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Rappresentanti o lobbisti?

Un esempio concreto di come le “regole dell’Unione Europea” vadano travolgendo la costituzione materiale dei paesi membri e quindi i rapporti fondamentali della stessa democrazia liberale.

Questo riguarda la Francia, che certamente ha una consapevolezza popolare superiore (il ricordo della Bastiglia), ma che parimenti va soccombendo su un piano istituzionale centrale: gli eletti, i “rappresentanti del popolo”, per far quadrare i conti, devono sempre più spesso subordinare le proprie scelte alle “indicazioni”, suggerimenti, proposte dei gruppi di di interesse padronali.

E naturalmente più sono potenti i “suggeritori”, meno contano i bisogni popolari o semplicemente l’efficienza dei servizi.

Questa è la “legalità” della UE, in cui la “sovranità” – il diritto ed il potere di decidere – non appartiene più al popolo, ma ai gruppi capitalistici più solidi e capaci di imporsi.

Non è una consolazione pensare che qui in Italia stiamo messi anche peggio,  con un governo che si prostra alle richieste di balneari e ambulanti. Ognuno ha il “suggeritore” che si merita…

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Per raggiungere Castres da Tolosa, bisogna prendere la statale 126. Con grande disappunto di Pierre Fabre. I laboratori farmaceutici hanno la loro sede nella sotto-prefettura e sostengono un progetto di autostrada privata. «Il gruppo, primo datore di lavoro del Tarn con 2.700 dipendenti (…), è senz’ombra di dubbio un polmone del dipartimento e della nostra regione

Nel 2019, Carole Delga partecipava alla celebrazione dei 20 anni della fondazione azionista dei laboratori Fabre. Un’occasione per rinnovare il suo impegno al loro fianco, in particolare «sulle questioni autostradali» (1).

Da allora, non è mai venuto meno il sostegno finanziario della presidente dell’Occitania all’A69. A maggio scorso, Pierre-Yves Revol, il presidente della Fondazione Pierre Fabre, la descrive come un’amministratrice «coraggiosa», che «non ha mai tergiversato nonostante gli oppositori ecologisti presenti all’interno della sua maggioranza». Rimane «indifferente agli argomenti scientifici», conferma a modo suo, il climatologo Christophe Cassou dopo una riunione con Delga a ottobre (2).

Lo stesso Pierre Fabre, deceduto nel2013, aveva battuto i ministeri per promuovere il progetto (3). La camera di commercio e dell’industria del Tarn ha contribuito a uno straordinario lip dub (4), e, il 26 ottobre scorso, dopo un week-end di manifestazioni contro l’A69, il direttore del Journal d’ici si lascia andare: «Così come i palestinesi sono innanzitutto vittime di Hamas, l’uscita dall’isolamento del bacino Castres-Maza met è ostaggio degli ecoterroristi».

I laboratori Pierre Fabre sono proprietari del settimanale ma detenevano quote anche del gruppo La Dépêche du Midi, che pubblica i principali quotidiani dell’Occitania, sotto la guida di Jean-Michel Baylet, ex presidente del Partito radicale di sinistra (Prg), vicino a Delga.

Il padronato e la sua stampa non lasciano nulla di intentato. E con loro, la presidente della regione. Il 4 ottobre, con un comunicato, chiudeva così la discussione: «Non ci sono alternative plausibili».

Le collettività si sono sempre poste al servizio delle imprese del territorio; le regioni in particolar modo, per motivi di competenza. Ai dipartimenti, il sociale, a loro, l’economia. Chi dirige Grand-Est o Bretagne assume la difesa degli imprenditori locali e delle loro iniziative, in particolare quando si riducono i mezzi finanziari e l’autonomia fiscale.

Dopo quindici anni, i governi sopprimono alcune imposte (sulle attività produttive o sull’abitazione) e le sostituiscono con altre risorse, delle quali i consigli regionali non possono aumentare le soglie se non sono fissate. Qualunque sia, l’attività – il suo mantenimento, se possibile sviluppo – non è mai stata tanto importante per gli amministratori locali.

Deroga alle norme nazionali

A questo va aggiunta, nel caso dell’Occitania, la comunicazione della presidente. «Diversamente dal leitmotiv di altri presidenti “la regione fa questo o quello”, spiega Hadrien Clouet, deputato de La France insoumise (Lfi) della Haute-Garonne, la sua strategia si declina piuttosto in: “la regione è dappertutto”. Delga dipende dal bisogno di soldi pubblici del capitale privato.

Per mettere in mostra il logo Occitania, si incentiva la produzione, a qualsiasi prezzo, di progetti inutili – l’A69, le cave di ghiaia dell’Ariège –, ma anche avventure rischiose come l’idrogeno.»

L’idrogeno? Pascal Gassiot, mente del collettivo Pensiamo l’aeronautica per domani, afferma divertito: «A Tolosa, tutti abbiamo degli amici che lavorano nel ramo e anche loro, gli ingegneri di Airbus in testa, non ci credono un secondo».

Dal canto suo, il presidente del movimento delle imprese di Francia (Medef) della Haute-Garonne apprezza l’impegno di Delga. Come lei, anche Pierre-Oli vier Nau scommette sulla diversificazione. «A Seattle, c’era Boeing oggi c’è Amazon…»

Ma Tolosa è stata duramente segnata dal Covid-19 – qui, più che altrove, si è fermato tutto – e si preoccupa di avere di fronte un destino alla Detroit. In misura diretta o indiretta, attraverso l’indotto, l’aeronautica copre l’85% dei posti di lavoro della metropoli, secondo Gas siot. Nella regione, le società di subappalto sono ancora in affanno.

La presidente dichiara il proprio sostegno, ma un’inchiesta sul sito Mediaci tés elenca la lista delle aziende condannate o minacciate: «Figeac Aero, la Sam, Mh industries, Bosch, Latécoère… La situazione sembra riprodursi all’infinito, nonostante gli interventi della regione.

Alla fine, tutte hanno chiuso, tagliato posti, delocalizzato o disatteso gli accordi sottoscritti, malgrado le cospicue sovvenzioni regionali. Nessuna di queste società è stata invitata a restituire i soldi pubblici (5)».

Eppure, due anni fa, il Gruppo delle industrie francesi aeronautiche e spaziali (Gifas) aveva concluso «uno stretto partenariato» con Regioni di Francia (Rdf). Secondo Delga – presidente dell’associazione di rappresentanti dal luglio 2021 –, questa cooperazione doveva permettere di «sostenere, tenendo conto delle specificità delle nostre diverse regioni, la trasformazione della filiera» (6).

Quando la lobby padronale dell’aeronautica si accorda con quella delle regioni. L’accostamento potrebbe sorprendere ma non ha nulla di straordinario. In un contesto di crisi, nel giugno scorso, Siti e città francesi di notevole interesse, un’associazione di comuni, ha avviato un’azione congiunta con la Federazione nazionale dell’immobiliare (Fnaim) affinché il governo alleggerisse le norme sugli edifici tradizionali (7).

Partenariato con Airbnb

Secondo il diritto francese, l’Associazione dei sindaci di Francia (Amf), l’Assemblea dei dipartimenti di Francia e la miriade di strutture che si esprimono in nome delle collettività non si pongono come «rappresentanti di interesse».

Ma la creazione del diritto spetta a parlamentari che spesso sono anche rappresentanti locali. Il Parlamento europeo ritiene che queste stesse associazioni costituiscano delle lobby, come ammettono tranquillamente alcuni dirigenti.

Il delegato generale dell’Associazione delle piccole città di Francia André Robert, per esempio, ci spiega le modalità con cui riferisce al Parlamento o ai gabinetti ministeriali le preoccupazioni dei suoi 1.200 comuni aderenti.

Philippe Bailbe esercita le stesse funzioni per Rdf. Accanto alla presidente, alla guida di una squadra di diciannove dipendenti, promuove «una visione diversa del rapporto delle collettività con lo Stato, molto più girondino».

Il loro Libro bianco, pubblicato nel 2022, difende il diritto delle regioni di discostarsi dalle norme nazionali. Questo documento propone inoltre di «semplificare l’investimento nella creazione e nello sviluppo delle imprese».

Alstom, Engie, l’agenzia pubblicitaria Clear Channel…: una trentina di società in partenariato versano ogni anno 25.000 euro a testa a Rdf, per un totale di 4,5 milioni di euro.

Le associazioni di rappresentanti locali traggono dal settore privato parte delle risorse che finanziano la loro influenza presso i poteri pubblici nazionali. Nel 2021, l’Associazione dei sindaci rurali di Francia (Amrf) ha stipulato un accordo con Airbnb: per ogni nuovo annuncio nelle città e nei villaggi da essi amministrati, l’azienda deve versare 100 euro a un fondo dell’Amrf (8).

Quindi, cinghia di trasmissione del locale verso il nazionale o lobby al servizio del privato? Nel passato, lo Stato ha affrontato il problema diversamente.

Nel 1884, per prevenire il federalismo, la Repubblica proibisce ai consigli municipali di mettersi in relazione tra loro.

Ma, negli anni 1930, alcuni governi di notabili – si pensi a quelli di Camille Chautemps, ex sindaco di Tours, o di Édouard Herriot, sindaco di Lione – ammettono delle deroghe. Nel 1933 viene creata la Amrf. In tempi più recenti, la legge del 6 febbraio 1992 ha riconosciuto il contributo delle collettività all’amministrazione del territorio, quindi all’interesse pubblico (9). Anche se gli amministratori, e le loro associazioni, non si adoperano solo per il bene comune.

* da Le Monde Diplomatique

(1) L’intervento è pubblicato su YouTube.

(2) Sébastien Billard, «A69, l’autoroute à contresens», L’Obs, Parigi, 26 ottobre 2023.

(3) Brian Mendibure, «Castres. Une autoroute pour Toulouse d’ici 2014», La Dépêche du Midi, Tolosa, 10 novembre 2006.

(4) Un lip dub è un video promozionale i cui attori cantano in playback su una traccia preesistente. Visibile su YouTube.

(5) Prisca Borrel, «En Occitanie, le rapport ambigu de Carole Delga avec les syndicats», 29 settembre 2023, www.mediacites.fr

(6) «Le Gifas et Régions de France lancent AéroRégions 2021», Régions de France, 18 novembre 2021, https://regions-france.org

(7) «Sites & Cités remarquables de France et la CDI Fnaim demandent un DPE spécifique au bâti ancien», 26 giugno 2023, www.sites-cites.fr

(8) «Les maires ruraux s’engagent en faveur du tourisme rural», 20 agosto 2021, www.amrf.fr

(9) Patrick Le Lidec, «Les maires dans la République: l’Association des maires de France, élément constitutif des régimes politiques français depuis 1907», tesi di dottorato sostenuta presso l’università Paris-I, 2001.

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