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Università di Torino. Vittoria degli studenti durante la Israeli Apartheid Week

Fermata l’adesione al bando Maeci dell’Università di Torino, dopo le dimissioni del rettore di Bari da Med-Or, e la lettera di 1700 docenti per bloccare la cooperazione scientifica tra Italia e Israele, gli studenti di Torino conquistano un’importante vittoria nelle azioni di boicottaggio accademico.

La denuncia del Sud Africa nei confronti di Israele alla Corte dell’Aja ha permesso in questi mesi alle azioni di boicottaggio di mettere in contraddizione quelle stesse istituzioni occidentali che pretendono ancora di mantenere la propria egemonia nel mondo, ma non è più possibile nascondere il massacro che Israele sta conducendo in Cisgiordania e nella Striscia di gaza.

Se questo è il contesto – riflesso dell’apertura di una nuova fase nei rapporti di forza a livello globale – l’azione puntuale degli studenti e dei docenti di UniTo, alcuni dei 1700 della lettera al Maeci sono torinesi, mette a nudo le contraddizioni che gli Stati occidentali devono sostenere nel momento in cui appoggiano la violenza sionista in Palestina.

La Ministra Bernini all’inizio di marzo ha risposto alla lettera dei docenti (Lettera MAECI completa con firme – Google Docs) dichiarando che l’Università italiana “include e non boicotta”, in riferimento alla cooperazione scientifica con Israele.

Cercando di far passare questo tipo di collaborazioni come ponti di pace verso il Medioriente, proprio mentre il governo Meloni fa da capofila nella missione Aspides. La vecchia narrazione delle guerre umanitarie però non regge più, ed evidentemente la Ministra dell’Università non ha fatto i conti con chi frequenta le aule tutti i giorni: docenti e studenti.

Il senato di UniTo spinto da un nutrito gruppo di studenti e studentesse, considera che il perdurare della “guerra” nella Striscia di Gaza costituisca una buona ragione per non aderire al bando Maeci, indebolendo di fatto la linea ministeriale e tutta la politica di guerra del governo italiano.

La contraddizione di dover sostenere Israele e al contempo gestire l’ondata di mobilitazioni, azioni e boicottaggi del movimento per la Palestina non è solo italiana ma è anzi la riproduzione su piccola scala di dinamiche ben più ampie, in cui gli stessi Biden e Borrell restano implicati.

Una ragione in più per continuare a mobilitarsi consapevoli che è nella parte di mondo in cui viviamo la radice del genocidio dei palestinesi, e i popoli – a differenza dei governi occidentali – non ci stanno, gli studenti lo stanno dimostrando non solo a Torino.  

Le università italiane sono ormai pienamente coinvolte nella filiera di produzione delle armi, si finanziano – proprio come farebbe un’azienda qualunque – con progetti di tipo dual use, quando non direttamente militari, andando a consolidare l’apparato di guerra del blocco euro-atlantico ormai impegnato su più fronti, dal Medioriente all’Ucraina passando per il Sahel. Quando si parla di finanziamenti, progetti e investimenti che rischiano di saltare la controparte non resta a guardare, e se oggettivamente è ridicolo accostare studenti e studentesse – sempre a volto scoperto – a presunti terroristi, come maldestramente i giornali di destra provano a fare, i fieri sostenitori della “democrazia occidentale” si uniscono all’appello lanciato dalla stessa Meloni e tentano di giocarsi la carta dell’antisemitismo.

Ieri, La Stampa, fa sempre bene ricordare che questo giornale a Torino è conosciuto come La Busiarda, (la Bugiarda, ndr) apre in prima pagina con un esempio di propaganda sionista da manuale, ed accusa Cambiare Rotta e Progetto Palestina, le organizzazioni al centro della protesta in senato accademico, di essere antisemiti.

Dimostrando in primis una superficialità giornalistica degna solo de La Busiarda, ignorando che quegli stessi studenti da anni e all’interno della stessa giornata di ieri (si veda l’iniziativa nel Dipartimento di Fisica “La non-neutralità della scienza e gli attuali scenari di guerra” ) hanno portato avanti campagne per lo stop ad ogni accordo di cooperazione militare con le università.

Qui, però, non entra in crisi solo il senato di UniTo, o la politica di guerra degli stati occidentali, né soltanto gli interessi economici di chi beneficia direttamente del progetto sionista, questo modello fa acqua da tutti le parti compresa quella morale.

La Busiarda non ha neppure l’onestà intellettuale di scindere il popolo ebraico dal fascismo dello Stato di Israele, nonostante sia costretta a riportare che molti ebrei non appoggiano il massacro in corso li usa per sostenere un genocidio, in barba alla storia di questo popolo.

Il giornalismo italiano continua nella complicità con la pulizia etnica in Palestina, le mobilitazioni per la Palestina libera si rafforzano con una ulteriore vittoria e gli studenti stanno dimostrando come si possano aprire spazi di conflitto, non capita spesso che siano costretti a fermare accordi di questo tipo e dopo la recissione degli accordi Iren-Mekorot si ottiene un altro grande risultato nella campagna di boicottaggio. 

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