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Regione Lazio. “Fascisti de panza e de governo”


La governatrice del Lazio, Renata Polverini, sarebbe vicina alle dimissioni. Secondo il quotidiano La Stampa starebbe cercando il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, per valutare le condizioni e  i tempi dell’eventuale voto anticipato per una nuova giunta regionale nel Lazio. Sembrerebbe così al tramonto la straordinaria carriera dell’ex segretaria dell’Ugl, il sindacato della destra con un misterioso e mai dichiarato numero di iscritti, creato praticamente dalle televisioni e dallo sdoganamento bipartizan, che ha sostituito quello che era la Cisnal il sindacato collaterale al Msi di Almirante. I dirigenti dell’Ugl e la Polverini hanno praticamente occupato i gangli vitali (e vitalizi) della Regione Lazio a seguito della sua rocambolesca vittoria nelle elezioni regionali del 2010. In quell’occasione infatti la sosta per un panino del rappresentante di lista costò al PdL l’esclusione dalla competizione elettorale. Sulle schede rimase solo la Lista Polverini che fece il pieno ma tanti degli esclusi del PdL, rimasti a bocca asciutta a causa “der panino” furono riciclati come assessori, consulenti, funzionari a spese delle casse della Regione Lazio.

In questi giorni le cronache sono piene delle disavventure finanziarie di Franco Fiorito, ex capogruppo del centro-destra alla Regione Lazio, soprannominato “Er Batman della Ciociaria” , si è scoperto però oggi in una intervista che preferisce definirsi “Er federale de Anagni”. Federale per ispirarsi alla figura gerarchica del movimento fascista, Anagni – famosa per uno schiaffo a Papa Bonifacio VIII – ma soprattutto perchè Fiorito era stato sindaco di questa cittadina ciociara situata al centro dello storico feudo elettorale di Andreotti.

Appena Renata Polverini ha cercato di rimediare ai danni invocando una piazza pulita dentro i suoi ingombranti alleati di governo, ma la fiammata moralizzatrice è durata lo spazio di una giornata. Tra le delibere di assunzione della sua giunta, infatti, c’è anche quella di Edmondo Zanini, fotografo della presidente, che costa alla Regione 75 mila euro l’anno. Zanini la segue da sempre e, quando la Polverini venne eletta, è entrato a far parte del suo staff come «responsabile comunicazione e grandi eventi ». Inizia così un movimento a « cascata » che porta alla luce l’assalto della lobby dell’Ugl alle risorse della Regione Lazio. A ottobre 2011, Gabriella Peluso viene chiamata a guidare la «Verifica dell’attuazione delle politiche regionali e del programma di governo»: contratto da dirigente, costo 122 mila euro l’anno. La Peluso è la compagna di Salvatore Ronghi, potentissimo segretario generale della Regione a 189 mila euro l’anno, anche lui uno del gruppo ex Ugl, di cui fanno parte anche il capo di gabinetto Giovanni Zoroddu e l’assessore al Bilancio Stefano Cetica.

Scrive il Corriere della Sera che questo è il « frutto della mancata presentazione della lista Pdl alle elezioni 2010: chi doveva entrare in consiglio regionale è stato «risarcito» prima entrando in giunta e poi col vitalizio. Basta una legislatura, per portarsi a casa circa 3 mila euro al mese. Tutta la giunta, pensione a parte, costa 5 milioni l’anno: se gli assessori fossero «interni», cioè eletti in consiglio regionale, si risparmierebbe oltre un milione. Senza contare i circa 270 contratti stipulati, tra consulenti e collaboratori a tempo determinato. Dirigenti, portaborse, segretarie, addetti stampa. Ogni assessore ha diritto a uno staff di dieci persone, ma – con lo «spacchettamento» di contratti full time – si arriva al numero di 189 persone ». Sempre secondo il Corriere il record ce l’ha Gabriella Sentinelli (Istruzione), con 17 persone nello staff. In mezzo, c’è un po’ di tutto: qualche volto noto (l’ex calciatrice Carolina Morace), l’ex estremista di destra Adriano Tilgher, parenti di assessori regionali o del Comune di Roma, la compagna dell’ex sottosegretario al Mibac Francesco Giro. È vero che auto blu e di servizio sono state ridotte, ma restano sempre un bel numero, 68. Mentre le società regionali si sono allargate a dismisura: a «Lazio Service», nel 2010 (a cavallo tra le giunte di centrosinistra e centrodestra) sono entrati 200 dipendenti in più, toccando quota 1.300”.
Insomma lo scenario è quello di un vasto gruppo di fascisti ed ex fascisti “de panza e de governo”, in passato orgogliosi – a mò della volpe con l’uva – della loro estraneità ar magna magna, ma che appena hanno messo un piede dentro i luoghi del governo si sono buttati su quello che c’era a disposizione con una voracità decisamente assai più esuberante rispetto a quelli della “vecchia casta corrotta dell’epoca di Tangentopoli”. Altro che onore o Dio, patria e famiglia. Una volta al governo anche i fascisti o i postfascisti subiscono il fascino della dottrina andreottiana secondo la quale il potere logora chi non ce l’ha. I fascisti de panza e de governo forse pensavano di vivere ancora nell’epoca berlusconiana, il clima della nuova epoca gli sta provocando un brusco risveglio.

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