A cominciare dalle 6 di mattina di questo venerdì 10 novembre al varco San Benigno (via Albertazzi, angolo via Balleydier) è stata lanciata dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) una giornata a sostegno della resistenza palestinese.
A sostenere questo tipo di iniziativa è stata subito l’Unione Sindacale di Base Liguria, rispondendo all’appello dei sindacati palestinesi – lanciato a metà ottobre – e il Coordinamento Nazionale Porti dell’USB.
Scrive nel suo comunicato la struttura del sindacato presente nei maggiori scali italiani, oltre a quello genovese: «C’è una lunga tradizione che vede i lavoratori e le lavoratrici dei porti italiani battersi contro tutte le guerre, tutti i fascismi, tutti i razzismi e tutte le occupazioni e oppressioni. In questi ultimi anni abbiamo già preso parte ad azioni concrete contro il traffico di armi verso qualunque conflitto».
Il riferimento è alla lotta condotta dai camalli genovesi – dal maggio del 2019 – contro le navi della compagnia di navigazione saudita Bahri, che trasportavano armi destinate al teatro di guerra yemenita per la coalizione guidata da Ryad dal 2015 contro i “ribelli” Huthi.
Un conflitto che, grazie al ripristino dei rapporti diplomatici tra l’Iran e l’Arabia Saudita, promosso dalla Cina, sembra ormai avviato verso il congelamento delle ostilità e l’avvio di un processo di pace.
Va detto, ad onor di cronaca, che proprio le forze armate yemenite stanno conducendo, da Sanaa, «operazioni militari contro l’entità “israeliana” in appoggio ed in difesa della popolazione palestinese», come riporta il loro ultimo comunicato che riferisce dell’abbattimento di un drone statunitense all’interno delle acque territoriali yemenite, che operava in appoggio ad Israele.
Una battaglia, quella dei portuali, che durante la precedente operazione israeliana a Gaza, nel 2021, aveva riguardato proprio le navi che trasportavano materiale bellico israeliano e che aveva coinvolto, su stimolo dei camalli genovesi, gli scali di Livorno, Napoli e poi Ravenna, scatenando un incidente diplomatico con l’allora governo Draghi .
Histadrut – cioè il sindacato sionista – aveva deciso, in risposta al sacrosanto boicottaggio dei lavoratori portuali, di impedire nel porto di Haifa il trattamento di tutte le navi che portano merci italiane in Israele. Dovettero intervenire il Ministero dei Trasporti, l’ambasciata italiana in Israele e l’Ambasciata israeliana in Italia per cercare di sbloccare e risolvere la crisi.
E non si può non menzionare lo sciopero di USB Porti, con la manifestazione nazionale di sabato 25 febbraio scorso con lo slogan “Giù le armi, su i salari”, uno dei picchi del movimento contro la guerra in Italia e che ha lasciato tracce profonde nel capoluogo ligure.
L’annuncio questa coraggiosa azione dei camalli per questo venerdì era stata data da José Nivoi dal Camion della manifestazione nazionale del 4 novembre a Roma, in piazza San Giovanni. L’obiettivo è la rappresentanza commerciale della ZIM.
Non usa mezzi termini Nivoi, membro del CALP e dirigente della USB Porti – esortando le persone a partecipare al presidio contro la ZIM: «Sono loro che devono essere circondati, non il popolo palestinese che sta andando avanti con la Resistenza».
L’annuncio dell’azione fatta dal CALP ha trovato l’attenzione di alcuni quotidiani nazionali – tra cui Il Fatto Quotidiano e il manifesto – contribuendo ad amplificare la visibilità di una solidarietà con il popolo palestinese che ormai da un mese si esprime costantemente, nonostante la congiura del silenzio dei media mainstream.
L’appello lanciato il 16 ottobre scorso dai sindacati palestinesi è stato raccolto da lavoratori di diversi scali – oltre a Genova, Barcellona, Oakland, Tacoma, Sidney – supportati dagli attivisti, così come in Belgio ed in Francia.
La catena logistica delle “strade delle armi” incomincia ad essere concretamente impattata dall’azione globale dei lavoratori e dei solidali.
E proprio un comunicato congiunto di differenti sindacati greci, turchi e italiani – firmato in Italia dalla USB Trasporti – in cui si ribadisce: «la propria decisione comune di fermare e impedire qualsiasi carico e scarico di armi, materiale bellico o qualsiasi mezzo che possa continuare ad alimentare il massacro del popolo palestinese».
L’iniziativa di Genova è un primo salto di qualità verso quella «campagna di boicottaggio attivo nei confronti di Israele ed una iniziativa di opposizione e di disobbedienza civile di massa nei confronti della complicità del nostro governo nella guerra di sterminio contro i palestinesi» lanciata a conclusione della manifestazione del 4 novembre a Roma dal Comitato Angelo Baracca, cogliendo un’esigenza condivisa.
Quella dei camalli è un’azione che si unisce a quella degli studenti universitari, che in questi giorni stanno vita ad occupazioni di vari Atenei ed a vigorose iniziative di contestazione contro la complicità delle università con l’apparato militare-industriale.
Portuali e studenti universitari incanalano in precise azioni di lotta il moto di rabbia ed indignazione costantemente manifestato dalle piazze italiane contro il massacro dei palestinesi.
E proprio Cambiare Rotta ed O.S.A. il 17 novembre – storica giornata di mobilitazione studentesca – manifesteranno con le parole d’ordine “Soldi all’istruzione, non alla guerra”.
É chiaro che un confronto trasversale tra tutti coloro che stanno animando le piazze a sostegno della Resistenza palestinese è urgente ed inderogabile per pianificare un’agenda politica conseguente.
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