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Tagli, carenze di personale, assistenza differenziata. La sanità è ancora “in croce”

Lo “stato di salute” e del finanziamento della sanità in Italia è un dossier doloroso che non può essere ulteriormente ignorato. Un rapporto di 436 pagine la Corte dei Conti ha fatto le pulci alla spesa per la sanità ed a come agiscono le Regioni in materia.

“La spesa sanitaria è oggi, dopo la difficile fase pandemica, alla ricerca di nuovi equilibri. La contabilità nazionale ha di recente dato conto di un sistema che conferma, anche nel 2022, una spesa in riduzione in termini di prodotto e che assume, nelle previsioni del Governo nel DEF 2023, un profilo in continua flessione anche nel prossimo triennio” scrive la Corte dei Conti.

Ed ancora: “Nonostante la proroga di alcune misure adottate durante l’emergenza e la possibilità di stabilizzare gli operatori sanitari, nel 2022 si sono rese sempre più evidenti le carenze di organico, specie in alcune strutture. In particolare, sono venute ad aggravarsi criticità nel funzionamento dei servizi di emergenza e urgenza, sia in riferimento all’utilizzo dei c.d. medici a gettone, sia, più in generale, in relazione alla disponibilità di risorse professionali necessarie a garantire il funzionamento di una componente cruciale del sistema di assistenza”.

Dunque, come abbiamo scritto molte volte in questi anni: “Il virus non vi ha insegnato nulla”. Dopo l’esperienza della pandemia e le contraddizioni spaventose che ha rivelato sul sistema sanitario, ancora ci troviamo a fare i conti con i tagli ai fondi e la carenza di personale sanitario.

Nel rapporto ci sono molte tabelle con i dati finanziari, e viene sottolineato il confronto fra la spesa pro capite di ogni Regione e i risultati ottenuti sulla sanità nelle tre aree indagate. Si va dai “Livelli essenziali di assistenza” (Lea), che traducono in un punteggio sintetico (da 0 a 100, con sufficienza a 60);  la qualità dei servizi raggiunta da ospedali, assistenza distrettuale (cioè la mitica sanità territoriale, dai medici di base alle cure domiciliari) e attività di prevenzione. I risultati sono interessanti.

Tra l’altro il finanziamento del servizio sanitario annuncia di occupare un posto centrale nella discussione e lo scontro intorno alla manovra finanziaria prospettata dalla Nadef che il Governo ha approvato mercoledì scorso. E qui vengono i dolori.

Infatti le tabelle “a legislazione vigente” prevedono per il 2024 un taglio di 3,3 miliardi nei fondi per la sanità, che passerebbero dai 136 miliardi di quest’anno a 132,7 (senza tenere conto dell’inflazione). E la legge di bilancio non sembra voler fare molto per modificare questo approccio che riporta ai tempi dell’austerity nonostante le contraddizioni emerse durante e dopo la pandemia.

Ma il rapporto della Corte dei Conti sottolinea un pezzo importante del problema della sanità pubblica al di là della riduzione dei fondi stanziati e/o tagliati dal governo.

Secondo i Livelli Essenziali di Assistenza relativi al 2021, appena calcolati dal ministero della Sanità, ben sette Regioni e Province autonome su 21 hanno servizi insufficienti in uno o più settori. Il quadro più pesante arriva dalla Valle d’Aosta e dalla Calabria, dove tutti e tre gli ambiti indagati si fermano largamente sotto la sufficienza. In Sardegna solo la prevenzione si colloca un filino sopra i 60 punti della sufficienza. Non solo. La prevenzione soffre anche a Bolzano, mentre in Molise gli ospedali sono in difficoltà e in Campania arranca pesantemente la medicina territoriale.

Negli ospedali la spesa più alta si incontra in Molise, ma nonostante i suoi 1.436 euro per cittadino, ha anche il punteggio Lea peggiore (48,55), mentre la Provincia di Trento ottiene i risultati più brillanti (96,52 punti) con 1.191 euro, seguita da Emilia-Romagna e Toscana, sul podio della qualità rispettivamente con 1.067 e 1.051 euro pro capite.

L’Emilia-Romagna primeggia spendendo 1.292 euro ad abitante cioè meno dei 1.307 della Sardegna, che invece occupa il penultimo posto. Umbria e Provincia di Trento dispiegano le strategie più efficaci in termini di prevenzione, ma la prima lo fa con 92 euro pro capite contro i 125 euro della seconda, che sono comunque meno dei 140 euro spesi dalla Puglia per ottenere prestazioni minori. La classifica viene chiusa ancora una volta dalla Valle d’Aosta (statisticamente penalizzata anche dalle sue dimensioni ridotte).

Qualcosa potrebbe cambiare per lo slittamento degli oltre due miliardi collegati al rinnovo del contratto dei medici, che dovrà però superare l’esame proprio della Corte dei conti e della Ragioneria dello Stato prima di entrare in vigore, ma l’effetto contabile non cambia la sostanza: la sanità è al collasso e non si intravede affatto un cambio di passo.

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