Il 3 e il 4 novembre si è tenuto a Samarcanda (Uzbekistan) il Verona Eurasian Economic Forum che ormai da due anni non si svolge più nella città scaligera. Da dopo il precipitare degli eventi in Ucraina – con il conseguente deterioramento dei rapporti tra UE e Federazione Russa – sono sorte difficoltà ad accogliere in Italia politici e imprenditori russi, pertanto l’evento è divenuto itinerante. L’anno scorso si tenne a Baku, in Azerbaijan.
Il Forum si propone di favorire i processi di conoscenza, integrazione e cooperazione tra il continente europeo e quello asiatico, con particolare riguardo ai rapporti tra Italia e Russia. Ciò è ovviamente particolarmente difficile nell’attuale fase, ma diventa ancora più importante nella prospettiva di non “distruggere i ponti” in vista di una futura distensione.
Il programma dei lavori è stato scombussolato dalla imprevista visita in Uzbekistan di Macron che ha utilizzato lo stesso compound di alberghi e centri congressi. La presenza del Presidente francese si inserisce in un tour finalizzato alla disperata ricerca di uranio.
Nel contesto del più recente processo di emancipazione delle ex-colonie francesi in Africa, Parigi ha visto venir meno la possibilità di approvvigionarvisi di Uranio a prezzi simbolici. Per questo, oltre all’Uzbekistan Macron ha visitato anche il Kazakistan, che fornisce circa un quarto di tutto l’uranio estratto nel mondo.
La visita di Macron tuttavia non è stata solo finalizzata all’approvvigionamento energetico, in questi due paesi ha cercato d’incidere sul sistema di alleanze che si potrebbe determinare nel caso di un nuovo conflitto tra Armenia e Azerbaijan. Si tenga presente che la Francia è il paese che in questo momento sta fornendo il supporto maggiore all’Armenia, tanto sul piano militare quanto su quello politico.
Il Forum si è comunque svolto, gli oratori sono stati di alto profilo, i temi affrontati hanno spaziato su: finanza, relazioni internazionali, industria, corridoi commerciali (Samarcanda si trova sul tracciato storico della Via della seta), cooperazione, materie prime, agricoltura, ambiente, nuove tecnologie, beni comuni e tanto altro. Tutti temi di straordinaria importanza e interesse.
Ad ogni modo, il Forum ha avuto una particolare attenzione a quello che è il tema economico più impellente per l’Italia: l’approvvigionamento energetico. Il nostro paese ha un fisiologico bisogno d’importare gas e petrolio e il sistema di sanzioni internazionali contro la Federazione russa ci penalizza più che ad altri.
Ciò si concretizza in aumenti di spesa per famiglie ed imprese, maggiori costi delle utenze (gas ed elettricità), aumenti dei costi di trasporto e tutto ciò si trasmette in un generale aumento dei prezzi.
Questa situazione già insostenibile, si è ulteriormente aggravata con il precipitare degli eventi in Palestina, dove ovviamente la questione centrale è il dramma umanitario, ma in cui non possono nemmeno essere trascurate le ricadute economiche.
Qualora il conflitto si dovesse allargare i prezzi dei carburanti salirebbero a livelli inediti, alimentando esponenzialmente la spirale di cui sopra.
La similitudine più drammatica tra quanto sta succedendo in Ucraina e in Palestina è che in entrambi i casi l’Italia si è schierata dalla parte degli oppressori e lo ha fatto contro il proprio interesse nazionale. Cioè, l’Italia ha assunto posizioni sbagliate sia sotto il profilo etico/politico, che sotto quello economico.
Non si può sintetizzare in poche righe quanto emerso dal Forum, ma nella specifica prospettiva appena esposta va sottolineato il fatto che il sentimento dei russi nei confronti degli italiani non è mai stato di ostilità, al più di compassione: ci vedono proni, arrenderci a scelte che non condividiamo e che ci arrecano danno. Scelte su cui la Russia non interferisce e che accetta nella misura del rispetto reciproco.
Al contempo la Russia – ed è questo l’elemento più importante che emerge dal Forum- non intende troncare le relazioni con l’Italia, nonostante tutto manifesta la disponibilità a ricostruire i rapporti. In quest’ottica la funzione del Forum è egregiamente svolta: tenere in piedi dei ponti, di modo che quando si vorrà tornare ad attraversarli, siano ancora percorribili.
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