Per una curiosa coincidenza, la manifestazione nazionale dell’opposizione sociale e politica alternativa del 1 Giugno, convocata da una assemblea lo scorso 20 aprile, verrà a coincidere con il comizio centrale della premier Giorgia Meloni nella Capitale.
A quel punto la contrapposizione di contenuti e prospettive sarà visibile anche sul piano concreto con due piazze contemporanee ma separate.
L’assemblea nazionale del 20 aprile scorso a Roma aveva visto un’ampia partecipazione di realtà impegnate sui diversi fronti delle mobilitazioni in corso nel paese, a cominciare dagli studenti diventati oggetto di una campagna di criminalizzazione che parte proprio da Palazzo Chigi.
L’appuntamento che ne è scaturito con la convocazione di una manifestazione nazionale il prossimo 1 Giugno a Roma, ha probabilmente colto una esigenza che era venuta crescendo in questi mesi di opposizione frontale alle politiche di guerra, autoritarie e antipopolari del governo Meloni, degli apparati dirigenti della Nato e dell’Unione Europea e alla perdurante politica di complicità con il genocidio contro i palestinesi da parte dello Stato di Israele.
Le proteste nelle università di studenti, docenti, ricercatori contro la collaborazione con gli apparati israeliani e l’industria bellica, hanno fatto respirare un’aria nuova nel paese.
Un’aria nuova che però molto difficilmente avrà la possibilità di rappresentarsi e pesare a livello elettorale. La conclamata divaricazione tra politica e società e la crescita dell’astensionismo, alla fine hanno riassorbito e depotenziato quello che negli anni scorsi avevamo definito il “voto per vendetta” che aveva fatto tremare rendite di posizione consolidate.
Mentre il governo Meloni continua a sbandierare risultati che non ha e ad obbedire servilmente alla Nato e alla Ue, l’opposizione parlamentare o fatica a distinguersi o condivide sostanzialmente le scelte di politica internazionale del governo, mentre stenta parecchio a incalzare l’esecutivo sulle politiche antipopolari, avendo accumulato troppi scheletri nell’armadio e troppa contiguità nel medesimo pensiero unico liberale.
Intanto il piano inclinato della guerra e dell’economia di guerra, sta trascinando il paese in uno scenario inquietante e inaccettabile che la maggioranza della società continua a respingere senza però trovare ancora solidi punti di resistenza e opposizione.
L’assemblea del 20 aprile e con la convocazione della manifestazione del 1 Giugno, si è assunta la responsabilità di far entrare in campo la convergenza di forze sociali, studentesche, politiche, sindacali, intellettuali che intendono fermare il treno della guerra e impedire che il paese ne sia coinvolto. Nei prossimi giorni il comitato promotore unitario della manifestazione fornirà tutte le indicazioni necessarie alla sua riuscita.
Ma questo appuntamento intende anche rispondere ad una diffusa ma ancora dispersa esigenza di protagonismo politico delle forze che si oppongono alla guerra, all’economia di guerra, all’autoritarismo del governo Meloni.
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Antinio Pisa
Si alla protesta e alle manifestazioni, ciò per smuovere le diplomazie affinché ci cessino subito i conflitti in corso.