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Referendum contro l’invio di armi in Ucraina. Continua la raccolta di firme

In tutta Italia, ma nel completo silenzio dei mass media, sta continuando la raccolta firme per i referendum abrogativi delle leggi che hanno stabilito l’invio di armi in Ucraina. Per raccogliere le firme necessarie c’è tempo fino al 22 luglio.

I due comitati che hanno lanciato la campagna referendaria – Generazioni Future e Ripudia la guerra – vedono tra i promotori i giuristi Ugo Mattei e Pasquale De Sena, Guido Viale, Vladimiro Giacchè, Carlo Freccero, Vauro Senesi, Moni Ovadia e Franco Cardini. I quesiti proposti sono due. Il primo chiede di abrogare il decreto che consente l’invio di armi in Ucraina per tutto il 2023. Il secondo, invece, vuole togliere al Governo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi in teatri di guerra attraverso la semplice informativa al Parlamento.

L’obiettivo dei promotori del referendum è di dare la parola al popolo italiano sul tema dell’invio di armi in Ucraina, visto che i parlamentari, sia di maggioranza quanto di opposizione (tranne rare eccezioni come M5S e AVS), hanno deciso di inviare armamenti e destinare ingenti somme di denaro alla produzione di armi da mandare a Kiev. “Noi riteniamo che il popolo italiano in maggioranza non sia d’accordo e con quesito referendario intendiamo provarlo” hanno scritto i promotori del referendum,

La principale obiezione che viene mossa contro i due quesiti referendari riguarda la loro inammissibilità perché la Costituzione  vieta i referendum sulle leggi “di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.

Ma a queste obiezioni – non sempre in buonafede, al contrario – ha già risposto il giurista Pasquale De Sena, secondo cui  i referendum abrogativi in questione riguardano l’articolo 1 del decreto legge del 2 dicembre 2022 n. 85 (convertito in legge con la l. n. 8 del 27 gennaio 2023). “Quell’articolo non è esecutivo di obblighi imposti da alcun trattato internazionale: né del trattato sull’Unione europea, né del trattato Nato” afferma il prof. De Sena – “Ricondurre il decreto Ucraina al trattato sull’Ue o al trattato Nato è un errore crasso, su questo non c’è possibilità di smentita”.

Per firmare i referendum si può andare ai banchetti nelle strade delle varie città. Per sapere dove e quando consultare il  sito e cercare la propria città su “filtra i risultati” (clicca QUI per aprire il sito) oppure si può firmare in modalità online utilizzando lo Spid ossia l’identità  digitale (clicca QUI). In questo secondo caso è necessario sapere che lo Stato ancora non si è dotato di una piattaforma pubblica per la firma digitale in casi come questi, ragione per cui si può fare attraverso delle piattaforme private che richiedono però il pagamento di 1,5 euro per ogni quesito che si intende sottoscrivere.

Infine occorre sapere che in alcuni banchetti è possibile firmare anche un terzo quesito referendum dedicato però a tagliare gli interessi privati nella sanità.

In questo caso l’abrogazione andrebbe ad incidere sulla normativa in base alla quale «il Piano sanitario regionale rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del Piano sanitario nazionale.

Le regioni, entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, adottano o adeguano i Piani sanitari regionali, prevedendo forme di partecipazione delle autonomie locali, ai sensi dell’articolo 2, comma 2-bis, nonché delle formazioni sociali private non aventi scopo di lucro impegnate nel campo dell’assistenza sociale e sanitaria, delle organizzazioni sindacali degli operatori sanitari pubblici e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale».

Secondo i promotori, attraverso la cancellazione dell’ultima parte della legge, per cui le Regioni, cui compete la gestione del sistema sanitario a livello territoriale, possono prevedere la partecipazione nella programmazione della sanità anche di soggetti privati, si impedisce il «conflitto di interessi nell’allocazione degli ingenti fondi pubblici».

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3 Commenti


  • Federico Paolino

    Purtroppo sembra che in alcuni comuni i moduli non siano mai arrivati. Ad esempio al comune di Giffoni Valle Piana non ne sanno nulla. Che stanno combinando i comitati?


  • Ta

    Un consiglio per chi vuole firmare: andate direttamente all’ufficio Anagrafe del vostro comune di residenza e chiedete di firmare i referendum contro l’invio di armi in Ucraina.
    Io l’ho fatto (anche se sul sito il mio comune non compariva) e ho firmato…


  • Danilo

    ho scritto sul gruppo fb del mio paese che si può firmare anche in comune aggiungendo un link a questo articolo e fb mi ha subito bannato dal gruppo per 90 giorni

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