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Liguria: come demolire la porcilaia

É durata poco la speranza di Giuseppe Conte di accreditarsi come “uomo della provvidenza” in Liguria dopo la maxi-inchiesta giudiziaria che sta facendo emergere le dinamiche della trama di poteri che ha governato la regione per circa un decennio.

Il leader dei pentastellati pensava di agire indisturbato per diventare l’alfiere della costruzione del “campo largo” in Regione, presentandosi alla manifestazione della rete dei comitati regionali a Genova sabato 11 maggio, ma la sua presenza – comunque poco gradita dagli organizzatori – è stata pesantemente contestata al grido da “fuori Conte dal corteo, nonostante avesse scelto di stare in fondo alla manifestazione di diverse migliaia di persone che ha attraversato la Superba.

Lo riporta anche la testata locale del Secolo XIX che posta nella versione online un video dell’accaduto commentando: un gruppetto in fondo al corteo di Potere al popolo e del collettivo studentesco urla “fuori Conte dal corteo.

Un vecchio adagio dice che “non si può rimanere vergini dopo che si è fatto l’amoree l’ex premier è stato a capo di ben due esecutivi con maggioranze diverse, praticamente alleato con tutti i partiti.

Il primo governo Conte, dopo l’exploit elettorale del 2018, è stato in carica dal giugno di quell’anno fino al 5 settembre del 2019, poco più di un anno e 3 mesi, ed era nato da un accordo tra il Movimento 5 Stella e la Lega.

E proprio in quel lasso di tempo del governo giallo-verde Genova ha conosciuto la tragedia del crollo del Ponte Morandi, cogestita con le autorità amministrative della Regione e del Comune.

É stato Giuseppe Conte che ha nominato il sindaco Marco Bucci – dopo che la prima scelta sembrava fosse Adriano Gemme – come commissario straordinario alla ricostruzione del Ponte Morandi, ai primi di ottobre del 2018, incarico riconfermato poi dal governo Draghi – sostenuto anche dal PD – tre anni più tardi.

Ricordiamo le parole dell’allora premier: “Ho nominato una persona seria con la quale ho avuto modo di confrontarmi più volte e dopo varie valutazioni rispetto ai compiti spettanti al commissario abbiamo ritenuto che lui saprà operare al meglio.

Ed è proprio dalle gestione di quei fondi che sembra emergere l’ennesimo tassello del malaffare politico-economico, come riportato da diversi quotidiani questa domenica.

Più che la ricostruzione del Ponte in sé – che la megalomania di Bucci prometteva in 12-16 mesi – era il business che ne scaturiva e gli interessi a contorno il vero cuore della questione.

A metà novembre di quell’anno Bucci dichiarò alla stampa: “oggi sorrido, abbiamo finalmente una legge che porterà a Genova oltre un miliardo di euro, voglio vedere quanti genovesi festeggeranno, oggi è una festa. Io sono felice.

Probabilmente non erano altrettanto felici i familiari e conoscenti delle 43 vittime del crollo.

E proprio da quell’incarico nacque l’autonarrato “modello Genova” che servì a trampolino di lancio per la rielezione del sindaco – oltre che grazie ai soldi racimolati da Toti nel modo ora noto – con l’uso e l’abuso di poteri speciali, e una grande opacità dei criteri di scelta, in barba ai dispositivi anti-corruzione.

Un modello che venne ovviamente sostenuto da Confindustria come archetipo della forma di governance per piccole e grandi opere.

Quindi Conte, volente o meno, ha precise responsabilità sull’avere consolidato il “Modello Liguria” di cui ora vorrebbe rivestire il ruolo di agente della trasformazione. E la contestazione se l’è meritata tutta per il nefasto ruolo che ha svolto nominando Bucci e varando il ‘Decreto Genova’.

Scrivevamo pochi giorni prima di quella nomina analizzando il “Decreto”:

Il business della ricostruzione’ e la salvaguardia degli interessi imprenditoriali sono le vere priorità del disegno politico che sta dietro al decreto, che è stato teatro di uno scontro duro tra i vari interessi economici e i propri referenti politici consumato sulla pelle dei genovesi, partorendo un sistema di lottizzazione teso ad una spartizione della torta in grado di creare meno malumori possibili.

E così è stato , come risulta dalle intercettazioni, Bucci avrebbe detto ad un certo punto: “Qui tutti chiedono qualcosa, mi sembra di dare da mangiare ai maiali.

E per una volta dobbiamo dare ragione al sindaco della Superba, che ha in pratica suggerito il titolo di quest’articolo.

Tornando alle ultime novità rispetto alle inchieste sulla porcilaia.

Gli indagati sarebbero finora raggruppati nei due filoni fino chiave. Uno rispetto alla compravendita di voti negli ambienti di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta, con tanto di promesse non mantenute che avrebbero fatto infuriare i diretti interessati perché, nonostante i voti garantiti e poi portati, non sarebbero stati adeguatamente “ricompensati”.

E già qui la cosa, se non fosse tragica per gli allarmi sulla penetrazione delle organizzazioni criminali in Liguria, farebbe sorridere, se pensiamo agli stereotipi sulla presunta avarizia dei genovesi.

La seconda è sui favori di varia natura ai prenditori in cambio di finanziamenti elettorali.

Da un lato il rapporto politica e organizzazioni criminali che agivano come “grandi elettori” del centro-destra, dall’altro sempre la politica ed una parte importante dell’establishment economico.

Di fronte a tutto questo una serie di soggetti politici, sindacali e studenteschi iniziano a lanciare una sfida che sia all’altezza con un appello che vede tra i primi firmatari il CALP, Potere al Popolo, Il Collettivo Genova City Strike, l’Unione Sindacale di Base, Cambiare Rotta – Organizzazione Comunista giovanile e l’Opposizione Studentesca d’Alternativa.

Corruzione, tangenti e malgoverno. Serve mettere in campo una opposizione sociale!”, affermano i firmatari dell’appello che indice un’assemblea sotto la regione Liguria per il pomeriggio del 17 maggio, alle 17.30, verso la manifestazione nazionale a Roma del primo giugno.

L’appello vuole dare voce a chi, il “modello Liguria”, “lo subisce quotidianamente da anni sulla propria pelle.

Lo subisce nelle liste di attesa interminabili per una visita specialistica, nel clientelismo che gestisce le cooperative e gli appalti pubblici a discapito della qualità dei servizi e dei diritti dei lavoratori, nella mancanza strutturale di alloggi popolari e nell’impossibilità di trovare una casa a prezzi decenti a causa della turistificazione e della avidità dei palazzinari.

Lo vive nei salari da fame dei lavoratori precari, nel diritto allo studio sempre più inaccessibile, nella dilagante sottoccupazione e nella deindustrializzazione dellintera regione, utile a creare manodopera ricattabile.”

Da un lato la corruzione del malaffare politico-economico, dall’altra una miserie crescente.

Non basta e non vanno riposte speranze nell’azione della magistratura per fermare questo sistema completamente corrotto, ma c’è bisogno di una reale opposizione popolare che rimetta al centro gli interessi e i bisogni della maggioranza di chi vive in questa regione, in correlazione con le lotte che si muovono nel territorio italiano, dove cambiano i potenti ma non cambia la natura di un sistema che schiaccia lavoratori e subalterni.

Un primo appuntamento per dare sbocco all’indignazione e alla rabbia di tanti e tante cittadine genovesi e Liguri e per cercare di costruire una vera opposizione alle forze che sostengono l’attuale governo, ed i loro “competitor” del campo largo.

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5 Commenti


  • avv.alessandro ballicu

    per questi farabutti ci vorrebbe il codice penale sovietico che prevedeva, per i reati contro la P.A. la pena ….di morte


  • luigi b.

    “..indice un’assemblea sotto la regione Liguria per il pomeriggio del 17 ottobre, alle 17.30,….” Ottobre? Presumo si volesse scrivere 17 maggio, o sbaglio?
    Cordialmente saluti comunisti Luigi B.


    • Redazione Roma

      grazie della segnalazione del refuso


  • luigi b.

    Di nulla. Dovere. Saluti comunisti Luigi B.


  • Mauro

    I porci con il COVID lo hanno fatto tutti,ma proprio tutti…tranne i poveri sierati,consapevoli o costretti..

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