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Telegram. Incriminato e scarcerato Durov. La guerra per il controllo dei social

Gli amministratori delegati di Tim, Vodafone, Iliad, Fastweb sono stati arrestati poiché alcuni boss del crimine organizzato utilizzano le loro compagnie telefoniche per comunicare tra loro con i cellulari. Dovrebbe essere questo il titolo di apertura dei giornali dei prossimi giorni se la giustizia francese o italiana agissero in coerenza con le accuse che hanno portato all’arresto nei giorni scorsi del ceo di Telegram, Pavel Durov.

Sono infatti sei i capi d’imputazione di cui è stato ufficialmente accusato dalla procura di Parigi l’oligarca franco-russo Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato di Telegram.

Durov è stato arrestato all’aeroporto Le Bourget di Parigi lo scorso 24 agosto. Secondo la Procura di Parigi è stato arrestato per la mancanza di attività di moderazione sulla sua app di messaggistica istantanea, così come per non aver collaborato nella lotta al traffico di droga e nella diffusione di contenuti pedopornografici. L’arresto è avvenuto “come parte di un’inchiesta giudiziaria aperta l’8 luglio”, ha spiegato la Procura.

Ieri pomeriggio Durov è stato interrogato da due magistrati che, secondo un comunicato stampa del procuratore di Parigi Laure Beccuau, lo hanno incriminato dopo diverse ore di interrogatorio per i reati di: “rifiuto di comunicare le informazioni necessarie alle intercettazioni autorizzate dalla legge”, complicità in vari crimini perpetrati attraverso l’utilizzo dell’app di messaggistica istantanea – traffico di stupefacenti; reati su minori; frode; e riciclaggio di denaro – e “fornitura di servizi di crittografia volti a garantire funzioni di riservatezza senza dichiarazione conforme”.

Durov è stato anche rilasciato in seguito al pagamento di una cauzione di 5 milioni di euro ma gli è proibito lasciare la Francia e dovrà effettuare una registrazione presso una stazione di polizia francese due volte a settimana.

Parlando alla stampa presso il tribunale di Parigi, il suo avvocato David-Olivier Kaminski ha stimato che “è del tutto assurdo pensare che il gestore di un social network possa essere coinvolto in atti criminali che non lo riguardano, né direttamente né indirettamente”.

Non può mancare, infine, una osservazione di carattere tutto politico: in questo mondo pare che gli unici social network da limitare e criminalizzare siano Tik Tok e Telegram, gli unici che non sono sotto il controllo dei Big Data statunitensi come Meta, Google etc.

Sia negli USA che nell’Unione Europea le classi dominanti sono ormai terrorizzate dall’idea che dei canali di comunicazione sfuggano al loro controllo e propaganda. Ma hanno il coraggio di invocare la libertà di stampa per giustificare il bavaglio che stanno stringendo sulla fonti di informazioni alternative o diverse da quelle ufficiali o ufficialmente controllate… da loro.

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