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Decreto Salva casa, ovvero come governare a forza di sanatorie

È arrivato ieri mattina alla Camera il decreto Salva casa, con le modifiche apportate dalla relativa Commissione Ambiente. Il nuovo provvedimento è stato fortemente voluto dal ministro delle Infrastrutture Salvini.

Per ora, la parte del decreto che era diventata conosciuta come Salva Milano è stata stralciata. Essa era stata pensata per risolvere a forza di legge una serie di abusi riguardanti le concessioni edilizie dei grattacieli della città.

Nei giorni scorsi più di 50 tra urbanisti e giuristi avevano sottoscritto un appello proprio per evitare quello che sarebbe diventato un grave precedente normativo. Ma il pericolo non è ancora scongiurato.

Infatti, il sottosegretario Alessandro Morelli ha fatto sapere che l’intenzione è quella di inserire queste misure nel decreto Infrastrutture. E intanto, con il testo arrivato alla Camera già altri favori alla speculazione sono in via di approvazione.

Innanzitutto, lo sdoganamento dei micro-monolocali. Essi potranno ottenere l’abitabilità con una superficie di 20 mq per una persona (28 oggi), 28 per due persone (38 oggi).

Come se non bastasse, anche l’altezza minima dei locali viene portata da 2,7 metri a 2,4. L’unica condizione è che siano sottoposti a ristrutturazioni tali da garantire idonee condizioni igienico-sanitarie.

Questa è però una foglia di fico, per nascondere il fatto che appartamenti inadeguati a essere abitati verranno ora regolarizzati, più che essere messi sul mercato. Perché tanti di questi bugigattoli erano già spesso affittati.

Seconda Salvini questa scelta “va incontro alle necessità di studenti e lavoratori – specialmente nelle grandi città – oltre a favorire la riduzione del consumo del suolo”. In pratica, la dimostrazione di come i settori popolari non siano mai stati ascoltati dal governo.

Studenti e lavoratori non hanno bisogno di nuovi stanzini in cui vivere, ma del calmieramento dei prezzi e dell’edilizia popolare, anche attraverso il recupero degli immobili sfitti. E vogliono, semmai, la denuncia di condizioni di abitabilità non rispettate, non la loro regolarizzazione.

Per non parlare poi dell’ipocrita affermazione che così si riduce il consumo di suolo. Detto dal ministro del ponte sullo Stretto di Messina risulta ridicolo, senza considerare che altre riforme introdotte dal provvedimento vanno in direzione opposta.

Ad esempio, le tolleranze costruttive per lo sforamento di quanto costruito rispetto alle autorizzazioni concesse, dal 2% al 6% a seconda della metratura dell’edificio. E il recupero dei sottotetti risponde sempre agli interessi della speculazione più che alla riduzione di consumo di suolo.

Non è l’ultima misura che verrebbe introdotta con questo decreto, ma è utile sottolineare che, inoltre, viene facilitato il cambio di destinazione d’uso. Non sarà necessario garantire gli standard per i servizi pubblici e la dotazione minima di parcheggi.

In questo modo, sarà ancora più difficile combattere il fenomeno degli affitti brevi, il rialzo dei fitti, la speculazione alimentata dalla turistificazione. Punto su cui, al di là della retorica e della propaganda, né centrodestra né centrosinistra vogliono intervenire seriamente.

Ci troviamo, dunque, di fronte all’ennesima norma che palesa come l’attuale classe dirigente non sia in grado di governare programmando lo sviluppo del paese. Il principio è sempre quello di lasciar fare al privato e poi intervenire a sanare le storture create.

L’alternativa, l’unica praticabile, è quella di riportare il pubblico e la sua pianificazione al centro dell’agenda economica. Vincoli o non vincoli euroatlantici.

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