È da tempo che anche in Emilia-Romagna, dove regna la sinistra istituzionale, la richiesta di Autonomia Differenziata è nel programma e nella storia politica del Governo regionale e della sua maggioranza. Una richiesta di maggiore autonomia legislativa adottata anche a seguito e in appoggio al progetto delle regioni amministrate dalla Lega.
Un obiettivo per ora non ancora realizzato ma soprattutto, in questa fase di contestazione al decreto Calderoli, volutamente omesso o nascosto. Non tanto dal presidente Bonaccini che coerentemente non ha mai rinnegato, ma dalla sua maggioranza che pretende e spera di poter sfruttare questo attacco all’ordinamento democratico e costituzionale dello Stato condotto dalle forze indipendentiste della Lega, per ricompattare attorno al PD un’opposizione a questo Governo. Non dimentichiamoci che a breve ci saranno le elezioni amministrative ed europee.
E’ dunque necessario, per meglio comprendere quello che sta succedendo, percorrere cronologicamente la storia politica di questa vicenda, soprattutto per capire anche il perché il “Comitato contro ogni forma di Autonomia Differenziata Emilia Romagna”, è arrivato al punto di proporre una Legge di Iniziativa Popolare (LIP) contro questa decisione regionale (leggi precedente articolo).
All’ombra della pandemia (2020 e 2021) avanza la richiesta di autonomia
Mentre il paese cercava di comprendere l’entità della diffusione del Covid19, in Emilia Romagna il governo regionale nelle segrete e virtuali stanze, proseguiva a tessere trattative per l’attuazione dell’autonomia differenziata.
Un operazione che non poteva sfuggire alla Lega regionale che per reazione e necessaria rivendicazione, a maggio 2020 decide di protocollare l’Atto di Indirizzo 1035 (10) con il quale chiede trasparenza e coinvolgimento degli Enti Locali. Un documento in realtà poi non sostenuto politicamente, non solo per mancanza di forza elettorale ma anche perché, in fondo, il presidente Bonaccini stava lavorando per il medesimo obiettivo.
A dicembre a firma del Comitato Difesa della Costituzione E.R. (CDC) viene presentata in regione, una Petizione Popolare (oggetto 2547 del 20/12/20 – protocollo AL 2020 26644) che copia-incollava un Appello al Presidente della Repubblica. Firmata, questa, dai Presidenti di CDC, ARCI, Fondazione Einaudi, NOstra e Rossana Dettori per la Segreteria Confederale CGIL dalla Segretaria.
L’appello sosteneva di fatto, l’opposizione ad una forma di Autonomia Differenziata regionale “Non solidale“, senza entrare nelle specifiche politiche del significato pratico di quella richiesta. Nulla ovviamente di più facilmente strumentale dal PD, Lista Bonaccini, Lega ed il resto dei componenti dell’Assemblea Legislativa che il 23 giugno 2021 lo pongono in odg in Prima Commissione E-R (10).
La giunta presenta una sua relazione con il sottosegretario Davide Baruffi (10) mentre la Lega chiede la discussione dell’atto di Indirizzo 1035 da un anno abbandonato nei protocolli.
Il PD lo valuta e decide di proporre un emendamento composto da tre articoli che di fatto, a larga maggioranza compreso quella dell’opposizione, rafforza la richiesta di autonomia differenziata. Gli emendamenti sono approvati all’unanimità, l’Atto di Indirizzo viene approvato con nessun astenuto, 3 voti contrari (Emilia Coraggiosa e Europa Verde) e tutti gli altri a favore.
Nasce di fatto, su questo tema, non solo una nuova maggioranza regionale da “grande coalizione” ma una reciproca corresponsabilità a concedere a Bonaccini, la delega per i negoziati con il governo, escludendo di fatto gli Enti Locali da questo processo di trasformazione istituzionale.
La reazione democratica del Comitato NO AD Emilia Romagna.
Il dado era ormai tratto e il Comitato Regione Emilia-Romagna contro ogni forma di Autonomia Differenziata non poteva che decidere di promuovere una petizione e di mobilitarsi per la raccolta delle firme.
Obiettivo: il ritiro della Risoluzione regionale E.R n.7158 del 18 settembre 2018, l’ultimo atto votato e approvato dall’Assemblea Legislativa, tutt’oggi valido in materia di Autonomia Differenziata, art. 116 comma 3 Cost. e decisiva Risoluzione che delega il Presidente della Giunta E.R. a negoziare le bozze di intesa sulle materie richieste.
Un’azione che gli ha consentito non solo di poter depositare il testo alla Prima Commissione regionale, dichiarata poi ammissibile dall’ufficio della Presidenza dell’Assemblea, ma anche di poter esprimere il dissenso in merito alla pericolosità di tale progetto che doveva essere discusso seriamente, prima mai avvenuto, presso il Consiglio Regionale.
La raccolta iniziò il 25 aprile 2021 al termine del secondo blocco per l’emergenza sanitaria da Covid-19.
“I pochi che, in totale rispetto delle normative, si avvicinavano ai nostri banchetti, – ci spiega il portavoce del Comitato Antonio Madera – erano soprattutto stimolati dal nostro manifesto. E non a caso, il ricordo più bello, rimane l’evidente appoggio consolidato di tutti quelli che siamo riusciti ad informare in modo corretto, chiaro e contestualizzato. Anche perché, di contro, resta assurda la questione politica reale che a dispetto della Lombardia e del Veneto amministrata dalla Lega dove si è istituito un referendum, in Emilia-Romagna la decisione di aderire alla proposta di Autonomia Differenziata è stata sostenuta attraverso l’approvazione di una Risoluzione Regionale”.
La petizione però, non ha potuto raggiungere il suo obbiettivo perché il 13 luglio 2022 viene bloccata e resa inoffensiva giuridicamente dalla stessa Commissione regionale E.R. Resa innocua, con vaghe motivazioni, praticamente all’oscuro anche dei quasi 3500 cittadini e cittadine che hanno firmato, raccolto le firme e informato sul progetto che la propria regione portava avanti insieme a Veneto e Lombardia.
Rimane sottinteso che, nel periodo che va dalla presentazione della nostra Petizione nel dicembre del 2021 all’inizio del periodo elettorale per le politiche nazionali dello scorso ottobre, l’onnipotente Presidente Bonaccini ha proseguito imperterrito il percorso verso il progetto Autonomia Differenziata. Il tutto nonostante l’essersi schierato in difesa e vincitore dell’attacco leghista alla nostra regione e grazie al supportato silenzio dei media e dalla assoluta negligenza, in termini di confronto, dei partiti alleati, di opposizione e dei sindacati confederali.
A farne le spese la trasparenza e la gestione delle minime norme di correttezza politica fino ai confini di quella giuridica ed istituzionale. Giochi di parole e ostentazione di potere che stritolano e stanno stritolando qualsiasi forma di democrazia partecipativa.
Prove sono riscontrabili nei verbali dell’attività dell’Assemblea Legislativa dell’E.R.
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Distinguersi dal progetto indipendentista della Lega eludendo al pubblico possibili e pericolosi connubi e mantenendo integro il suo rapporto regionale con il proprio elettorato.Il primo Bonaccini lo risolve con il più classico modus operandi. Ovvero, cercando di dimostrare che “solo la sua AD è corretta“ perché non chiederà “1 euro in più allo Stato“. Inoltre, pur di raggiungere a breve l’obiettivo, promette di non toccare la scuola se questa può causare il ritardo dell’approvazione della tanto auspicata Legge Quadro.
Per quanto riguarda l’operazione mediatica rivolta al mantenimento del suo serbatoio elettorale regionale e alla sua volontà di distinguersi dalla Lega, non gli resta che aggrapparsi alla necessità di contrastare la possibile avanzata leghista e FdI anche nella nostra regione, accreditandosi una invera differenza che gli permetterebbe di salvare la sua proposta e contemporaneamente l’onore della “Sinistra“ di governo.
Quale è stato allora, l’iter della bocciatura della Petizione del Comitato?
Inizio 2022, terza fase della campagna vaccinale mentre scoppia la Guerra in Ucraina.
Bonaccini insensibile a qualsiasi richiesta di confronto pubblico sulla richiesta dell’E.R. di ulteriori e particolari condizioni di autonomia differenziata (come da art. 116 comma 3 Cost.) decide di recarsi in Veneto da Zaia. E’ necessario che l’Emilia Romagna stringa un accordo con Lombardia e Veneto con l’obiettivo di accordarsi per accelerare l’avanzata del progetto autonomista, aumentando la pressione sul presidente del Consiglio Draghi.
L’urgenza nasce dalla necessità per Mr. Bonaccini di chiudere la questione nella legislatura in corso, sfruttando le pre-intese ottenute nel 2019 (la scuola è una delle 15 materie), attraverso l’approvazione di una Legge Quadro che ne regolamenti il percorso d’attuazione. Ovvero che conduca all’approvazione dello “schema definitivo di intesa“ da parte dell’Assemblea Legislativa Regionale. In pratica la ratifica di quanto ottenuto dal Presidente indipendentemente dal parere dell’Assemblea Consigliare. Pena, la sua sfiducia.
Nonostante il DDL Boccia non tracciasse questo percorso, non dettava tempi e modalità come differentemente oggi succede con il DDL Calderoli approvato in Consiglio dei ministri il 2 febbraio 2023.
Per ottenere questo è indispensabile l’appoggio del governatore del Veneto, perché funzionale ad ottenere l’approvazione della proposta Gelmini (11).
Un reciproco aiuto necessario a Zaia e a Bonaccini perchè gli consente di ottenere il duplice risultato dell’Autonomia regionale, mantenendo però un’immagine pubblica di finta differenziazione e di rispetto del testo costituzionale.
È il 1° aprile 2022 a Modena che Bonaccini, durante un convegno della BPER Banca, incontra la Ministra Gelmini.
Nella discussione incentrata sulla AD i due non si risparmiano amorevoli fendenti che, oltre a galvanizzare la platea, la confondono accentrando il dibattito solo sulla differenza tra le 23 materie proposte da Zaia e Fontana e quella emiliano-romagnola a 15 materie +1. Comprensiva, quest’ultima, anche della governance degli enti locali (che i leghisti non chiedono). 15 materie che, articolate in ulteriori sotto materie, eguagliano di fatto la proposta del collega veneto e lombardo.
Consigliamo, a tale proposito, la consultazione della relazione del Prof. Francesco Pallante (8) , o la visione dell’incontro con il nostro Comitato regionale E.R (9).
La mossa del Cavallo
Inutile la Petizione e si prosegue con il progetto dell’autonomia
Interessante è comprendere come la Giunta Bonaccini e la sua maggioranza sia riuscita ad eludere la discussione sulla Petizione, distinguersi dai leghisti e proseguire nel suo progetto di Autonomia Differenziata. Perchè il Presidente dell’Emilia-Romagna, se vuole concludere il suo progetto entro la legislatura, ha la necessità di risolvere due grossi problemi:
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1. Il rapporto con la FLC CGIL;
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Distinguersi dal progetto indipendentista della Lega eludendo al pubblico possibili e pericolosi connubi e mantenendo integro il suo rapporto regionale con il proprio elettorato.
Il primo Bonaccini lo risolve con il più classico modus operandi. Ovvero, cercando di dimostrare che “solo la sua AD è corretta“ perché non chiederà “1 euro in più allo Stato“. Inoltre, pur di raggiungere a breve l’obiettivo, promette di non toccare la scuola se questa può causare il ritardo dell’approvazione della tanto auspicata Legge Quadro.
Per quanto riguarda l’operazione mediatica rivolta al mantenimento del suo serbatoio elettorale regionale e alla sua volontà di distinguersi dalla Lega, non gli resta che aggrapparsi alla necessità di contrastare la possibile avanzata leghista e FdI anche nella nostra regione, accreditandosi una invera differenza che gli permetterebbe di salvare la sua proposta e contemporaneamente l’onore della “Sinistra“ di governo.
Del resto, niente o poco, in questa regione, viene approfondito e la fiducia conformista riposta nel “partito di governo regionale” permette che tutto prosegua e scivoli via nel silenzio. Come se, per il popolo emiliano romagnolo, le difficoltà quotidiane rappresentate dalla possibile guerra e dalle alte bollette, siano atte a distrarre o a rendere prioritarie queste azioni. Ma soprattutto, che tutto questo non abbia nulla a che vedere su ciò che potrebbe accadere nel caso venga approvato con successo il progetto di Autonomia Differenziata.
Il tempo passa e proprio quando il momento è politicamente più favorevole, la Lega ER, il 17 marzo 2022, chiede un’Assemblea Legislativa straordinaria e mette in OdG l’Atto di Indirizzo 4910, a prima firma Facci ( Lega ) (1), dove prova a costringere Bonaccini:
“… a continuare il percorso sull’autonomia differenziata, confermando tutti i propri precedenti atti di indirizzo in materia, con la richiesta a Governo e Parlamento di una accelerazione dell’iter di completamento del progetto di autonomia avviato fin dal 2017.”
In più ribadisce la necessità di coinvolgere gli enti locali. Ovvero chiede alla giunta regionale, di agire in modo da comunicare alle cittadine ed ai cittadini, l’avanzare e il sostegno politico a tale progetto, anche attraverso il coinvolgimento delle proprie amministrazioni locali.
A questo punto il presidente Bonaccini è imprigionato tra la necessità di avanzare e concludere con la sua proposta di Autonomia Differenziata e concedere una doppia vittoria politica alla Lega, praticamente abbracciandone il percorso e le ragioni.
Emblematica, infatti, la “Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell’art. 76 del Regolamento dell’Assemblea”, su: “Autonomia differenziata: Art. 116, comma 3 della Costituzione del 28 aprile 2022” (2), dove il Presidente Bonaccini, ribadisce la necessità di chiudere con una legge quadro e di espungere la scuola dalle materie richieste.
Ad andare in suo soccorso o così ci piacerebbe credere, ci pensa la Consigliera Zappaterra (PD) che annuncia l’aver presentato l’Atto di Indirizzo ogg 5117 (3).
Non a caso nell’Atto di Indirizzo 5117 si ribadisce:
“ …a fronte del mutato contesto sociale ed economico si ritiene pertanto che, alla luce di questo quadro, debbano essere rivalutati gli ordini di priorità e le misure più efficaci per meglio corrispondere ai bisogni della propria comunità per approntare le soluzioni più idonee e coerenti a realizzare una forma coerente e solidale di regionalismo differenziato, anche mediante un aggiornamento delle funzioni, dei compiti e delle materie oggetto dell’iniziativa regionale; (…) impegna la giunta ed il suo Presidente a:
– Contribuire, d’intesa col Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, a disciplinare in una legge-quadro un procedimento attuativo del dettato costituzionale dell’art. 116, comma III, della Costituzione che garantisca un adeguato coinvolgimento del Parlamento sin dalla fase negoziale volta alla determinazione dei contenuti dell’Intesa fra il Governo e la Regione, con una chiara identificazione preventiva delle condizioni di devoluzione cui Governo e Regioni dovranno attenersi fedelmente in una logica di leale collaborazione;
– Contribuire, d’intesa col Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, alla definizione dei LEP;
– Aggiornare la propria proposta di autonomia alla luce del mutato contesto economico, sociale e politico, dando priorità alle competenze e alle funzioni più idonee a migliorare la capacità di governance del sistema territoriale nel suo complesso, ad incrementare l’efficacia delle politiche sul territorio e a potenziare gli strumenti di semplificazione, programmazione e investimento, rispetto invece a quelle materie che, per complessità, delicatezza e possibile impatto finanziario, hanno sin qui impedito di addivenire ad una soluzione positiva (come peraltro indicato dalla Relazione del “Gruppo di lavoro sul regionalismo differenziato istituito dalla Ministra per gli Affari Regionali); in questo senso si ritiene di espungere dalle materie precedentemente attivate quella dell’istruzione;
– Garantire la partecipazione costante al percorso delle commissioni assembleari competenti, anche con riferimento all’eventuale ridefinizione delle materie oggetto della proposta;
– Garantire altresì la partecipazione costante degli Enti Locali e delle forze economiche e sociali firmatarie del Patto per il lavoro e per il clima;
– Assicurare il pieno coinvolgimento di questa Assemblea;
– Ricercare, d’intesa col Governo e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, soluzioni procedimentali che assicurino e valorizzino il ruolo del Parlamento sin dalla fase negoziale volta a determinare i contenuti dell’Intesa tra Governo e Regione, al fine di consentire la definizione condivisa ex ante del contenuto dell’Intesa stessa, garantendone così infine l’approvazione con legge a maggioranza qualificata”.
Nella sostanza con l’Atto di indirizzo 5117 Bonaccini si propone come paladino del coinvolgimento pieno del Parlamento sin dai primi passi, degli enti locali, della ricerca della maggioranza qualificata per le intese ecc.
Questo spiazza la Lega e si arriva, a fine mattina del 28 aprile, con la Consigliera Zappaterra che propone di rinviare la discussione dei due atti di indirizzo a data successiva perchè tutti possano leggere “anche il suo appena depositato”.
La discussione prosegue senza consistenza e decisioni concrete. Così nel turpiloquio politico, la seduta si chiude senza che nulla venga votato, lasciando come unico atto ancora valido, la Risoluzione n.7158 del 18 settembre 2018. Proprio quella che dava mandato al presidente della Giunta a negoziare ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e sulle pre-intese raggiunte nel 2019. Le stesse che, così facendo, saranno ritenute ancora valide grazie all’art 10 del DDL Calderoli approvato dal CdM il 2 febbraio 2023 (4).
Comunque, da quel 28 aprile chiunque chieda cosa sia stato fissato in termini di cambiamento, ottiene risposte verbali aleatorie, rimandi a principi d’intesa, ma non trova atti scritti ed approvati.
I due Atti di Indirizzo vengono come congelati e nonostante siano stati inseriti all’OdG per la seduta del 14 giugno 2022, vengono nuovamente rinviati.
Dibattito assente ma tutto comunque avanza
Il 23 giugno 2022, a Roma, è la Ministra Gelmini a raggiunge un accordo sulla sua proposta DdL (10) con Fontana, Bonaccini, Zaia e i presidenti di Piemonte, Liguria e Toscana.
Bonaccini esce entusiasta dall’incontro nonostante la struttura del DdL Gelmini sia antitetica all’Atto di Indirizzo presentato in regione dalla conigliera Zappaterra, (ogg. 5117), perché rimane in linea con la sua Risoluzione 7158 del 2018 e le pre-intese del 2019. Principi enunciati non del tutto differenti dal DDL Calderoli verso cui Bonaccini scaglia ora tutta la sua disapprovazione, pur non avendo perseguito nessun atto che vada in controtendenza alla sua principale proposta di Autonomia Differenziata.
Il 28 giugno i due Atti di Indirizzo sono in OdG in Assemblea Legislativa E.R. ma vengono nuovamente rinviati.
Si arriva al 12 luglio 2022. E’ il giorno in cui la “bicameralina“ esprime con 1 solo voto contrario e tutti gli altri voti a favore, parere positivo per il DDL Gelmini. Manca solo la mera ratifica del Parlamento e non è ammesso presentare emendamenti. Stesso giorno in cui, vengono rinviati di nuovo i due atti di indirizzo posti in OdG nell’Assemblea Legislativa E.R.
Durante questo periodo però, non tutti i cittadini hanno accettato la soluzione del PD in chiave Autonomia Regionale “solidale”. Infatti, il Comitato Regionale “No AD”, percependo il pericolo della proposta, raccoglie oltre 3300 firme per una Petizione Popolare che chiede il ritiro della Risoluzione 7158 del 2018.
Il giorno dopo, il 13 luglio, la Petizione del Comitato è in Odg della 1° Commissione regionale.
Purtroppo e non a caso, la Petizione non viene discussa e tanto meno votata, al contrario della nota della Giunta, illustrata dal sottosegretario della Giunta D. Baruffi (5). Un atto non formale che permette di eludere la discussione e non entrare nel merito dei principi costituzionali espressi dalla Petizione, sostituendola con la relazione per la Presidenza dell’Assemblea.
26 voti a favore del PD e Lista Bonaccini, la Lega si astiene e tutti assenti i rimanenti.
Questo il passaggio chiave:
“Peraltro, dalla risoluzione n. 7158 del 18 ottobre (errore di trascrizione, è settembre, ndr ) 2018 – di cui la Petizione chiede il ritiro – è trascorso un certo lasso di tempo nel quale sono intervenuti elementi che, di fatto, rendono questa iniziativa non più aggiornata rispetto al contesto e al quadro delle iniziative in corso. Basti qui ricordare come alla menzionata comunicazione all’Assemblea del 28 aprile abbia fatto seguito il deposito di atti di indirizzo (Facci 4910, Zappaterra 5117, ndr) da parte dei gruppi consiliari che, laddove adottati, potrebbero mutare il contenuto stesso del mandato alla Giunta in materia, in linea con la relazione del Presidente “.
Ovvero: il contesto è cambiato e quindi la petizione popolare non è aggiornata e quindi irricevibile. Nulla di più insensato, soprattutto dal punto di vista democratico, perché la Petizione chiedeva proprio ed esplicitamente di abrogare la Risoluzione 7158 del 2018 dove si esprimeva la volontà di proseguire nella richiesta di Autonomia Differenziata.
L’inconsistenza delle motivazioni che hanno portato alla bocciatura, sono evidenziate da due principali fattori:
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La Petizione non può essere assimilata nel merito di quanto approvato dalla Giunta con la Risoluzione 7158 del 2018 perché le motivazioni erano in sua totale antitesi e proprio per questo, dovevano essere discusse e casomai respinte con una votazione e non utilizzando una procedura istituzionale strumentale per evitarne la discussione. Ma soprattutto perché il contenuto politico della Petizione, non può essere in alcun modo assoggettato alle motivazioni sostenute anche dalle 4910 e 5117.
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Anche la Risoluzione 7158 del 2018 come la Facci 4910 e la Zappaterra 5117, non sono aggiornate a quanto accordato in aprile con la Ministra Gelmini. Pertanto, avrebbero dovuto essere ritirate entrambi.
Domanda: fare una votazione che poggia su oggetti proposti e non ancora discussi, anzi già più volte rimandati, non avrebbe dovuto impegnare la Presidente dell’Assemblea, Signora Emma Petitti, quantomeno a sospendere l’efficacia della stessa votazione?
Siamo a conoscenza della difficoltà di comprendere, per la maggior parte dei cittadini, le differenze e le sfumature istituzionali che questa operazione ha comportato, ma ci sembra altresì necessario specificare che non è accettabile che quanto accaduto, sia in totale spregio delle oltre 3.300 persone che vi sono opposte chiedendo, oltretutto nel rispetto delle procedure regionali e dei suoi principi democratici, che il massimo organo legislativo della regione si esprimesse in modo chiaro in merito. Ovvero con una discussione ed una votazione in aula.
Ma non tutto va come previsto…
Tutto sembra proseguire per il meglio:
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Il parere favorevole del DDL Gelmini in bicameralina;
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Gli atti d’indirizzo 4910 della Lega e il 5117 a firma Zappaterra del PD, sono ancora da discutere, perché rimandati più volte;
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La risoluzione 7158 è rimasta immodificata e così tutto è nelle mani del Presidente;
Purtroppo per lui, però, il 21 luglio 2022 Mario Draghi si dimette e certamente si andrà al voto ed è quindi impossibile che il DDL Gelmini possa essere ratificato dal Parlamento. Sempre che non si voglia fare un bis come l’accordo sulle Bozze siglato con Gentiloni 4 giorni prima delle elezioni.
Lo scenario indica una vittoria delle destre, ma anche in caso di vincita del centrosinistra la decisione da prendere è se mantenere lo stato di fatto puntando, in virtù del mandato ottenuto con la 7158, al trasferimento delle pre-intese del 2019 nella nuova legislatura. Ma questo è un potenziale rischio di credibilità per l’aver sostenuto “il contesto è cambiato“ che supportava lo scippo del diritto alla partecipazione con la Petizione del Comitato.
Altresì e con coerenza rinegoziare tutto, approvando l’Atto di Indirizzo Zappaterra e contestualmente respingere quello del leghista Facci (rispettivamente 5117 e 4910).
Per Bonaccini però significherebbe ripartire verso traguardi decisamente inferiori sia alle pre-intese concordate e sia ad una futura ed ipotetica Legge Quadro non altrettanto permissiva e votata da un Parlamento non più favorevole al DDL Gelmini ma di maggioranza centro destra.
L’impossibile
Assemblea legislativa, 27 luglio 2022, sedute n.158 e n.159
È in queste due sedute che contemporaneamente si compie l’atto formale e si evidenzia in modo chiaro il parallelismo tra la proposta di Autonomia Regionale Differenziata del PD e quella della Lega. Una seduta e un dibattito che, dopo un’attenta lettura dei punti chiave estratti dai verbali qui riportati, non può che indurci ad alcune riflessioni.
Non dimentichiamoci anche, che in Consiglio Regionale è già stato commesso un abuso il 13 luglio, 14 giorni prima, in 1a Commissione respingendo la Petizione, senza neanche avere approvato almeno uno dei due atti di indirizzo presentati in quell’occasione.
Era quello l’unico, e solo potenziale, motivo dichiarato per il respingimento e la conseguente mancata discussione della Petizione Popolare.
Ne riportano i verbali della Seduta n.158 del 27 luglio 2022, antimeridiana, Presiede Rainieri:
oggetto 5315 DEFR “documento di economia e finanza regionale 2023-2025“(6).
La parola al Consigliere Facci (Lega).
Qui l’estratto del suo intervento e del dibattito:
Facci: ”In realtà, l’intervento volevo farlo sull’ordine del giorno a mia prima firma, che è quello sull’autonomia differenziata, altra grande questione che divide questa maggioranza. Questo ordine del giorno… in realtà chiede all’Amministrazione regionale di andare avanti su quello che è stato in questo caso non promesso, ma addirittura deliberato, perché, sempre con la voglia di fare sempre i primi della classe, che contraddistingue questa Amministrazione e anche un po’ la sua persona … a differenza di Lombardia e Veneto, che hanno sottoposto il giudizio dell’autonomia differenziata ai cittadini, qua si è deciso con un atto di questa aula. Quindi, è una scelta politica, a prescindere da quello che potessero pensare i cittadini… una scelta politica forte, quindi, non suffragata dal voto popolare. Ma noi lo abbiamo condiviso, quest’aula lo ha condiviso e lo ha ribadito con la risoluzione, del 18 settembre 2018, la n. 7158. Allora chiediamo a lei che cosa sta succedendo? C’è qualcosa che osta ad andare avanti? Lei stesso recentemente ha dichiarato, lo ha scritto, come le Tavole di Mosè, nel programma amministrativo di mandato in maniera netta:
“Il progetto peculiare di autonomia regionale presentato dall’Emilia-Romagna nella passata legislatura trova oggi confermate le sue regioni, ed evidenzio una volta di più la necessità di spostare l’attenzione dall’architettura istituzionale, in quanto tale, alla capacità di dare risposte ai bisogni di cittadini e imprese del territorio”, eccetera.
Non per modificare il baricentro dei poteri, ma per approntare nuovi strumenti di governo. E ha rinnovato l’impegno con una serie di azioni.
Poi improvvisamente, complice anche sicuramente quello che è successo a Roma, abbiamo avuto una dimenticanza di questo tema.
Quello che è successo a Roma porterà a nuove elezioni, ma questo non significa che da parte della Regione non ci debba essere un rinnovo forte di questo impegno. Ma ce lo aspettiamo dalla sua persona, lei che, quando parla, oltre a destare l’attenzione, rende autorevole qualsiasi azione, qualsiasi proposta, qualsiasi promessa. Abbiamo (noi) un ordine del giorno, che auspichiamo che la maggioranza voti, per essere consequenziale a quello che lei fino a oggi ha detto, per essere consequenziale a quello che è stato scritto nel (suo) programma di mandato.
Un altro aspetto in cui, come – e lo cito per la seconda volta – dice il collega Taruffi, “parliamo per documenti e non per chiacchiere”.
Si passa alla votazione degli OdG dove il Consigliere Facci mette l’Atto di Indirizzo 4910, anche se è calendarizzato nella seduta pomeridiana, in votazione come ODG del DEFR. Il suo scopo è riuscire a farlo votare con il sistema elettronico perché ne rimanga traccia (ndr).
L’atto 4910 di Facci viene messo a votazione, senza neanche citarne il numero, dal Presidente Rainieri e viene respinto.
Nel pomeriggio la Seduta 159 del 27 luglio 2022 è svolta e presieduta sempre da Rainieri che, non si capisce come, si dimentica che l’odg n. 4 dell’ogg. 5315 DEFR, che conteneva la risoluzione 4910 a prima firma Facci (7), era stato respinto in mattinata.
Qui l’estratto del dibattito:
PRESIDENTE (Rainieri): “Passiamo ora agli atti di indirizzo con la risoluzione 4910: risoluzione per impegnare la Giunta e il presidente a continuare il percorso sull’autonomia differenziata, confermando tutti i propri precedenti atti di indirizzo in materia, con la richiesta a Governo e Parlamento di una accelerazione dell’iter di completamento del progetto di autonomia avviato fin dal 2017…
Abbinata, la risoluzione 5117 (presentato dalla consigliera Zappaterra) sugli ulteriori sviluppi del percorso finalizzato al conseguimento di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell’articolo 116, comma III, della Costituzione…
Consigliera Zappaterra, consigliere Rancan, prego, mettetevi d’accordo. Consigliera Zappaterra, prego”
Zappaterra: “Grazie, Presidente. Tenuto conto che siamo in una discussione di atti di indirizzo depositati diversi mesi fa, ed è cambiato il mondo, è cambiata la situazione politica, è cambiato il contesto, ed è quindi necessario ricominciare da un altro punto a fare un lavoro che pure condividevamo… Io proporrei al collega Rancan (LEGA)…, di ritirare la risoluzione dalla quale è originato il nostro atto di indirizzo. Propongo di rifare una discussione su un tema caro a tutti, quando abbiamo un contesto politico nazionale che ci aiuta, considerato che abbiamo tutti condiviso che bisogna partire dalla legge quadro”.
PRESIDENTE (Rainieri): “Grazie.
Consigliere Rancan, la presidente Zappaterra la invita eventualmente a ritirare la sua risoluzione. Nel caso in cui lei lo facesse, a sua volta la consigliera Zappaterra ritirerebbe la sua.
Rancan: “Il collega Facci è d’accordo con me. Per me la risoluzione è ritirabile, anche perché avete bocciato lo stesso identico ordine del giorno oggi nel DEFR, quindi per me è già discusso e già votato”.
PRESIDENTE (Rainieri): “Con questo accordo, si intendono ritirate la risoluzione 4910, a prima firma Facci, e la risoluzione 5117, a prima firma Zappaterra”.
Come dobbiamo allora considerare il superamento dei limiti democratici del dibattito di questo Consiglio Regionale?
Non c’è che dire, tutto questo movimento istituzionale regionale orchestrato intorno al progetto Autonomia Regionale Differenziata, ci costringe a porci alcune domande e riflessioni:
1) Il Presidente della seduta, Rainieri, come può non essere stato al corrente che il 4910 è stato respinto in mattinata, dato che è stato lui a presiedere e a battibeccare con il consigliere Facci? Come mai ignora che è stato respinto?
2) Il Presidente della seduta, Rainieri, può, a norma di regolamento e per logica, riproporre un oggetto, il 4910 a prima firma Facci, per discuterlo e votarlo quando è stato già respinto?
3) La Consigliera Zappaterra è certamente al corrente che l’Atto di Indirizzo a prima firma Facci è stato respinto e allora come mai offre il ritiro del suo Atto di Indirizzo 5117, in cambio del ritiro del 4910 respinto nella mattinata?
Un regalo o lo scopo era dimostrare di aver raggiunto un accordo bipartisan, coprendo così un’operazione attuata per proteggere la possibilità del Presidente Bonaccini di continuare autonomamente, grazie al mantenimento della 5178, nell’attuazione dell’Autonomia Differenziata?
Non è che così facendo si è anche operato affinché fosse cancellato un possibile dibattito, tanto scomodo alla sua stessa maggioranza? Perchè non è sbagliato pensare che discutendolo il PD avrebbe dovuto necessariamente approvarlo determinando per Bonaccini un arretramento rispetto alle pre-intese del 2019 e l’annullamento delle promesse fatte il 28 aprile 2022 con la sua comunicazione oggetto 5090.
4 ) La consigliera Zappaterra presenta l’Atto di Indirizzo 5117 il 28 aprile 2022 perché “è cambiato il contesto“ e lo ritira il 27 luglio perché “è cambiato il contesto“. Entrambe le volte per “rifare il punto e ripartire “. In realtà tutto rimane in essere nonostante siano state costruite la Risoluzione 7158 2018 e le pre-intese 2019 in contesti “superati “.
5) Se tutto allora è superato, come anche la Petizione Popolare, a cascata avrebbe dovuto diventare superata anche la Risoluzione 7158 del 2018.
6) Perché è stato respinto “l’Atto di Indirizzo 4910 a prima firma Facci, per poi essere resuscitato ad “insaputa” del Presidente Rainieri il quale, serenamente e diligentemente, fa da mediatore per il ritiro congiunto con il 5117 a prima firma Zappaterra?
Una svista che non a caso, consente poi di raggiungere l’accordo con la Lega che lo ritira perché già votato e respinto poche ore prima.
A questo punto: se di votato ed approvato rimane solo la Risoluzione 7158 del 2018 come mai anche la Petizione Popolare, che mira a ridiscutere tale risoluzione, sarebbe superata e quindi non prosegue il suo iter di discussione?
Non è che per questa Giunta regionale, il fatto che dei cittadini esprimano, secondo le procedure democraticamente definite, la volontà di discutere un’azione e una scelta che non condividono, siano considerati inutili e pretenziosi?
Lo sapremo solo quando e se il Comitato riuscirà a raccogliere le 5000 firme necessarie affinché sia approvata e discussa la LIP che mira ad (Art.1) “interrompere il processo in corso diretto all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’art. 116 comma III Cost.”
* cronologia realizzata con la fondamentale collaborazione di Antonio Madera portavoce del Comitato regionale No AD Emilia Romagna.
Link:
1 – (Atto di indirizzo Lega ogg 4910 ass 139 28 aprile 2022)
2 – (Processo verbale seduta 139 con oggetto 5090)
3 – (Atto di indirizzo 5117 ass 28 aprile 2022)
4 – (Risoluzione 7158 18 settembre 2018)
5 – (Processo verbale 1a commissione 13, 07, 2022 petizione popolar)
6 – Proc, verbale sed. 158 del 27/07/22 antimeridiana
7 – Proc. Verbale seduta n.159 pomeridiana 27/07/22
8 – Relazione Prof. Francesco Pallante
9 – Incontro con il Prof. Francesco Pallante sulle bozze di intesa del 2019
10 – Processo verbale 1° commissione con relazione Baruffi
11 – Testo DDL Gelmini
*giornalista e mediattivista, da Alkemianews.it
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