Quasi 300 persone hanno partecipato ieri all’assemblea della facoltà di Scienze dell’università Sapienza di Roma. Due terzi in presenza, le altre online.
Al centro del dibattito l’offensiva israeliana su Gaza e il ruolo della cooperazione accademica. L’incontro non aveva carattere ufficiale, ma era comunque stato convocato dal preside Riccardo Faccini, per dare seguito alla richiesta avanzata in giunta dai rappresentanti degli studenti.
«I tanti interventi hanno dimostrato soddisfazione per la possibilità di parlare laicamente di boicottaggio accademico, senza che il tema sia considerato tabù», afferma Sandro De Cecco, professore associato di fisica.
Docenti e studenti si sono confrontati su molte questioni, dal ruolo delle università nel contesto di guerra alla legittimità di esprimere dissenso.
«Abbiamo discusso di come la nostra facoltà possa contrastare il genocidio in Palestina e sostenere la sospensione degli accordi con le aziende belliche e le università israeliane. Gran parte dell’assemblea era d’accordo con noi», dice Francesca Colombo, che frequenta il primo anno di fisica, dove partecipa al collettivo.
È stato citato il caso del Technion, l’Istituto israeliano di tecnologia di Haifa, che dopo oltre 35mila palestinesi uccisi a Gaza ribadisce sul suo sito che la risposta militare di Tel Aviv è “giusta” oppure quello dei rettori dello Stato ebraico che hanno plaudito agli sgomberi violenti dei campus Usa.
«Dopo l’ultimo senato accademico, il 16 aprile scorso, la rettrice Antonella Polimeni ha sostenuto che tutta la comunità accademica è schierata contro il boicottaggio. Abbiamo dimostrato che non è così», afferma Ludovica Leonardi, attivista di Cambiare Rotta, al secondo anno di geologia.
Gli studenti si dicono «soddisfatti» perché è passata la loro richiesta di un’assemblea formale, dunque con potere decisionale, che si occupi di due punti.
Primo: sospendere gli accordi con le università israeliane. Secondo: scrivere una lettera alla conferenza dei rettori di Tel Aviv per chiedere conto di diverse questioni, su tutte la loro posizione rispetto al massacro di Gaza.
«È stata un’ottima occasione per ascoltare gli studenti e la parte dei docenti che ha partecipato. Adesso un gruppo istruttorio dovrà tradurre le richieste emerse in qualcosa di votabile dalla rappresentanza formale», afferma il preside Faccini, che però si dice contrario alla sospensione della cooperazione universitaria. «Bisogna lavorare sull’eticità della ricerca», aggiunge.
Il tavolo sarà composto dai rappresentanti degli studenti e da un referente per ogni dipartimento – biologia, chimica, fisica, matematica, scienze della terra – e preparerà l’incontro ufficiale.
Un’altra rivendicazione è stata rivolta a senato accademico e rettrice con l’obiettivo di rimettere al centro della discussione generale l’approfondimento sugli accordi con gli atenei israeliani. Ma il senato si vedrà martedì prossimo e su questo punto mancano i tempi tecnici per la formalizzazione.
Intanto anche alla Sapienza continua la protesta delle tende. Una sessantina di studenti mantengono il presidio la notte, alcune centinaia lo attraversano durante il giorno. Oggi alle 17.30 partirà [ieri, 11 maggio, ndr] da piazza Vittorio un corteo in sostegno alla Palestina, terminerà proprio all’ingresso dell’università.
* da il manifesto
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