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Elezioni in Emilia-Romagna: irrompe una lista unitaria per la Pace, l’ambiente e il Lavoro

Venerdì 6 settembre, con un comunicato unitario, è stata annunciata la presentazione della lista regionale “Emilia-Romagna per la Pace, l’Ambiente e il Lavoro” con Federico Serra come candidato presidente, sostenuta da Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano.

É una lista che vuole “rompere con il sistema bipolare del PD e delle destre”, come recita il comunicato, ed ha tutti i presupposti per farlo.

Le elezioni in Emilia Romagna, di cui è ancora incerta la data  (la più probabile sembra ad oggi il 17-18 ottobre), saranno un test importante per capire da un lato la capacità di tenuta della maggioranza politica che sostiene l’attuale esecutivo e dell’altra la verifica del “campo largo” – in questo caso larghissimo – insieme a quelle liguri che, ormai sfumata l’ipotesi di un “election day”, dovrebbero tenersi il 27-28 ottobre.

Anche gli elettori dell’Umbria verranno chiamati alle urne, ma non vi è ancora un’ipotesi concreta di data.

Il centrodestra, nelle elezioni liguri ed emiliano-romagnole, potrebbe prendere una bella batosta, mentre il “campo largo” potrebbe confermare – dopo le europee – la propria formula riassorbendo definitivamente la “variante populista” del Movimento 5 Stelle con un ruolo ancora più subordinato dentro la coalizione (a cominciare dal fatto che i due candidati governatori di Liguria ed Emilia Romagna sono entrambi del PD) ed anche quella sinistra che ha dismesso anche tatticamente ogni prospettiva di autonomia politica, come SI e i Verdi, e che non vede nessuna incoerenza nell’essere nello stesso schieramento con renziani e soci.

Le annunciate dimissioni di Bonaccini prima della fine del suo secondo incarico, ufficializzate dopo l’elezione dell’ex governatore della regione ad eurodeputato, hanno posto l’orizzonte delle elezioni anticipate alle forze politiche regionali, con un “campo largo” che vede il PD della Schlein, uscito rafforzato dalle europee, ed una prima incrinatura nel consenso alle forze della maggioranza governativa.

In Emilia Romagna il centrodestra è quello che per primo ha espresso una propria candidata appoggiando la “civica” Elena Ugolini, fin dal 25 luglio.

La Ugolini è da diversi decenni una figura di spicco di Comunione e Liberazione, una militante ciellina di vecchia data dietro la quale si è voluto allineare, attorno al proprio blocco di potere economico-politico, un centrodestra comunque inconsistente.

La Ugolini, che proviene dal mondo della scuola – professoressa e poi preside del liceo paritario “Malpighi”, nel capoluogo emiliano – ha avuto ruolo di responsabilità nelle varie demolizioni della scuola italiana (dalla riforma Berlinguer alla Moratti), con un ruolo di sottosegretaria di Profumo durante il governo Monti, ed ha svolto ruoli importanti in progetti che hanno subordinato l’istruzione superiore ai bisogni delle aziende della Motor Valley.

Insomma una storica “picconatrice” della scuola della Costituzione.

L’annuncio della candidatura è avvenuto l’8 luglio, ben prima dell’endorsement del centrodestra che ha optato per appoggiare un profilo, per così dire, di basso profilo politico rispetto a quella di Lucia Bergonzoni, che nel 2020 che sfidava l’“ex” renziano Stefano Bonaccini dopo il suo primo mandato.

Il “campo largo” ha deciso invece per un profilo più politico, puntando sulla figura di un “amministratore” come il sindaco di Ravenna Michele Pascale, ufficializzato dal PD a metà luglio.

Il sindaco di Ravenna è balzato agli onori della cronaca nazionale per la gestione dell’alluvione in Emilia Romagna del maggio dello scorso anno, e per la difesa a spada tratta della costruzione del rigassificatore al largo della città che amministra.

Quella di De Pascale è una figura di amministratore che, da semplice consigliere comunale del proprio paese d’origine, nell’arco di un ventennio è arrivato ad essere eletto all’unanimità come Presidente dell’Unione delle Province d’Italia (UPI), diventando un capofila di quel vivaio di amministratori “nativi democratici”.

É figura piuttosto vicina all’industria del turismo e alle lobby energetiche, con posizioni decisamente “moderate”.

Bisogna dire che il confronto politico tra i due candidati, tendenzialmente intercambiabili, finora è stato abbastanza “incolore”, con una sostanziale convergenza tra le due figure sulle politiche di fondo, per molti versi imbarazzante.

Si sono incontrati, stringendosi la mano, il 6 settembre all’inaugurazione del nuovo campus della Bologna Business School, tanto per capirsi…

Ora l’irruzione della lista “Emilia-Romagna per la Pace, lAmbiente e il Lavoro” – l’unica a dover raccogliere firme per potersi presentare – rompe i comodi schemi di una campagna politica tutta giocata su chi sia la figura migliore per interpretare al meglio i bisogni padronali, e rimuovere le questioni più scottanti dell’attualità.

Finora c’è stato un tentativo bipartisan di de-politicizzare un’elezione che, per il PD, sembra più altro un “passaggio di consegne” nelle mani di un altro esponente di spicco del “Sistema Emilia-Romagna”, mentre per il centrodestra è una chance per avanzare nel processo di normalizzazione dietro una figura “neutra”, con saldissimi rapporti nell’establishment.

Si apre quindi la possibilità di dare una rappresentanza politica agli interessi degli esclusi e penalizzati dal “Modello Emilia-Romagna”, mettendo il dito nella piaga nelle molte responsabilità di una classe politica che ha come unico credo unitario un neo-liberismo sfrenato, concentrata nella difesa a spada tratta della rendita, che promuove politiche belliciste con hanno ricadute importanti anche nel territorio regionale.

Il candidato a “governatore”, Federico Serra, è un lavoratore delle cooperative sociali, da molti anni militante sindacale dell’Unione Sindacale di Base e attivista impegnato nelle lotte politiche e sociali a Bologna e nell’Emilia Romagna.

Il suo “curriculum sociale”, delineato nel comunicato unitario della lista, è già di per sé una garanzia di un impegno costante senza tornaconti personali al fianco delle classi subalterne e dentro battaglie progressiste, tra cui – in ultimo – la lotta per la difesa del Parco Don Bosco a Bologna.

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5 Commenti


  • Barbieri Mario

    Una lista unitaria a sinistra, meno male, certo che Verdi e SI dimostrano ancora una volta che sono solo stampelle del PD


  • Andrea

    Informate sui banchetti e la modalità raccolta firme. È possibile anche on-line?


  • Dario

    Ma perché ancora si fanno liste con rifondazione??
    Perché perseverare a collaborare con soggetti, che appena troveranno un progetto politico che a loro sembrerà più conveniente elettoralmente, lasceranno tutto?
    Poi cmq a me sembra chiara la volontà di rifondazione che con la lista di Santoro vuole far parte del cosiddetto “campo largo” col PD.. Inoltre in Sardegna rifondazione si è alleata con Calenda e sinceramente queste sono cose che fanno perdere di credibilità…
    È veramente un dispiacere vedere Potere al Popolo che ancora fa liste con rifondazione.


    • Redazione Contropiano

      Probabilmente perché ci sono diverse Rifondazione, anche se fanno fatica a formalizzare gli orientamenti diversi…


  • Antonio Dori

    E’ sempre giusto provarci. Dai Federico!

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