per varare il decreto che “fa la festa al lavoro”.
Il primo commento, para-istituzionale, sembra semplice: ma se era tutto già deciso – Meloni parla di provvedimenti già scritti in forma definitiva – che bisogno c’era di chiamare tutti i ministri in quel giorno di festa per recitare la parte dei “buoni padri di famiglia”?
La risposta sta tutta nel video, in quei toni imbonitori, nel mellifluo magnificare “benefici” che non sono tali, o che – quando per assurdo lo fossero – sono infinitesimali rispetto a quel che si perde o che servirebbe per vivere decentemente.
A che somiglia quel video?
Esattamente allo spot di una televendita qualsiasi, fatta con un briciolo di attenzione in più e una location certamente più confortevole. Ma senza neanche quel briciolo di ironia che gli spot pubblicitari migliori riescono a infilare per strappare almeno un sorriso…
Viene in mente la pubblicità di una piattaforma per la vendita online di case, in cui i potenziali acquirenti letteralmente svengono a turno di fronte alla bellezza dell’appartamento loro presentato.
Ecco, nello spot di Meloni neanche il più decerebrato dei precari potrebbe mai recitare la parte dello svenevole.
Sotto il mellifluo birignao da piazzista, in effetti, non c’è proprio niente…
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Mara
Alle gigantografie di Meloni debitamente truccata e pettinata che fanno sempre da sfondo oramai in tutti i talk show ora si aggiungono i video spot della stessa come una cantante
Paolo
Un governo di teatranti del regime.
Una sceneggiata filmata da “Mulino bianco”.
Una melonata di nutella adatta agli asili e vederla poi apparire col vestitino di Biancaneve alle crociate.
Dal punto di vista istituzionale una presa per i fondelli.a chi non arriva a fine mese.