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Il presidente e il sindacato

Giuste e doverose le iniziative spontanee di sciopero e gli scioperi dei sindacati di base.

Facciano di più e meglio e si muovano anche le confederazioni CGIL CISL UIL. Sostituiscano alle troppe parole, poche parole precise e tante azioni che diano senso al ruolo e alla necessaria reazione.

Le parole giuste alternate ai giusti silenzi le ha spese il Presidente della Repubblica, aggiungerne altre non serve. Le ha dette recandosi tempestivamente sul luogo mortale e ha rappresentato il dramma di un Paese, della Repubblica, facendo assurgere la strage di operai a dramma generale nazionale.

Il Presidente Mattarella ha capito prima e meglio di tanti altri, anche del sindacato, che è una strage di Stato, avvenuta in una impresa controllata dallo Stato, con i morti operai di una impresa in appalto.

C’è qui rappresentata tutta la fragilità e inadeguatezza del sistema Paese. Il Presidente, in quanto Capo dello Stato ha assunto su di sé, con quel gesto, la sua presenza, in quelle precise parole, il dramma e le responsabilità, le piaghe di tutto ciò che non funzionando ha portato all’epilogo peggiore, in immaginabile.

E a fronte di tale alto gesto, il moltiplicarsi di altre parole non serve. Servirebbe che chi rappresenta direttamente i lavoratori, il sindacato, nei suoi massimi vertici, agisse, ora, a rappresentare quel sentimento angosciante di ingiustizia, con una mobilitazione generale, simbolica e necessaria.

Serve ai lavoratori per sentirsi parte del rivendicato cambiamento chiesto e mai attuato, e quale momento di solidale presa di coscienza. Serve alla società, al Paese intero, per dire e ricordare che il lavoro è vita.

* operaio Electrolux e RSU

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