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28 febbraio 1978, i fascisti uccidono Roberto Scialabba

Il giorno della vendetta.

E’ il 28 febbraio, una data che i fascisti commemorano ogni anno da quando tre anni prima era stato ammazzato Mantakas, a piazza Risorgimento,

Sono appena passati cinquanta giorni da Acca Larentia e i fascisti dei NAR, nuclei armati rivoluzionari, un’organizzazione terroristica appena nata, braccio armato molto “indipendente” del Movimento Sociale Italiano, fanno il loro debutto di fuoco proprio quel giorno.

Decidono che è arrivato il momento di far sentire la loro forza, che è arrivato il momento di vendicare i loro camerati.

Partono in otto con tre macchine dal Fungo all’EUR, noto ritrovo dei fascisti romani, il luogo dell’agguato è piazza Don Bosco, nella zona sud di Roma, non troppo lontano dalla sede del MSI di via Acca Larentia e a qualche centinaio di metri da Cinecittà, l’Hollywood romana.

Il film della vendetta inizia in tarda serata di un martedì anonimo.

C’è poca gente in giro, in quel quartiere popolare nella periferia romana, dove si va a letto presto, ché la sveglia suona all’alba per andare a lavorare.

Nei giardinetti al centro della piazza davanti alla chiesa di Don Bosco, alle undici di sera, non ci sono i bambini che corrono dietro ad un pallone, seduti sulle panchine non ci sono mamme con le carrozzine, né vecchietti in pensione che leggono il giornale, ma ci sono solo loro, pochi compagni della zona che parlano e si fumano qualche canna.

Non immaginano quello che succederà di li a poco.

Il gruppetto dei fascisti si divide, in tre rimangono alla guida delle macchine, posteggiate in una via vicino alla piazza.

Gli altri cinque arrivano di corsa sparando contro i compagni.

La sorpresa ha bloccato i cuori dei compagni.

Il primo a sparare è Cristiano Fioravanti e insieme a lui spara all’impazzata anche Alessandro Alibrandi. I due, pochi mesi prima, uscendo dalla sezione del MSI alla Balduina, avevano ammazzato Walter Rossi mentre distribuiva volantini con altri compagni.

I due killer girano liberi e impuniti per Roma, grazie alla connivenza di un Stato corrotto e dai servizi segreti deviati, e sono sempre alla ricerca di compagni da ammazzare.

A piazza Don Bosco quella notte volevano fare una strage.

I compagni riescono a scappare, ma due proiettili della pistola di Cristiano Fioravanti colpiscono Roberto Scialabba, che prova a trascinarsi il più lontano possibile da quella panchina, e quando la pistola che lo ha appena colpito si inceppa, per un attimo il pensiero di Roberto si attacca all’illusione di avercela fatta, ma ecco che quel filo di speranza viene immediatamente spezzata dalla travolgente furia omicida di Valerio Fioravanti, fratello di Cristiano e conosciuto al pubblico televisivo per essere stato alla fine degli anni ’60 il bambino bellino della serie “La famiglia Benvenuti”.

La colluttazione è breve e la violenza fascista si traduce nello scaricare i proiettili della pistola nera sulla faccia di Roberto Scialabba ormai sfinito.

Nel breve giro della lancetta di un orologio la piazza è sola, degli assassini neanche l’ombra, sono ritornati all’Eur tranquilli e consapevoli che vendetta è fatta.

Al centro dei giardinetti, nella solitudine della notte, c’è il corpo senza vita di Roberto in mezzo ad un lago di sangue.

La sua unica colpa è quella di essere un compagno con i capelli lunghi e con la voglia di un mondo migliore.

Qualche ora dopo i NAR rivendicano l’omicidio, con una telefonata al Messaggero, “Acca Larentia è stata vendicata”.

Per qualche anno la stampa, gli investigatori, carabinieri e polizia attribuiranno questo delitto di sangue ad un regolamento di conti tra piccoli spacciatori di droga della zona.

Solo dopo il “pentimento” di Cristiano Fioravanti, nel 1982, si conoscerà la verità.

 * da Più colla compagni

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