USB ha già fatto sapere che voterà NO: è urgente una legge che fissi il minimo orario ad almeno 10 euro.
Stanno circolando da fine agosto i documenti dell’entourage del nuovo presidente del Cnel Brunetta che esprimono una forte contrarietà all’introduzione di una legge sul salario minimo.
Gli argomenti utilizzati sono in parte quelli di sempre, come il fatto che in Italia godremmo di un’ampia copertura da parte della contrattazione collettiva, per cui i lavoratori sarebbero in gran parte garantiti dall’azione sindacale e non avrebbero di conseguenza bisogno di una legge.
Una tesi sconfessata da una lunga lista di contratti con minimi salariali da fame firmati da Cgil, Cisl e Uil e contraddetta dalla recente sentenza della Corte di Cassazione che ribadisce come l’art. 36 della Costituzione debba risultare vincolante per qualsiasi rapporto di lavoro e, di conseguenza, qualsiasi contratto collettivo.
A questi argomenti ampiamente superati, la presidenza del Cnel aggiunge l’utilizzo dei dati estrapolati dal recente rapporto dell’INPS che riducono il mondo del lavoro povero (meglio sottopagato) a soli 20mila lavoratori, elaborati con sistemi assai discutibili con l’intento di dimostrare che un rialzo dei minimi salariali avrebbe un impatto molto limitato sul mondo del lavoro.
Peccato che poi, subito dopo, lo stesso documento lanci l’allarme sul possibile impatto che introdurre un rialzo sui minimi potrebbe avere per i conti della P.A., considerando i tanti lavoratori in appalto nelle aziende che hanno contratti con le amministrazioni pubbliche e che godrebbero dei rialzi per legge.
USB ha già fatto pervenire il suo parere nettamente contrario alla relazione, preannunciando il suo voto negativo quando la stessa verrà messa in votazione nell’assemblea plenaria del Cnel.
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