Il fenomeno è storico: quando cominciano i periodi dell’anno dedicati alle ferie – per chi si può permettere di allontanarsi da casa – regolarmente scattano aumenti consistenti per carburanti, ombrelloni, ristoranti e bar in tutte le location turistiche, a qualsiasi livello.
Quest’anno, con ogni evidenza, si è esagerato parecchio…
Il governo parafascista che aveva promesso di tagliare le accise sui carburanti, fatti due conti sui conti dello Stato, ha pensato bene di lasciarle intatte. Anche perché ogni aumento, comunque originato e motivato, si traduce automaticamente in un incremento delle entrate.
Il meccanismo è noto, ma se ne parla molto poco. Sui carburanti –non solo in Italia, ma altrove in misura minore – vige una doppia tassazione.
Una, specifica, sono le “accise”. Ovvero “tasse di scopo” introdotte per affrontare eventi imprevisti e poi lasciate diventare “perpetue”, anche ad emergenza finita. Per chi non lo sapesse continuiamo a pagare l’accisa per la guerra d’Etiopia (1936, “quando c’era lui”, il dio innominato del Pantheon meloniano), quella per l’alluvione di Firenze (1966), per I terremoti del Belice, del Friuli e dell’Irpinia, le guerre in Libano e Bosnia, e tante altre ragioni più o meno lontane nel tempo.
Ognuna per uno o pochi centesimi, certo, ma – come diceva Totò – “è la somma che fa il totale”. Alto…
La seconda è l’Iva, che c’è su tutte le merci, ma per i carburanti si applica non solo al prezzo industriale del prodotto ma anche sulle accise. Per cui, di fatto, si paga una passa sulla tassa. Geniale, no?
Sta di fatto che alla fine la parte delle tasse rappresenta oltre il 50% del prezzo finale. Sicchè, è stato calcolato, solo con gli aumenti di questi giorni lo Stato finirà per incamerare oltre 2 miliardi “straordinari”. Che poi la Meloni o chi per lei ci rivenderanno come “risorsa” reperita “per far fronte alle esigenze dei più deboli”.
Ma naturalmente non c’è solo lo Stato a taglieggiare. Le multinazionali dell’energia fanno anche loro la propria parte nell’aumentare “a soggetto”, e anche gli esercenti alla pompa ci mettono la loro quota…
Ci sarà pure una ragione per cui il prezzo del prodotto finito – uguale per tutti gli operatori, visto che il prezzo del petrolio è uno soltanto (a seconda delle qualità ai fini della raffinazione) e che le raffinerie riforniscono tutti i diversi marchi facendo pagare ovviamente lo stesso prezzo – diventa poi al distributore una incognita differenziatissima, ma univocamente verso l’alto.
Il governo Meloni, sull’argomento, ha dato il peggio di sè.
Prima Adolfo Urso, ministro, si diverte con la barzelletta “Il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania“. In cui mente due volte: a) il prezzo europeo del prodotto industriale varia di un’inezia irrilevante nei vari paesi e b) le accise dipendono dal governo, non dallo spirito santo.
Non pago, lo stesso Urso ha poi vantato le virtù invisibili della “misura risultata pienamente efficace che ha consentito, in un sistema di mercato, di contrastare la speculazione, dando piena trasparenza e quindi consapevolezza e capacità di scelta al consumatore“. Il “risultato pienamente efficace” sarebbero insomma i sedici giorni consecutivi di aumenti dall’inizio di agosto…
Fioccano gli esposti e gli interventi della Guardia di Finanza, ma intanto tutto resta com’è e se ne riparlerà come sempre a babbo morto. Ossia a ferie finite, quando l’orgia dei prezzi arbitrari dovrà rientrare. Se non altro per il rischio di restare senza clienti.
E’ una considerazione che vale soprattutto per stabilimenti e locali (ristoranti, bar, pub, ecc), che mai come quest’anno sembrano posseduto dalla volontà di spremere all’inverosimile lo sfortunato che osa sedersi dalle loro parti.
Sarà anche questo certamente colpa del governo che, rinviando di un altro anno l’adeguamento alle normative di assegnazione delle concessioni stabilite dalla UE, ha di fatto segnalato ai “balneari” che dal prossimo anno le concessioni saranno più care e quindi li ha incentivati a “darsi da fare” per accumulare più grasso ora.
Ma è anche colpa della miopia macroecomica di questa piccolissima “imprenditoria”, che appare affascinata del “modello Briatore-Santanché” per cui la clientela “giusta” è solo quella che può pagare cifre folli per non vedersi al tavolo vicino un parvenu.
Dimenticando che i ricchi veri, in definitva, sono molto pochi. E dunque rischiano in questo modo di vedersi rarefare la massa dei turisti. Ovvero quelli che “fanno Pil” (come si vede ogni volta che si ragiona sulle tasse, regoarmente evase dai pochi che dovrebbero pagare molto, ma obbligatorie “alla fonte” per I percettori del solo stipendio).
In conclusione: qualcuno di questi rapaci farà pure qualche buon affare quest’anno, ma lo pagherà caro nei prossimi. Come già si vede dalla riduzione delle presenze nelle località dove si è esagerato di più e, soprattutto, dalla riduzione degli “italiani in vacanza”.
Stretti tra salari bloccati, inflazione core crescente e speculazione da strozzini. E un governo di contafrottole loro complici…
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Pasquale
Tutto questo ha un solo nome. Mafia. Con una aggiunta: Di stato.
E Sem
Stiamo vivendo un periodo con aumenti generalizzati dei prezzi mitigati dalla drastica diminuzione della qualità dei prodotti; accompagnati da una riduzione drammatica dei servizi (servizi sino ad ora “sbandierati” come salario indiretto) a giustificazione di una tassazione sbilanciata a favore dell’ insaziabile criminalità neoliberista burattinaia che manovra le fila delle solite marionette ridipinte per ora con l’ originale colore non colore di un secolo fa. Il giochetto di mettere alla gogna alcune categorie, sputtanate da sempre, funziona. Il popolino starnazza sul divano di casa e quando esce dimentica di avere le terga scoperte. Ci stanno rapinando dell’ indispensabile non solo economico. Siamo solo all’ inizio. Se non reagiamo ora fra qualche anno considereremo questi giorni periodo felice e rimpiangeremo quello che ora ci sta capitando.
Maurizio
Prima o poi molotov come se piovesse..
Giovanni Scavazza
Maurizio: Ma dove, in italia?… 😅😂🤣
Giovanni Scavazza
Nun vedo elementi da molotov. Chi c’ha il coraggio delle proprie azioni, anzitutto ce mette la faccia (e la firma), e nun se nasconde dietro a “Maurizio, E Sem, o Pasquale, o fraccazzo da Velletri”.