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Esce dal carcere, lo sbattono in un Cpr. Ancora persecuzione contro Mansour Doghmosh

Le autorità italiane si accaniscono ancora contro un palestinese in Italia, padre di tre figli, appena scarcerato perché il tribunale non ha ritenuto valide le accuse contro di lui.

Qui di seguito un appello urgente lanciato per Mansour Doghmosh:

Nonostante la scarcerazione disposta dal Tribunale del Riesame dell’Aquila nell’udienza di ieri, lunedì 9 settembre, Mansour Doghmosh è stato trasferito in un CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri).

Oltre l’assurdità dell’accanimento, è necessario porsi una domanda: un rimpatrio dove? Mansour ha moglie e tre figli piccoli, e non può essere rimpatriato in Palestina, dove da 11 mesi si sta consumando un genocidio nel quale oltre 40mila palestinesi sono stati uccisi e dove rischierebbe la detenzione politica in un carcere israeliano dove – per la stessa Corte d’Appello dell’Aquila – torture e trattamenti inumani e degradanti sono la prassi. Il trasferimento di Mansour nel CPR rappresenta una grave violazione dei diritti umani, una decisione che lo espone al rischio di subire ulteriori persecuzioni e violenze.

Non possiamo rimanere in silenzio. Chiediamo a tutte e tutti di unirsi nel chiedere l’immediata liberazione di Mansour e il riconoscimento della protezione umanitaria per lui e per la sua famiglia. Non possiamo permettere che un palestinese venga ulteriormente vessato da ulteriori ingiustizie, dopo la detenzione. Chiediamo a tutte le organizzazioni politiche e sindacali, comitati e coordinamenti solidali con il popolo palestinese di mobilitarsi in presìdi davanti alle Prefetture delle diverse città italiane. Libertà per Mansour Doghmosh!

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