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La sindrome del Mar Rosso. Aspides “Spara a tutto ciò che vola”

C’è aria di eccitazione nei vertici politici e militari italiani per l’aria che tira nel Mar Rosso intorno alla missione navale-militare europea “Aspides”.

Sabato il cacciatorpediniere italiano Duilio, in navigazione nel Mar Rosso meridionale, “ha localizzato una traccia aerea sconosciuta. Il profilo era minaccioso e, a seguito di riconoscimento ottico attraverso i sensori di bordo di un drone della stessa tipologia e comportamento di quelli che nei giorni scorsi si sono resi autori degli attacchi al traffico mercantile in area, Nave Duilio ha reagito per autodifesa“.

Così riporta la dichiarazione ufficiale del comandante del cacciatorpediniere della Marina Militare, il capitano di vascello Andrea Quondamatteo, descrivendo quello che è stato ritenuto un attacco degli Houthi yemeniti.

L’oggetto volante abbattuto dalla nave militare italiana nel Mar Rosso era però a ben 6 km di distanza, secondo quanto ammesso dallo stesso Ministero della Difesa. I militari italiani hanno abbattuto l’oggetto volante – definito un drone – con 7 o 8 colpi di cannone da 76 mm.

“Gli attacchi terroristici degli Houti sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alla sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia”, ha subito dopo affermato il ministro della Difesa Guido Crosetto commentando la notizia.

“Questi attacchi – sottolinea Crosetto – sono parte di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri”. Il non detto del ministro Crosetto sarebbe che gli Houthi nel Mar Rosso attaccano solo le navi israeliane o delle potenze occidentali, ma non quelle della Russia o della Cina o di altri paesi non allineati alla Nato.

L’Italia non è nel Mar Rosso per fare azioni di guerra, ma per difendere le sue navi. Da cittadino sarei turbato se non ci fosse unanimità su una missione che difende i traffici marittimi nel Mediterraneo, che per noi sono vitali”, ha aggiunto Crosetto in una intervista al Corriere della sera.

Si respira dunque aria di “eccitazione” ai vertici del governo italiano. L’Italia finalmente ha “battuto un colpo”, ha sparato e abbattuto. Ma questa eccitazione potrebbe portare a brutte sorprese.

Il 27 febbraio colpito drone statunitense dal “fuoco amico” tedesco

Il “guaio” lo hanno combinato tre giorni fa i militari tedeschi della nave Hessen, anch’essa inviata nel Mar Rosso con la flotta Aspides targata Unione Europea. I mass media italiani si sono affrettati a nascondere l’imbarazzante incidente sotto il tappeto, ma i fatti alla fine sono emersi alla luce del sole.

L’unità navale tedesca ha sparato per abbattere quello che si è rivelato poi un MQ-9 Reaper statunitense scambiandolo per un missile houthi e gli ha tirato contro due missili RIM-66C SM-2.

Un MQ-9 Reaper dell’aeronautica statunitense ha rischiato di essere abbattuto da una nave da guerra tedesca in un incidente di fuoco amico sul Mar Rosso il 27 febbraio”, hanno dichiarato funzionari statunitensi alla rivista Air & Space Forces.

L’MQ-9 dell’USAF è stato preso di mira dalla fregata tedesca Hessen mentre il drone stava conducendo una missione per l’Operazione Prosperity Guardian, la missione marittima guidata dagli Stati Uniti che “sta proteggendo la navigazione internazionale dagli attacchi degli Houthi“, ha dichiarato un funzionario statunitense.

Il giorno dopo, il 28 febbraio, il Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha riconosciuto però che c’è stata una “situazione in cui un drone è stato bersagliato ma non è stato colpito”. Pistorius non ha però detto che il drone preso di mira fosse un aereo statunitense. Un portavoce del Comando operativo delle forze congiunte della Bundeswehr tedesca ha dichiarato alla rivista Air & Space Forces che non avrebbe “fornito ulteriori dettagli operativi“.

Ma i funzionari statunitensi hanno successivamente confermato ad Air & Space Forces che un MQ-9 americano è stato colpito e hanno aggiunto che il CENTCOM sta lavorando su come prevenire incidenti di fuoco amico in futuro.

I vertici politici e militari italiani adesso si stanno godendo i loro cinque minuti di esaltazione con i colpi di cannone da 67mm sparati dal cacciatorpediniere “Duilio”.

In fondo avrebbero avuto una prestazione migliore di quella dei loro colleghi tedeschi che hanno abbattuto un drone “alleato”.

Ma i guai sono solo rinviati. Aver spedito un flotta nel Mar Rosso perché i paesi europei hanno confermato la loro complicità politica e militare con Israele e per questo le loro navi mercantili finiscono nel mirino, non solo non è la soluzione ma probabilmente è proprio la soluzione sbagliata.

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