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La scuola italiana si sa, non gode di buona salute.

Ma così state esagerando.

Vi prego di leggere quanto ha scritto questo signore sulla carta del Corriere, tal Ernesto Galli della Loggia, che dovrebbe essere la punta di diamante del pensiero liberale.

Alla faccia.

Dunque: fuori i disabili, i dislessici, i “disgrafici”, i ragazzi stranieri «che non sanno spiaccicare una parola di italiano».

Viva la selezione di classe, anzi no, giacché ci siamo, meglio quella genetica.

E a scuola soltanto piccoli balilla, con penna e moschetto.

Scrive “Sirio e i tetrabondi”: «Forse basterebbe, a questo noto signore, osservare come i bisogni speciali e complessi e complicatissimi che la disabilità porta nelle scuole siano fonte

di competenze inaspettate di ognuno, di scoperte e crescita collettiva in nome di tutti e di tutte.

Basterebbe un momento silenzioso, come quelli in cui i miei compagni si impegnano a parlare questa lingua arrivata insieme a me, sbilenco loro compagno che lei vorrebbe in una scuola differenziale o chiuso chissà dove.

Basterebbe aver meno spocchia e goliardia maschia nel sentirsi così sempre tanto prestanti e intelligenti, per entrare un secondo nella scuola dell’inclusione che nulla ha di mitologico».

Ah, dimenticavo EGdL è quello che ha scritto un paio di settimane fa, sempre sul Corsera, che a Gaza è «Giusto uccidere innocenti per evitare un male maggiore».

Alfredo Facchini

*****

La scuola italiana è il regno della menzogna e finche resterà tale non potrà che peggiorare. Sulla carta tutto è previsto, tutto funziona, e alla fine tutti sono promossi.

Ma come si legge nelle pagine chiare e documentate di questo libro di Giorgio Ragazzini (Una scuola esigente, Rubbettino, pagine 174, e 15), un insegnante tra i fondatori del benemerito «Gruppo di Firenze», la realtà è ben diversa.

A cominciare ad esempio da quella che si cela dietro il mito dell’inclusione. In ossequio al quale nelle aule italiane — caso unico al mondo — convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano.

Il risultato lo conosciamo.

Ernesto Galli Della Loggia – Corriere della Sera

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2 Commenti



  • Danilo Franzoni

    EGDL imbelle e deficie senza conoscere.
    Io abito i. Germania a Franco, sia mia figl che mio figlio avevano nelle loro classi compagni oppure compagne con problemi sia motori che cognitivi e/ o di apprendimento e concentrazione.
    Avevano l’insegnante dedicato che li seguiva, e che era una ricchezza per tutti gli elementi del gruppo.
    I miei figli erano orgogliosi dei loro compagni/ compagne speciali, e si sentivano privilegiati ad aver un insegnante in più.
    Mi piacerebbe dire personalmente al Sig. So tutto io EGDL:… ma va là!
    Va a scuà al mar col gugì!!!
    Va a scopare la spiaggia con lo spillo!
    Ciao belli…..

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