Una società di sonnambuli ovvero ciechi dinanzi ai presagi. “Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese, o sono comunque sottovalutati. Benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema, l’insipienza di fronte ai cupi presagi si traduce in una colpevole irresolutezza”.
Viene presentato così il 57esimo Rapporto del Censis reso pubblico ieri. “La società italiana sembra affetta da sonnambulismo, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe” è la sintesi dei curatori del Rapporto.
“La pandemia, la crisi energetica e ambientale, le guerre ai bordi dell’Europa, l’inflazione, i flussi migratori, l’affermarsi di modelli di sviluppo diversi da quello occidentale, l’aggravarsi dei rischi demografici e dei nuovi bisogni di tutela sociale hanno però messo definitivamente a nudo i bisogni di medio periodo del nostro Paese”, è scritto nelle considerazioni generali che presentano lo studio annuale sulla società italiana.
Dal rapporto del Censis sul 2023 emerge dunque uno scenario inquietante nelle previsioni per l’Italia nel 2040. Queste, sottolineano “l’Inverno demografico” indicando una netta diminuzione delle coppie con figli che rappresenteranno solo il 25,8% del totale delle famiglie.
Il rapporto indica anche un aumento significativo delle famiglie composte da una sola persona, che raggiungeranno i 9,7 milioni, rappresentando il 37% del totale. In particolare, quelle formate da anziani costituiranno quasi il 60%, (5,6 milioni).
Attualmente, secondo le stime del Censis, gli anziani rappresentano il 24,1% della popolazione totale, con una previsione di aumento di 4,6 milioni entro il 2050. Questa crescita porterà gli anziani a costituire il 34,5% della popolazione complessiva, con un notevole incremento di anziani che saranno però senza figli e in solitudine, materiale e affettiva.
Cambiamento climatico, crisi economica e guerre
Le preoccupazioni degli italiani, emerse dal rapporto Censis, sono incentrate sull’instabilità climatica, con l’84% che teme un cambiamento climatico fuori controllo, mentre ben il 73,4% esprime preoccupazione per una possibile crisi economica e sociale, con diffusa povertà e violenza. Il 53% teme che il debito pubblico possa andare fuori controllo e portare al collasso finanziario dello Stato.
Inoltre, quasi sei italiani su dieci temono una guerra mondiale in cui l’Italia potrebbe essere coinvolta, mentre il 59,2% crede che il paese non sia in grado di proteggersi da eventuali attacchi terroristici di stampo jihadista.
La sfida migratoria è un altro punto critico, con il 73% che dubita che l’Italia sarà in grado di gestire l’arrivo di milioni di persone fuggite da guerre o impatti climatici.
Nel rapporto Censis si prospetta poi un declino significativo delle persone in età lavorativa in Italia entro il 2050, con una stima di quasi 8 milioni di unità in meno. Una carenza di lavoratrici e lavoratori che avrà inevitabilmente un impatto sul sistema produttivo e sulla capacità del paese di generare risorse, soprattutto per la tenuta del sistema di welfare con la spesa sanitaria pubblica stimata a 177 miliardi di euro nel 2050, rispetto ai 131 miliardi attuali.
Nonostante tutto c’è consenso alle istanze progressive
Eppure, nonostante un contesto sociale decisamente regressivo – sia nella percezione del presente che del futuro – nella società italiana emerge un consenso significativo a istanze progressiste. Il 74% degli italiani si dichiara, ad esempio, favorevole all’eutanasia, il 70% approva l’adozione di bambini da parte dei single, e il 54% sostiene l’adozione da parte di coppie omogenitoriali.
Non solo. Il 72% è favorevole all’introduzione dello ius soli, mentre il 76% approva lo ius culturae, che concede la cittadinanza agli stranieri nati o arrivati in Italia prima dei 12 anni, avendo seguito un percorso formativo nel paese.
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Andrea Vannini
di “istanze progressiste” ne servirebbero ben altre.