Mesi fa un appello che aveva come primo firmatario Angelo Baracca, il compagno grande scienziato e militante per l’ambiente e la pace che purtroppo ci ha lasciati, aveva già lanciato la proposta di una manifestazione in questo giorno. Nella data che ricorda l’immane massacro della prima guerra mondiale e che il militarismo reazionario e fascistoide vorrebbe contrapporre al 25 Aprile della Liberazione.
Oggi infatti il solito schieramento guerrafondaio bipartisan vorrebbe fare del 4 novembre la festa della nazione, quella nazione che è tornata fare guerre ingiuste in tutto il mondo.
Volevamo scendere in piazza contro l’invio delle armi in Ucraina, contro l’installazione di bombe atomiche in Italia, contro l’aumento delle spese militari a danno di quelle sociali, contro la NATO che tutto questo impone, poi la Palestina ci ha chiamato.
Il genocidio in corso a Gaza, l’infame sostegno ad esso dello stesso schieramento che fa la guerra in Ucraina, gli USA la NATO la UE il governo italiano sporchi di sangue, la stampa italiana che sguazza sulla strage di bambini, il razzismo occidentalista che giustifica ogni nefandezza di Israele, tutto questo ha fatto della manifestazione del 4 novembre il seguito naturale di quella meravigliosa del 28 ottobre.
Sabato scorso una marea di popolo e di giovani ha rotto la cappa della passività e il nostro paese si è unito alle mobilitazioni in corso in tutto il mondo. Ora si va avanti.
Tutti i palazzi della politica e del sindacato complice erano assenti il 28 ottobre e lo saranno anche sabato prossimo; il sistema mediatico ha minimizzato, censurato, denigrato la manifestazione e lo farà ancora; ma di tutto questo ce ne faremo una ragione. Siamo parte di uno schieramento di forze sindacali, politiche, associazioni, movimenti, persone che hanno deciso di non mollare di un millimetro.
Il 4 novembre saremo in piazza contro la guerra, l’economia di guerra e l’Italia in guerra e prima di tutto per la Palestina, dove tutti gli orrori dell’Occidente e le complicità italiane raggiungono la vetta.
Poi dovremo organizzare una mobilitazione e continua, azioni di lotta e disobbedienza civile. Perché è troppo grave quello che sta avvenendo, perché sotto le macerie di Gaza c’è anche ciò che resta della nostra democrazia.
La bandiera della Palestina oggi non è solo quella della liberazione di un popolo oppresso e massacrato, ma è simbolo della liberazione di tutti i popoli del mondo.
Quella bandiera è anche per la nostra liberazione e la porteremo in piazza con tutta la nostra passione.
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Giuseppe Missori
forza Compagni e continuins le combat a fianco di chi lotta contro i padroni