Oggi a Roma alle ore 17:30 al ministero della Salute (Lungotevere altezza Isola Tiberina), ci sarà la manifestazione chiamata da Non Una di Meno e la Rete Nazionale Consultori e Consultorie in occasione della giornata internazionale per il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito.
Il diritto all’aborto viene minacciato dalle istituzioni e dalle associazioni anti-scelta, cosiddette “pro-vita”, che il governo continua a sdoganare. Lo stesso governo Meloni che si riempie tanto la bocca sull’essere madri, con a capo Giorgia, “una donna, una madre e una cristiana”, è lo stesso che nega il diritto alla casa, alla sanità pubblica, chiude e depotenzia i consultori, necessari in primis per le giovani e le donne dei quartieri popolari.
Il 23 aprile scorso in Senato è passato l’emendamento, proposto dal deputato Malagola di Fratelli d’Italia, al DL 19/2024 che prevede e rafforza l’accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori inserendoli nella ripartizione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resistenza (PNRR) che riguarda il finanziamento della sanità territoriale.
Le Regioni, a cui spetta l’organizzazione dei servizi consultoriali, “possono avvalersi” senza oneri a carico della finanza pubblica, “del coinvolgimento di soggetti del terzo settore” con “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.
La legittimazione nazionale delle associazioni antiabortiste per operare nei consultori si colloca in una realtà già tragica: i finanziamenti pubblici ai consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e antiabortiste esistono da tempo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Friuli Venezia Giulia mentre quelli pubblici vengono chiusi, svuotati di personale, inglobati nelle case della salute, privandoci di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche, aperte e accessibili a tuttə.
La legge n. 34/1996 e anche il recente DM n. 77/2022 prevedono 1 consultorio ogni 20.000 abitanti, mentre ormai a livello nazionale siamo arrivati a 1 consultorio ogni 45.000/75.000 abitanti e molte delle offerte plurispecialistiche (accompagnamento alla gravidanza, al postparto e alla menopausa, l’aborto farmacologico, la contraccezione, la prevenzione,lo spazio giovani) vengono disattese ovunque.
Oggi non solo i consultori sono insufficienti, ma non svolgono più molte delle funzioni per le quali sono nati, svuotati dalla loro finalità politica per diventare in molti casi poco più che ambulatori.
Rafforzare e sostenere con fondi statali a livello nazionale la libertà di accedere ai consultori alle associazioni antiabortiste significa sfruttare la pressione psicologica (e non la decantata consulenza sulla maternità) per manipolare le nostre scelte in merito alla nostra salute sessuale e riproduttiva.
Questo emendamento, oltre a rappresentare un uso improprio dei fondi del PNRR – come sottolineato anche dalla Commissione europea per gli Affari economici e finanziari – non apporta alcun miglioramento alla sanità pubblica, ma rinforza il legame già esistente tra i vertici del governo e le associazioni antiabortiste fondamentaliste.
L’attacco al diritto all’aborto va inoltre di pari passo con la messa in discussione della salute delle persone trans e non binarie: a gennaio l’ispezione al Carreggi sull’uso della triptorelina e la successiva creazione di un tavolo tecnico – promosso dai ministri Schillaci e Roccella – per la valutazione dell’uso di questo farmaco non lasciano dubbi sul fatto che queste iniziative portino anche la firma di organizzazioni antiabortiste come Provita e famiglia.
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Sergio Binazzi
è demenziale che si parli ancora di una legge di 40 e passa anni fa dove più del 68% degli aventi diritto di voto e con una percentuale di votanti del 79 % che penso non si sia più raggiunta abbia votato a favore dell’aborto. questi strani cattolici sono contrari e al contempo sono in prima fila per armi e guerre, ma per questo la nostra ” democrazia ” è per ammazzare intere generazioni, adducendo forse che è per iloro bene. che razza di pagliacci abbiamo?