Non ci voleva la sfera di cristallo, per azzardare una previsione. Ma abbiamo preferito non anticiparla, perché ogni accenno di conflitto può avere conseguenze non previste dai protagonisti.
La scelta di Cgil e Uil di obbedire alla precettazione di Salvini è però più di una sconfitta “tattica”.
La marcia indietro sui trasporti – accettando la limitazione a sole 4 ore, dalle 9 alle 13, dopo aver già rinunciato a quello del trasporto aereo – avviene infatti sull’unico punto politico rilevante sollevato proprio dal governo.
Di fatto, come avevamo peraltro scritto, era quello il settore che ormai funziona come cartina tornasole dell’esistenza o meno di una mobilitazione generale. Se si fermano i mezzi pubblici, c’è uno sciopero; altrimenti è una parola, che diventa concreta soltanto per i diretti interessati, all’interno dei luoghi di lavoro.
Il governo, su questo punto, aveva già segnato il primo mezzo successo giocando il braccio di ferro con Cgil e Uil soltanto su questo.
La “resa” dei due sindacati ha completato l’opera, malamente coperta con la volontà di “non danneggiare i lavoratori” che avrebbero potuto essere pesantemente multati violando la precettazione.
Il problema delle sanzioni è serio, certamente, ma un sindacato altrettanto serio avrebbe potuto e dovuto condurre questa battaglia preparando le proprie “truppe” ad uno scontro che non si prefigurava come “la solita mobilitazione”. Solo per fare un esempio, la creazione di “casse di resistenza” ridurrebbe il potere ricattatorio delle sanzioni economiche…
Questo è un governo fascista per impreparazione e prepotenza, e siamo per di più in tempi di guerra. Tutte le relazioni sociali sono sottoposte ad una torsione che sposta il terreno dai “diritti e regole” ai puri rapporti di forza.
Detto in altre parole: non hai davanti il governo Letta o Draghi (e neanche Berlusconi), con cui puoi condurre in pubblico le tue finte battaglie e poi trovare “in sede di confronto” i compromessi più svaccati da rivendere come “vittorie”.
Questo governo vive solo se può rivendicare la capacità di schiacciare “i nemici”, altrimenti va in crisi d’ossigeno. E un “nemico” storicamente arrendevole come Cgil e Uil (la Cisl si era già sfilata da tempo) è il meglio che quel personale politico possa sperare.
E’ una sconfitta che rischia di segnare il conflitto sociale dei prossimi anni, perché il combinato disposto tra cosiddetta “Commissione di garanzia” e governo può essere a questo punto reso “strutturale”, diventando “la regola” per i prossimi scioperi (settoriali o generali fa ormai poca differenza).
Diventa insomma una sconfitta che pesa su tutto il movimento dei lavoratori, già duramente disarticolato da oltre 30 anni di “consociativismo”.
Se c’erano molti buoni motivi per abbandonare quelle organizzazioni e rivolgersi altrove, ora sono moltiplicate per dieci.
Sappiamo bene che questa “disaffezione” solo in piccola parte, fin qui, si è riversata sui sindacati conflittuali, trasformandosi invece nel depresso borbottio del “sono tutti uguali”.
Ma sappiamo anche che i lavoratori, come esseri umani pensanti, non sono comprimibili all’infinito. E che le alternative a Cgil e Uil esistono.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
E Sem
Si può essere sconfitti anche dopo aver accettato una resa incondizionata? Lavoriamo per dare forza a sindacati non compromessi che hanno solo l’ obbiettivo di difendere lavoratori, pensionati e proletari.