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Con la diffusione dell’angosciante video ove Kevin Laganà, la più giovane delle vittime della strage operaia di Brandizzo, sorride serenamente poco prima di essere travolto dal treno, si sta accreditando la colpa dei lavoratori. O magari solo quella del capetto che nello stesso video si sente dire: “se dico treno, vai lì”..

Scaricare le responsabilità sul cosiddetto “errore umano” è l’ultima infamia di un sistema infame.

Ho chiesto come funzionavano una volta i lavori sui binari a Riccardo Antonini, tecnico delle Ferrovie dello Stato, licenziato dall’azienda perché si era schierato coi familiari delle vittime della strage di Viareggio.

Mi ha risposto che una volta c’era una sicurezza meticolosa. I lavori avvenivano con protocolli rigorosi e rispettati. C’erano le vedette a chilometri di distanza ed in ogni punto cieco, che avvisavano la squadra al lavoro con radiotrasmittenti (non c’erano i telefonini) dell’eventuale sopraggiungere di un convoglio.

C’era molto più personale ad eseguire i lavori, con orari più ridotti per evitare la disattenzione da fatica, e gran parte dei lavoratori dipendevano direttamente dalle Ferrovie o da grandi aziende sottoposte a severi controlli. E poi i lavori difficili toccavano a operai esperti, e ben pagati, quelli più giovani facevano il necessario addestramento.

Non si buttavano in prima linea operai precari, collocati al più basso livello dell’inquadramento, come era invece Kevin.

L’organizzazione del lavoro è stata semplificata, il personale ridotto, precarizzato e dato in appalto, ma allora perché non si è investito di più sulla sicurezza elettronica? Costava tanto un sistema automatico di blocco del treno se ci sono persone sui binari? Perché la vita di cinque operai nel 2023 è stata affidata alla telefonate tra due dipendenti delle Ferrovie?

Il sistema di sicurezza sul lavoro nasce proprio per tutelare la salute e la vita dai rischi di errore umano. Ed è compito dell’imprenditore garantire che il lavoratore operi in sicurezza.

Lo dice chiaramente l’articolo 2087 del Codice Civile: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Il Testo Unico sulla sicurezza del lavoro, legge 81 del 2008, aggiunge a questi obblighi generali altre disposizioni, tra cui il dovere della informazione e della formazione sui rischi di lavoro.

Che formazione si fa a chi viene assunto con contratto precario e con il ricatto della conferma? Che, come tutti sanno, vuol dire “taci e obbidisci o perdi il lavoro“.

Infine se la pratica reale dei lavori sulle ferrovie è quella di cominciare i lavori sui binari anche se si attende un treno, per fare prima e aumentare la produttività, tutto questo avviene all’insaputa dei vertici aziendali?

Certo“, risponderebbero tanti politici, “è all’insaputa“.

Ma non è vero e se anche fosse così sarebbe comunque violata la legge perché, come abbiamo visto, l’imprenditore È SEMPRE RESPONSABILE dell’integrità fisica del lavoratore. L’ignoranza, anche quella imprenditoriale, non è mai una scusante.

Qualche politico ha detto in questi giorni che le ferrovie italiane sono “tra le più sicure al mondo“.

In realtà da quando vengono gestite come un’azienda privata, con lo sfruttamento degli appalti e dei subappalti, lo stress degli impianti e le misure di sicurezza sottoposte al mercato, le ferrovie italiane sono sempre più insicure. Almeno settanta operai e ferrovieri sono morti sul lavoro dall’inizio degli anni 2000, molti più che nei decenni passati.

E poi ci sono state le stragi di chi viaggiava, aspettava il treno, dormiva a casa sua. Le ultime a Andria in Puglia, a Pioltello in Lombardia e a Viareggio, la più grave e devastante di tutte. Oltre cinquanta persone sono morte negli ultimi ultimi venti anni per incidenti ferroviari.

Per la strage di Viareggio l’ultima sentenza ha confermato le condanne per i vertici delle Ferrovie dello Stato, a partire dall’amministratore delegato Mario Moretti, e di Rete Ferroviaria italiana.

Pensate un po’, un treno merci è deragliato e alla fine il capo assoluto delle ferrovie ha ricevuto più di cinque anni di reclusione. È ancora poco per i familiari delle trentuno vittime, ma il principio è passato.

I vertici delle imprese sono responsabili delle stragi che avvengono nelle loro imprese per mancata sicurezza.

Poi ci sono le colpe “di sistema“, quelle di chi alimenta la precarietà e lo sfruttamento del lavoro con leggi e favori, quelle di chi taglia i bilanci pubblici per la salute e la sicurezza, quelle di chi riduce gli ispettori e le ispezioni, quelle di chi annuncia in Parlamento che “non disturberà il fare”, che “non vesserà gli imprenditori”.

Il nostro sistema politico e imprenditoriale, che ha messo la salute e la vita delle persone sotto il tallone del profitto, è il primo colpevole. Poi però ci sono anche i colpevoli diretti; e nella strage di Brandizzo per me lo sono i vertici della Sigifer di Vercelli che aveva l’appalto dei lavori e RFI che appaltava.

Viviamo in un sistema che ritiene i poveri colpevoli della loro povertà, i disoccupati della loro disoccupazione, le vittime di ciò che subiscono.

Così anche gli operai finiscono per essere colpevoli della loro morte; chissà, potrebbero essere licenziati per questo.

Ribelliamoci contro questo schifo, intanto firmando per la legge sugli omicidi sul lavoro e poi continuando a sostenere una semplice verità di giustizia : la colpa della strage di lavoro è delle imprese, di chi le dirige e di chi ci guadagna.

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1 Commento


  • Andrea

    «È il neo-liberismo bellezza, il neo-liberismo, e tu non ci puoi far niente, niente!»

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