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Il bando MAECI per le università e le accuse di antisemitismo. Facciamo chiarezza

Il 7 ottobre ha rappresentato uno spartiacque nella storia del conflitto arabo-israeliano. Quella che è stata descritta come l’unica democrazia del Medioriente – ovvero l’entità sionista dello Stato di Israele – è sempre più isolata a livello internazionale, grazie anche alla pressione svolta dal Sudafrica presso la corte dell’Aja.

Tutto ciò è stato accompagnato da manifestazioni e azioni in tutto il mondo, nelle piazze e con il boicottaggio i popoli continuano a lottare fianco a fianco alla popolazione palestinese e lo Stato di Israele è in estrema difficoltà anche sul piano della narrazione volta a giustificare questo genocidio.

Tuttavia il progetto sionista alle latitudini europee gode di una forte influenza non solo sui governi ma anche sui media, tanto che televisioni e giornali si prestano molto favorevolmente alla propaganda che vorrebbe accostare chi osa lottare per una Palestina libera a degli antisemiti. È questo il caso della mobilitazione che in questi giorni ha raggiunto notevoli risultati nelle università italiane. Va fatta quindi chiarezza.

Cos’è il bando MAECI 2024?

Riportiamo quanto scritto sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale:

BANDO SCIENTIFICO 2024

Bando per la raccolta di progetti congiunti di ricerca per l’anno 2024, sulla base dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele.

Nell’ambito delle attività previste dall’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele, la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), per la Parte italiana, e il Ministero dell’Innovazione, Scienza e Tecnologia (MOST) per la parte israeliana, intendono avviare le procedure per la selezione di progetti ammissibili a sostegno finanziario, disciplinate dall’Art. 4 dell’Accordo.

Si richiede la presentazione di progetti congiunti di ricerca italo-israeliani, nelle seguenti aree di ricerca, entro mercoledì 10 aprile 2024 (ore 16.00, ora italiana):

1. Technologies for healthy soils (i.e. – novel fertilizers, soil implants, soil microbiome etc.)

2. Water technologies, including: drinking water treatment, industrial and sewage water treatment and water desalination

3. Precision optics, electronics and quantum technologies, for frontier applications, such as next generation gravitational wave detectors 

I progetti selezionati dalle Autorità Italiane e Israeliane verranno finanziati mediante contributi che verranno erogati a ciascun partner dalle proprie Autorità nel rispetto dell’Accordo di cui sopra nonché delle leggi, norme, regolamenti e procedure nazionali in vigore.”

Proviamo ad immaginare a cosa possano servire questo tipo di tecnologie, non in astratto ma nel contesto palestinese.

  1. Tecnologie per suoli sani (ad es. nuovi fertilizzanti, impianti del suolo, microbioma del suolo, ecc.)

Apparentemente non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che stiamo parlano di una cooperazione con uno stato che – stando al diritto internazionale – sta occupando illegalmente i territori della Palestina. Pertanto queste tecnologie, anche se non costituiscono veri e propri armamenti, sono utili a mettere a valore le terre sottratte ai palestinesi, ovvero vanno a rafforzare e a promuovere lo sfruttamento della terra in un contesto in cui questa viene sottratta con la violenza ai palestinesi. Si inseriscono pienamente nel progetto sionista e rappresentano bene la complicità del MAECI rispetto all’occupazione dei territori da parte di Israele.

  1. Tecnologie idriche, tra cui: trattamento dell’acqua potabile, trattamento delle acque industriali e fognarie e desalinizzazione dell’acqua.

Anche su questo apparentemente non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che l’utilizzo delle risorse idriche nei territori occupati della Palestina è utilizzato per piegare la popolazione palestinese, proprio nell’ottica di sterminarla anche facendola morire di sete. D’altra parte lo Stato di Israele è all’avanguardia in queste tecnologie, e si sprecano i commenti dei presenti esperti secondo i quali fermare questa collaborazione significa perdere un partener prezioso nella gestione delle risorse idriche.

Abbiamo visto bene come queste tecnologie possano essere utilizzate in modo estremamente diseguale, favorendo l’appropriazione delle risorse da parte di alcuni e impoverendo e vessando tutti gli altri. È questo il tipo di collaborazione che le nostre università devono portare avanti per capire come gestire le sempre più scarse risorse idriche del nostro paese? È Israele il modello al quale ispirarci affinché l’acqua sia un bene disponibile e gratuito per tutti?

La riposta è scontata ed è palese in questo senso quanto la ricerca scientifica non sia per nulla neutrale. Queste tecnologie, così come quelle per la “salute del suolo”, servono solo a rafforzare l’occupazione israeliana e a permettere alle colonie di prosperare mentre tutto intorno si muore di sete.

  1. Ottica, elettronica e tecnologie quantistiche di precisione, per applicazioni di frontiera, come i rivelatori di onde gravitazionali di nuova generazione.

Su questo punto non ci sono dubbi e chiude il quadro di quello che è un bando scritto per rafforzare la complicità con uno Stato guerrafondaio e genocida, altro che democrazia.

Dopo le stragi compiute con i droni contro la popolazione inerme, dopo l’uccisione dei sette operatori di World Central Kitchen, vorrebbero raccontarci che queste ottiche di precisione servono solo a scopi pacifici? E quali sarebbero? Inoltre, quali sono le frontiere da controllare con così tanta meticolosità e precisione?

In questo caso non si tratta “solo” di sostenere Israele nel rafforzamento delle colonie, e nemmeno di offrire nuovi strumenti per il controllo della popolazione e il proseguimento dell’apartheid, ma addirittura si prestano a rafforzare la tendenza verso l’ampiamento del conflitto, dotando Israele delle armi e degli strumenti per condurre la guerra in tutta l’Asia occidentale.

Sembra davvero banale doverlo scrivere ma le applicazioni più comuni delle ottiche di precisione sono soprattutto i mirini di armi sofisticatissime, sono le lenti per le telecamere dei droni etc etc. Una vera e propria follia dal momento che il “cane pazzo” arriva a bombardare l’ambasciata dell’Iran a Damasco.

In definitiva il bando MAECI è una fucina di progetti scientifici e tecnologici volti a scambiare conoscenze e a realizzare dispositivi che se non sono direttamente armamenti – come invece nel caso delle ottiche di precisione – sono utili alla ricostruzione post-genocidio che Israele e tutti i governi occidentali auspicano.

Risponde ovvero all’esigenza dell’entità sionista di mettere a valore i territori occupati e di assumere sempre più centralità in una parte di mondo in cui l’occidente ha ormai perso ogni credibilità e possibilità egemonica, e pertanto deve dominare con la forza.

In molti fanno appello alla necessità di utilizzare la scienza come un ponte di pace, oppure a quanto possa essere sbagliato opporsi al progresso scientifico come se questo fosse politicamente neutrale, nella realtà però si presta uno strumento assai efficace, come appunto la scienza, ad Israele per fare ciò che a nessun altro sarebbe permesso.

Bene fanno i professori, i ricercatori e gli studenti a contrastare questo bando, d’altra parte si tenta di far collaborare degli scienziati – come facevano i nazisti – con uno Stato accusato di genocidio. È del tutto giustificata l’opposizione che ne può nascere e chi parla di antisemitismo tenta solo di intimorire chi non è disposto a cedere al progetto sionista, esercitando ulteriore violenza nei confronti degli scienziati ma anche degli stessi ebrei, e palesando i metodi di persuasione della così detta democrazia.

Il ricatto morale di Stefano Parisi, riportato nelle pagine torinesi de La Stampa del 4 aprile, si inserisce appunto in quest’ottica. Le accuse mosse sul giornale ai professori, agli studenti e addirittura al rettore di UniTo riflettono la debolezza della propaganda sionista a cui non resta altro che minacciare e screditare.

Dall’altra parte, nelle piazze come nelle università, c’è tanta gente a cui rivolgersi e bene fanno le organizzazioni studentesche, come Cambiare Rotta, a produrre iniziative sui temi del boicottaggio, sulla differenza tra antisionismo e antisemitismo e sulla storia della Palestina. Non saranno esperti come chi riempie le pagine dei giornali ma i giovani hanno tanto da insegnare.

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