Prima del 7 ottobre l’italiana Leonardo ha fornito al governo di Tel Aviv aerei d’addestramento, elicotteri, sistemi elettronici avanzati, firmato partnership per un controvalore che sfiora il miliardo di euro.
Da data, però, fanno sapere dalla Leonardo “non sono state concesse nuove autorizzazioni a esportare armi verso Israele, e la sospensione prosegue tuttora”. L’asserzione era stata confermata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani e così risulta dai dati dell’Uama, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento della Farnesina.
Sembrerebbe dunque che l’Italia (Leonardo è un’azienda pubblica, con una solida “maggioranza di controllo” – 30,2% – in mano al Mef, anche se quotata in borsa) abbia preso in qualche misura le distanze rispetto alla pratica genocida di Tel Aviv. Ma è un’impressione sbagliata.
Relativamente all’anno in corso, per la Leonardo risultano in essere solo le attività di supporto logistico per la flotta di Aermacchi M-346, per circa 7 milioni di euro.
Ma, com’è noto, i piloti della Israel Air Force si addestrano dal 2016 sugli Aermacchi M-346 che gli sono stati venduti dall’Italia. Inoltre utilizzano anche gli elicotteri AW119Kx, ordinati in due lotti da sette velivoli ciascuno dal ministero della Difesa prodotti negli stabilimenti Leonardo di Philadelphia.
Ma in questi giorni di escalation del conflitto in Medio Oriente, è arrivato l’annuncio da parte della statunitense Defense Security Cooperation Agency di una possibile commessa di equipaggiamenti militari, rimorchi per carri armati pesanti e relative attrezzature, che vede come capofila proprio Leonardo attraverso la sua controllata Drs.
Il contratto ha un valore stimato in 164,6 milioni di dollari, e la Dsca l’ha già notificato al Congresso degli Stati Uniti. Le consegne sono attese a partire dal 2027.
La controllata statunitense Leonardo Drs a è estremamente attiva sul fronte degli affari con Tel Aviv. Del resto è nata nel 2022 dalla fusione con l’israeliana Rada. Dalla fusione con la società specializzata in radar tattici militari, la Leonardo Drs ha ottenuto anche una partecipazione del 12% nella Radsee Tecnhology, una società con sede a Herzliya, vicino Tel Aviv, dove produce radar per veicoli.
A marzo 2020, il Pentagono aveva già assegnato a DRS Sustainment, una sussidiaria di Leonardo Drs, un contratto da 12,3 milioni di dollari nell’ambito del programma Foreign Military Sales (FMS) per fornire a Israele un numero imprecisato di rimorchi. La società si è aggiudicata un altro contratto del valore di 15,4 milioni di dollari per produrre un numero imprecisato di Hdtt per Israele a dicembre 2023.
Ma Drs è qualcosa di più di una semplice “controllata”. Come annunciato ufficialmente dalla stessa Leonardo, nel novembre 2022, è stata portata a termine in quella data “l’operazione di fusione tra la controllata statunitense Leonardo DRS, Inc. (‘Leonardo DRS’) e la società israeliana RADA Electronic Industries Ltd. (“RADA”), con automatica quotazione di Leonardo DRS“.
L’amministratore delegato era a quel tempo il “democratico” Alessandro Profumo, che spiegava come “La fusione è perfettamente allineata agli obiettivi strategici, commerciali e finanziari di Leonardo, consentendo al Gruppo di raggiungere un posizionamento unico nel segmento dei radar di superficie grazie alla sinergia derivante dal proprio portafoglio prodotti unitamente a quello di RADA, di Hensoldt e di GEM.
L’operazione garantirà inoltre a Leonardo una presenza domestica stabile nel contesto industriale israeliano, supportando lo sviluppo del mercato internazionale di Leonardo, e consentendo allo stesso tempo a RADA di accedere a opportunità nei mercati e programmi europei ed export, facendo leva sulla presenza globale di Leonardo“.
Un gioco delle scatole cinesi, in cui il “controllore centrale” di un sistema societario differenziato pro-forma, ma dipendente dalle scelte del governo italiano, pratica una politica di fornitura e fusione con soggetti statuali impresentabili senza però apparire più in prima persona.
Gettare il missile e nascondere la mano, insomma…
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