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No all’Autonomia Differenziata. Consegnate le firme per il referendum, ma alcune regioni vogliono subito le deleghe

Il Comitato referendario per l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata ha consegnato questa mattina in Corte di Cassazione le firme raccolte per il quesito referendario contro la legge del ministro Calderoli. Risultano essere state raccolte e consegnate oltre 1,3 milioni di firme. 

Ma la tabella di marcia per introdurre nel paese una pericolosa e destabilizzante legge come quella su cui si andrà a referendum (anzi ai referendum, ndr), non sembra fermarsi.

Infatti in attesa che vengano definiti i Livelli essenziali delle prestazioni (condizione essenziale per il trasferimento alle regioni delle materie legate ai Lep), quattro regioni come Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto hanno già presentato richiesta di avvio dei negoziati per assumere subito le 9 competenze “non Lep” che, in quanto slegate dalla definizione dei parametri minimi da garantire su tutto il territorio nazionale, sono immediatamente trasferibili alle regioni che le chiederanno.

In prima fila c’è il Veneto del leghista Zaia che già ha chiesto tutte e 9 le materie (rapporti internazionali e con l’Unione europea, commercio con l’estero, professioni, protezione civile, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale, enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale e organizzazione della giustizia di pace).

Il prossimo 3 ottobre il governatore Luca Zaia inizierà su questo il confronto con il governo.

Seguirà a ruota la Lombardia con 8 materie (tutte tranne l’organizzazione della giustizia di pace), mentre Piemonte e Liguria si starebbero orientando per chiederne sei.

Entrata in vigore il 13 luglio, la procedura attuativa delle legge sull’Autonomia Differenziata si è subito messa in moto già a fine luglio con l’invio ai ministeri competenti e al Mef di tutti i documenti necessari ad avviare i negoziati con le quattro regioni. “Una volta trascorsi 60 giorni da quella data dobbiamo cominciare il confronto”, ha dichiarato il ministro Calderoli.

A conclusione del negoziato tra governo e regioni, il consiglio dei ministri approverà l’intesa preliminare su cui si esprimerà la Conferenza Unificata, entro 60 giorni. Entro i successivi 90 giorni dovranno esprimersi le Camere. Dopo questa fase di pareri, il Presidente del Consiglio stilerà lo schema di intesa definitiva e lo invierà alla regione che dovrà approvarlo e poi comunicarlo al governo. A questo punto il Consiglio dei Ministri delibererà l’intesa definitiva approvando un ddl ad hoc entro i successivi 45 giorni. Il ddl verrà trasmesso alle Camere e dovrà essere votato dal parlamento con maggioranza assoluta.

A Gennaio la Corte Costituzionale si dovrà pronunciare sui due referendum che chiedono l’uno l’abrogazione totale della legge, l’altro l’abrogazione parziale. Quest’ultimo è il risultato del blitz delle regioni governate dal Pd, dentro cui gli avversari dell’autonomia differenziata sono assai meno e meno convinti di quelli che chiedono di abrogare completamente la legge varata dal governo della destra.

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1 Commento


  • Pasquale

    Ancora il PD…

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