“E’ in atto una vergognosa criminalizzazione, attraverso i media, e una violenta repressione, attraverso i manganelli della Polizia, ai danni di chi con la sola forza delle sue idee si oppone al bellicismo fascistoide che si presta a coprire, e appoggiare logisticamente e con la cessione di armi, il genocidio di Gaza e il protrarsi suicida della guerra in Ucraina, mentre in Italia e in Europa avanza un’economia di guerra che premia l’industria militare ai danni dei poveri”.
Lo denuncia Luciano Vasapollo, decano di Economia alla Sapienza, membro della Segreteria della Rete dei Comunisti e dell’Associazione Rotondi per un giornalismo di pace, che promuove questo giornale online.
“Vogliono farci passare come antidemocratici, mentre la questione vera è la mancanza di democrazia in un paese che non rende noto nemmeno il suo apporto alle guerre che contestiamo, nel quale l’opinione pubblica in maggiornaza non condivide la scelta cobelligerante del governo Meloni, ma in pratica non trova ascolto nelle istituzioni, che perdono così, di fatto, la loro legittimità”.
“Quando i ragazzi appaiono, per colpa della comunicazione deviante, passivi davanti alle gravi ingiustizie e violazioni dei diritti umani, come il genocidio a Gaza, allora – ragiona il docente universitario – si dice che sono una generazione morta, quando si attivano in difesa della pace e della Palestina, allora vengono qualificati come filoterroristi. Tutto questo mette in evidenza una mancanza di reale democrazia e la volontà politica di calpestare e ignorare il dissenso, un segnale molto brutto che l’Italia sta dando alle nuove generazioni che governo e istituzioni sembrano voler piegare a una lettura unipolare quanto falsificata della realtà”.
Secondo Vasapollo, “rischia così di avverarsi nell’Italia di oggi, governata da una Destra che rifiuta di proclamarsi antifascista, con la solidarietà totale sui temi della politica internazionale di forze di centrosinistra piegate alla logica bellicista della NATO, la cupa profezia di Becht”:
“Quando chi sta in alto parla di pace la gente comune sa che ci sarà la guerra. Quando chi sta in alto maledice la guerra le cartoline precetto sono già compilate”.
“Celebrare il 25 Aprile – conclude il docente e militante politico – togliendo ogni visibilità ai ragazzi che in molte università stanno protestando contro gli accordi con l’industria militare è davvero un totale controsenso. Li si lascia soli, per poi minacciarli e colpirli con i manganelli. Bel modo di onorare la Resistenza ridurre gli spazi per un confronto su temi essenziali per il loro futuro”.
“Oggi, come Potere al Popolo – afferma inoltre una nota della formazione politica – assieme a decine di altre realtà e movimenti solidali alla causa palestinese, nella giornata del 25 aprile eravamo in piazza al fianco della resistenza palestinese.
Mentre si ricorda la resistenza partigiana italiana contro il nazifascismo, i partigiani palestinesi portano avanti una resis a contro un’occupazione che dura da oltre 75 anni e contro le barbarie di Israele e dell’imperialismo euroatlantico.
Nella giornata di oggi abbiamo rimesso al centro i valori antifascisti, che significano lotta contro la guerra e il genocidio che sta avvenendo in Palestina. Per questo abbiamo ribadito che non accettiamo la presenza in piazza di chi si schiera dalla parte del regime di occupazione israeliano, e di chi quindi rappresenta un nemico dei valori partigiani e della libertà dei popoli oppressi.
Oggi infatti, l’unica agibilità politica che hanno avuto i sionisti è stata attraverso la difesa da parte delle forze dell’ordine, che li hanno protetti nonostante abbiano avuto atteggiamenti violenti nei confronti dei solidali con la Palestina, lanciando petardi e oggetti con l’intento di ferirli. Ancora una volta hanno dimostrato, come in Palestina, che l’unico strumento che conoscono è la violenza.
Vergognoso l’atteggiamento di ANPI e CGIL che non solo hanno lasciato sfilare i sionisti ma non hanno mosso un dito mentre gli antifascisti venivano attaccati dai componenti della Brigata Ebraica. Un’indifferenza che rivela una presa di posizione.
Il governo Meloni, oltre a schierarsi con Israele, li sostiene e li protegge. Un governo che porta avanti politiche reazionarie, antipopolari, repressive e guerrafondaie, in continuità con i governi precedenti, continuando a inviare armi in Ucraina.
Lo stesso governo che porta l’Italia in guerra nel Mar Rosso, con i voti in Parlamento di tutto il centro-destra, del PD e del Movimento 5 Stelle, sedicenti antifascisti che però continuano a scegliere la parte sbagliata della storia.
Essere partigiani significa prendere parte, per questo oggi essere antifascisti vuol dire essere antisionisti, e scendere in piazza il 25 aprile vuol dire combattere contro la guerra e il genocidio in Palestina e per la libertà dei popoli oppressi.
Rilanciamo pertanto la manifestazione nazionale del primo giugno contro questo governo e la guerra, per la Palestina libera”.
* da Il Faro di Roma
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa