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A Torino e Firenze gli studenti impegnano le università alla revoca degli accordi con Israele

Gli studenti solidali con la Palestina a Torino, ieri hanno occupato il rettorato dell’Università, chiedendo che il Senato accademico, previsto per oggi in una seduta online, si svolga in una seduta congiunta alla presenza degli occupanti e chiedono inoltre un confronto con il rettore Stefano Geuna.

“Il rettore fin dai primi giorni ha chiesto un incontro con chi sta occupando Palazzo Nuovo (sede delle facoltà umanistiche, ndr) con l’unico scopo di interrompere il blocco delle lezioni – affermano gli studenti – Avevamo avanzato la richiesta di una seduta di senato accademico congiunta dove fossero presenti gli studenti e le studentesse, ma è stata spostata online. Il rettore si sta sottraendo da più di una settimana a ogni tipo di confronto”. “Resteremo qui finché non si presenteranno i senatori, i consiglieri per la seduta del senato in presenza. Abbiamo stilato un documento, insieme al corpo accademico, che consiste nella rescissione di ogni accordo con l’università israeliana col nostro ateneo – sottolineano gli studenti – L’Università deve dotarsi dello strumento del boicottaggio accademico per non dirsi complice di un genocidio”.

Secondo gli studenti occupanti del rettorato, gli accordi che l’UniTo ha con le università israeliane sono molti. “Gli accordi dell’Università di Torino sono parte integrante del genocidio palestinese. Il boicottaggio accademico è l’unico strumento per non essere complici dei crimini di guerra dello Stato di Israele”, concludono gli studenti.

All’università di Firenze a seguito della mobilitazione degli studenti è stato approvato il primo punto di una mozione, in cui la rettrice di impegna a prendere una posizione pubblica di condanna di Israele e portare questa posizione alla Conferenza dei Rettori Universitari (Crui). Il secondo punto, sugli accordi, è diventato una raccomandazione vincolante. Verrà costituito una commissione di valutazione e inserito un punto sui criteri per la valutazione nel codice etico alla quale potranno partecipare in qualche maniera da definire anche gli studenti.

 

 

Appello per la Palestina: Servono Azioni Concrete dall’Università di Firenze

Firenze, 20 maggio 2024 – Gli estensori della lettera-appello contro la partecipazione al bando MAECI per la cooperazione scientifica con Israele rendono noto un documento di approfondimento sulle questioni sollevate dalla propria iniziativa.

La lettera, sottoscritta in aprile da 218 tra assegnisti, docenti, dottorandi e membri del personale tecnico-amministrativo, sottolinea la grave situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e mette in guardia contro il rischio di complicità in atti di genocidio, in conformità con la Convenzione ONU del 1948. Nonostante la situazione internazionale sia stata oggetto di discussione nel Senato Accademico del 22 aprile scorso, l’Università di Firenze non ha ancora preso una posizione ufficiale nel merito dei contenuti della lettera né reso pubblico il “documento dei direttori” presentato in quella sede.

Gli estensori dell’appello sottolineano come la collaborazione con istituzioni israeliane possa indebolire la forza della critica accademica verso le politiche di occupazione dei territori palestinesi, facendo un parallelo con il boicottaggio selettivo delle università russe adottato dopo l’invasione dell’Ucraina. Il documento evidenzia la cooperazione delle università israeliane con le politiche di occupazione e critica specificamente l’Università Ebraica di Gerusalemme per la sospensione della Prof.ssa Nadera Shalhoub-Kevorkian, colpevole di aver espresso critiche contro le politiche israeliane. Tra gli accordi problematici con università israeliane si citano esplicitamente i casi delle Università di Tel Aviv, Bar-Ilan e Ariel (quest’ultimo attualmente sospeso), schierate a favore delle politiche di occupazione e forti sostenitrici dell’attacco in corso contro Gaza.

Gli estensori richiedono di valutare l’adozione di una clausola “solo civile” per le ricerche accademiche ed esprimono preoccupazione per le proposte della Commissione Europea di estendere i finanziamenti Horizon e FP a ricerche con potenziali usi militari (dual use). Inoltre, criticano il coinvolgimento dell’azienda italiana Leonardo-Finmeccanica nell’industria militare israeliana e citano un’interrogazione all’Università di Bologna riguardante gli accordi con imprese coinvolte nell’industria militare israeliana, ritenendo giusto che l’Ateneo fiorentino si muova nella direzione della massima trasparenza, riconsiderando i propri legami alla luce dell’obbligo di prevenzione del crimine di genocidio e di tutti i crimini di guerra. Infine, gli estensori sollecitano un supporto concreto alla comunità accademica palestinese, gravemente colpita dall’attacco militare in corso, al pari di quello dato alle università ucraine, proponendo borse di studio e posizioni accademiche per studenti e docenti palestinesi.

In conclusione, l’Università di Firenze dovrebbe adottare una posizione coerente a favore della pace, aprendosi al confronto con le istanze sollevate dagli studenti nelle ultime settimane.

 

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