Sempre di più qualcosa si muove. Persino lì dove sembrerebbe impossibile. Tipo le cerimonie ufficiali, alla presenza di “autorità” che portano la responsabilità di esser complici consapevoli con i criminali al governo a Tel Aviv.
Due giorni fa, a Brescia, alla presenza tra gli altri del Commissario europeo nonché ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, si inaugurava l’anno accademico all’Università. E’ stata data ad un certo punto la parola a Mattia Rebessi, uno studente coordinatore dell’Udu. Un’organizzazione che non passa certo come esempio di “estremismo”.
E questo è stato il suo intervento, che potete ascoltare.
Per maggiore chiarezza gli è stato chiesto di spiegare il suo gesto, ed ha scritto le brevi considerazioni che potete ora legge qui sotto.
Qualcosa si muove. L’umanità non può tacere né tanto meno essere soffocata.
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I tempi che corrono sono di tale crisi, che abbiamo ritenuto di dover fare un discorso abbastanza forte da scuotere un po’ gli animi.
Direi che ci siamo riusciti.
Il nostro discorso dell’inaugurazione dell’anno accademico era volto a far sentire visti e uditi i nostri compagni e le nostre compagne, anche quelli che non possono più studiare perché le loro università sono state bombardate.
In parte anche la componente docente lo ha apprezzato, in particolare quella femminile, perché abbiamo toccato argomenti che troppo poco vengono dibattuti nella politica nazionale: parlare apertamente di patriarcato su un palco del genere era una necessità.
Il discorso che abbiamo pensato, soprattutto per quanto riguarda i temi della Palestina ad esempio, va a toccare quello che chiunque con un minimo di conoscenza di coscienza umana sente come una verità, cioè che è inaccettabile la morte di 25.000 Civili di 10.000 bambini; l’ampia maggioranza delle donne è delle colleghe vive col peso di subire discriminazioni e molestie per il solo fatto di essere donna; tutti si stanno rendendo conto dell’emergenza climatica, passiamo da estate di piena siccità a periodi di alluvionali da inverni senza freddo, senza neve e senza pioggia.
Volevamo che tutti si rendessero conto in quell’aula che il malessere che i giovani stanno provando è reale e legato a cause ben tangibili che vanno affrontate, e che non siamo più disposti a sottostare ad accondiscendenza e paternalismo.
Mattia Rebessi
* coordinatore di Studenti Per – UdU Brescia
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