Nel 2020 furono uccisi tre operai.
Ora alla Sabino Esplodenti di Chieti un’altra strage, la stessa che continua, con altri tre morti.
Cosa è stato fatto dal padrone e da tutte le autorità pubbliche in questi tre anni perché la strage non si ripetesse? Nulla a parte chiacchiere.
Eppure dopo la prima strage fu presentato in Procura della Repubblica, da Maurizio Acerbo e altri, un esposto dettagliato che denunciava tutti i rischi, che si sono puntualmente verificati.
Chi ha colpevolmente autorizzato il proseguimento di un’attività incompatibile con la vita delle persone e con l’ambiente?
Quella fabbrica, dove si maneggiano esplosivi militari per disinnescarli, andava chiusa e il lavoro affidato all’esercito e non al profitto.
Ora sento il sindaco di Chieti dire che quella era la sola occasione di lavoro. Vergogna, un lavoro tossico non è una occasione di lavoro, ma di morte. Una società che offre solo quel tipo di lavoro è una società omicida.
Bisogna chiudere le fabbriche tossiche, dove tutti sanno che si va a morire. E a quei lavoratori ci deve pensare lo Stato.
Questo farebbe un paese civile, non quello schifoso in cui viviamo, dove per mangiare si salta per aria sulle bombe. Come i ‘recuperanti’ di cento anni fa.
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