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La Cina prende di petto Crosetto e governo sulla revoca del memorandum

Un editoriale del giornale cinese Global Times prende di petto il governo italiano, ed in particolare il ministro della Difesa Crosetto, per le loro dichiarazioni sulla revoca del Memorandum con la Cina sulla Nuova Via della Seta.

Il Global Times, definisce “anormale” il fatto che un ministro della Difesa faccia simili affermazioni. La Bri (Belt Road Iniziative) è un quadro di cooperazione economica e “non ha nulla a che fare con la difesa”, spiega un editoriale dal titolo “Non lasciare che l’uscita dalla Bri diventi il rimpianto dell’Italia”, secondo cui dovrebbero essere i ministeri economici a valutare la questione.

“D’altra parte, però, la dichiarazione del ministro della Difesa italiano, pur essendo molto imbarazzante, sembra “anormale” nell’attuale contesto politico statunitense ed europeo” scrive il Global Times. “In termini di cooperazione economica con la Cina, sono spesso i funzionari della sicurezza e della difesa ad avere l’atteggiamento più radicale, i funzionari che si occupano effettivamente di economia sembrano invece essere molto più “moderati”.

Secondo il giornale cinese anche la tempistica della retorica di Crosetto è dubbia, e gli Stati Uniti sono ovviamente dietro di essa. “Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha appena concluso la sua visita negli Stati Uniti. Ci sono state speculazioni sul fatto che la Meloni potesse ritirarsi dalla BRI per dimostrare fedeltà agli Stati Uniti, ma in seguito si è rivelato falso. Ma dopo l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la Meloni ha dichiarato che il governo italiano prenderà una decisione sulla BRI entro dicembre, sottolineando di “mantenere aperto un dialogo costruttivo con Pechino” e rivelando la sua volontà di visitare la Cina. Questo riflette anche l’attuale dilemma dell’Italia: vuole il riconoscimento politico di Washington, ma non è disposta a rinunciare alla cooperazione economica con la Cina, e non vuole sceglierne una sola”.

Il giornale cinese fa presente che dal 2019 al 2022 l’interscambio commerciale bilaterale è cresciuto quasi del 42 per cento e che le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate del 42 per cento dal 2019 al 2021 e del 58 per cento nei primi cinque mesi di quest’anno, cifre che rifletterebbero “il forte effetto della Bri”. Inoltre, come unico Paese del G7 firmatario del memorandum, l’Italia si trova “in una posizione unica e vantaggiosa per collegare l’Oriente e l’Occidente”.

“È chiaro chi è responsabile dell’attuale difficile situazione dell’Italia. Da quando ha deciso di aderire alla BRI nel 2019, gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni su di essa e hanno quasi etichettato l’Italia come “traditore dell’Occidente”. All’epoca, il New York Times descrisse addirittura l’Italia come un “cavallo di Troia” del mondo occidentale, “permettendo all’espansione economica – e potenzialmente militare e politica – della Cina di raggiungere il cuore dell’Europa”, scrive il Global Times.

“Dopo il cambio di governo italiano, Washington ha intravisto un’opportunità e ha intensificato la pressione su di esso. Poco prima della visita della Meloni negli Stati Uniti, John Kirby, direttore delle comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale, ha pubblicamente “istruito” l’Italia sulla “mancanza di ricompensa per le partnership economiche con la Cina” e ha detto che “abbiamo creato un’alternativa”.

Insomma, aggiungiamo noi, l’Italia in nome del servilismo agli Usa si appresta a fare l’ennesima scelta suicida dopo quella sul gas.

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