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“Lo stato dov’è?”. Parla il ‘burdel del paciugo’ incatenato davanti alla caserma di Bologna

I media li chiamano angeli del fango, molti dei volontari e delle volontarie che da settimane lavorano nella Romagna colpita dall’alluvione preferiscono chiamarli burdel del paciugo, proprio perché non si ritrovano nello stereotipo dei media che vorrebbero far passare tutta la solidarietà come un invito a “ricostruire come prima” il sistema che ha portato al disastro.

Giuseppe è uno di loro, uno che da settimane alterna lavoro e solidarietà, e oggi durante una conferenza stampa si è incatenato davanti alla caserma di Viale Vicini, a Bologna, per protestare contro il mancato intervento dei mezzi pesanti dello Stato, che sono impiegabili solo mobilitando le forze armate. Giuseppe è un militante di Cambiare Rotta. 

Ciao Giuseppe, intanto ci puoi dire di più su perché ti sei incatenato?

Mi sono incatenato davanti alla Caserma dell’esercito qui sui viali a Bologna in segno di protesta. In queste settimane io, insieme a tante e tanti compagni da tutta Italia siamo andati in Romagna a spalare e a dare una mano. Una cosa che abbiamo notato è la grande assenza e inadeguatezza dello Stato, che di fronte ad una così grande calamità non mette in campo le risorse adeguate, come ad esempio il Genio Militare, preferendo schierare l’esercito in Sardegna durante le esercitazioni NATO. 

Un gesto di protesta e di denuncia sia verso il Governo, che in un momento come questo sceglie di inserire nel DL per l’emergenza una clausola che finanzia il rigassificatore di Ravenna (a cui noi ci eravamo opposti già a inizio mese con una manifestazione cittadina a Ravenna), sia contro l’amministrazione regionale di Bonaccini (e Schlein, fino a due mesi fa) che per 10 anni hanno massacrato e cementificato il nostro territorio.

In queste settimane che situazione avete trovato tra la gente colpita dall’alluvione? E tra gli altri volontari?

Sicuramente una grande volontà di risollevarsi e di ripartire, ma anche un grande senso di impotenza verso opere che oggettivamente un comune cittadino, anche con tutta la buona volontà del mondo, non può fare. E sicuramente anche tanta rabbia per l’assenza di un’adeguata risposta da parte di Stato e Regione.

Fino a quando starai incatenato?

Fino alla mattina del 2 Giugno. Poi verrò slegato e parteciperò alla manifestazione regionale che partirà alle 10.30 da Piazza Unità qui a Bologna e che , dopo un momento di solidarietà alla ‘tendata’ per il diritto all’abitare di Asia USB, si sposterà sotto la Regione per indicare chiaramente i responsabili politici di questa devastazione.

E dopo la manifestazione? 

Dopo il 2 giugno continueremo a mobilitarci. Il 9 fare un’iniziativa sul tema ambientale durante la quale interverranno diversi esperti e realtà ambientaliste da tutta Italia, a riprova del fatto che l’alluvione oggi è avvenuta qui da noi ma il problema è sistemico e colpisce ovunque.

Saremo poi di nuovo in piazza il 17, sia a Torino nella grande giornata di lotta al fianco del Movimento NoTav, sia qui a Bologna in un corteo costruito da tutte le realtà che in questo momento si stanno mobilitando sia aiutando la popolazione colpita sia attaccando i responsabili politici.

Vedi anche: https://www.rainews.it/tgr/emiliaromagna/articoli/2023/05/tgr-web-emilia-romagna-presidio-potere-al-popolo-esercito-alluvione–6b34cb5e-0799-498d-8b9a-a58825af0d26.html

 

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3 Commenti


  • Giovanni Scavazza

    Una noce sola dentro il sacco non fa rumore.


  • Mara

    Si sono impiegate le idrovore per deviare le acque dalle strade delle città per sversarle nelle campagne circostanti che hanno dovuto soffrire in questo modo di una doppia alluvione una ad opera della natura un’altra adopera dell’uomo. Mentre nei borghi è nle campagne l’acqua e rimasta per due settimane e più. Credo che il governo non si stia comportando bene rispetto a quelle popolazioni.


  • Maurizio

    Il pappice disse alla noce dammi tempo chi ti porto so

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