Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui,
mediato dalle immagini. È l’altra faccia del denaro. È l’ideologia per eccellenza.
Guy Debord
Il pasticciaccio di Natale, prodotto da Chiara Ferragni e dall’industria dolciaria “Balocco”, spacciato come donazione a favore dell’ospedale “Regina Margherita” di Torino e quindi sanzionato con una maxi-multa milionaria per pratica commerciale scorretta dall’Antitrust, è solo l’ultima delle molteplici prestazioni che hanno contraddistinto il ‘modus operandi’ della nota ‘influencer’ e di suo marito.
L’impagabile coppia Ferragni-Fedez merita peraltro di essere rammentata per la predilezione mostrata verso le operazioni di carità pelosa, come quella promossa con la raccolta di 4 milioni e mezzo di euro e finalizzata a costruire un reparto aggiuntivo di terapia intensiva presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
Sennonché questa cifra, che può sembrare enorme, sopperiva solo in minima parte a quanto serve per far funzionare un reparto di terapia intensiva.
In realtà, sarebbero serviti non benefattori interessati esclusivamente ad ottenere maggiore visibilità, ma risorse molto più consistenti da destinare al sistema sanitario pubblico e quindi un regime di tassazione più rigoroso fondato, come oggi da più parti si richiede, su una patrimoniale consistente.
Per quanto riguarda la Ferragni, vi è da rilevare che i suoi successi si devono senz’altro alle sue eccellenti capacità imprenditoriali, che nascono da un determinato ambiente socio-economico e servono a riprodurlo ed espanderlo.
Cosa, questa, riconosciuta e legittimata dalle stesse autorità pubbliche, le quali nella persona del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a suo tempo premiarono la coppia Ferragni-Fedez con l’“Ambrogino d’oro”, e nella persona dell’allora Presidente del Consiglio, Mario Draghi, invitarono la premiata coppia a promuovere l’uso della mascherina anticontagio.
Comprendere i meccanismi che presiedono a quella che è una totalitaria mercificazione del mondo non è facile; ancor meno facile è contrastarli quando sono diventati ormai senso comune di massa.
Basti pensare che la coppia Ferragni-Fedez è riuscita a farsi sponsorizzare da tutta una serie di aziende ogni aspetto e momento del proprio matrimonio e della stessa vita domestica.
Tuttavia, bisogna conoscere lo specifico ‘modus operandi’ attraverso il quale un prodotto perfetto per la post-modernità ‘social’, quale è quello messo a punto dalla coppia in questione, viene creato, confezionato e venduto.
Orbene, tutte le operazioni di beneficenza poste in atto dalla coppia Ferragni-Fedez pretendono formalmente di regolarsi sulle esigenze dei consumatori (o ‘follower’, che dir si voglia) e di fornire loro ciò che questi desiderano o si aspettano.
In realtà, mentre si tende a sopprimere nei destinatari di tali operazioni ogni traccia di autonomia, la vera autonomia e l’effettiva sovranità, come peraltro la coppia in questione non si cura nemmeno di nascondere, è quella che viene esercitata da loro due e che, all’insegna del principio bulimico del “mangia-e-bevi-finché-vomiti”, batte ogni primato nel campo delle attività più autoreferenziali.
Del resto, è noto che questo genere di operazioni, piuttosto che adeguarsi alle reazioni dei clienti, le crea o le inventa. Diciamo allora che i loro autori allestiscono delle “macchine sostitutive” che producono nello stesso tempo il desiderio e la sua soddisfazione.
In tal modo, attingendo al pozzo di San Patrizio dei ‘valori’ e dei ‘disvalori’ in qualche misura socialmente riconosciuti (dalla carità alla zoofilia, dall’assistenza sanitaria per i bimbi all’inclusione sociale degli omosessuali ecc.), i loro artefici le fanno funzionare con consumata perizia come se i venditori fossero anch’essi dei clienti.
Osservando il loro comportamento verbale nel corso delle azioni che essi conducono, si riceve in effetti l’impressione di un falsetto quasi esibito, come quella che si prova quando gli adulti che vogliono affibbiare qualcosa a un bambino ricorrono a quell’odioso trucco che consiste nello stordire il bambino col linguaggio che essi vorrebbero che questi adoperasse, e a tal fine gli presentano il regalo più discutibile anticipando quell’espressione di affascinato rapimento che si propongono di evocare in lui.
Così, come avviene con l’industria pubblicitaria di cui la coppia catodica in questione con le sue iniziative auto-promozionali rappresenta un settore particolarmente dinamico e spregiudicato, le “macchine sostitutive” che tale coppia si adopera ad allestire sono modellate, per usare un termine tecnico della sociologia, sulla “regressione mimetica”, ovvero sulla manipolazione degli istinti mimetici repressi.
In altri termini, la coppia adopera il collaudato metodo di anticipare la propria imitazione da parte dello spettatore e, servendosi di determinati gesti e determinate parole, fa apparire come già esistente l’intesa che essa mira a creare. E ci riesce tanto meglio in quanto, in un contesto socio-culturale abbastanza ampio e sempre più stordito, può effettivamente contare su quell’intesa.
Con siffatti procedimenti la coppia Ferragni-Fedez scaglia le sue “macchine sostitutive” come direttissimi sugli spettatori o ‘follower’, identificati in ogni caso quali clienti ovvero acquirenti dei prodotti creati con tali macchine.
E il tono dell’imbonimento è quello di chi somministra il cibo ai piccoli che intende incantare e divorare: «Buona la minestrina, ti piace la minestrina? Ti farà tanto bene, tanto bene», sussurra con un ghigno accattivante la strega dai capelli color paglia e dagli occhi cilestrini.
Dal canto suo, il bruno eroe dal ciuffo ribaldo, il quale esibisce sul collo un reticolato di tatuaggi, innesca la regressione mimetica modulando le parole di questa triste canzone: «Siamo specchi che non riflettono. / Prigionieri del presente / in un paese senza futuro. / O reagiamo o ci ritroveremo / a cucire l’orlo del baratro» (il testo è tratto da “Generazione Boh” di Fedez).
Mentre la forbice tra l’ideologia e la realtà viene progressivamente ridotta sino alla completa equiparazione, la coppia in parola può adornarsi perfino di un’etichetta ‘radical’ e, rappresentando la società come se una pedagogia neoliberista dell’emancipazione bastasse a rimediare a tutto, non solo difende i processi degenerativi in corso da ogni attacco aggregando una sorta di fronte popolare delle persone giuste, aggiornate e ragionevoli, ma, nel momento stesso in cui invita un simile fronte a darsi da fare per rendere abitabile la casa comune, ignora necessariamente su che base questa viene demolita dai suoi padroni.
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Mauro
…Non è tutta farina del loro sacco…
Pasquale
Pedine del capitalismo fatto spettacolo.
Valentina
insomma un po’ come Meloni il presidente?
D.Franzoni
Rappresentano
la società italiana,
Impersonificano i valori odierni
di chi si rincojonisce con il telefono!
Tristezza infinita, per lo meno loro due, sono quello che sono, a loro modo autentici, sguazzano in questo brodo capitalista facendo soldi!
Ormai no vè più controparte!
Aimè sti personaggi viaggiano senza freni!
Spero che presto si vadan tutti a schiantare, finti sinistroidi e fascisti del c….o!!!!
Buona serata