Sabato 12 ottobre le piazze di molte città italiane torneranno a riempirsi in solidarietà con il popolo palestinese, per ribadire lo stop al genocidio a Gaza e all’invasione del Libano, senza perdere di vista che in queste ore potrebbe scatenarsi l’escalation di guerra contro l’Iran.
La giornata nazionale di mobilitazione per la Palestina di sabato 12 ottobre avviene dopo la straordinaria manifestazione di Roma del 5 ottobre dove migliaia e migliaia di persone hanno respinto un ingiustificato divieto di manifestare per la Palestina a ridosso del 7 ottobre. A Roma l’appuntamento è nuovamente a Piazzale Ostiense alle ore 15.00. A Milano in Piazza Maciachini alle 15.30, a Firenze sotto la Rai alle ore 16.00.
L’idea che la ricorrenza della data del 7 ottobre potesse creare una sorta di “zona franca”, è stata infranta non solo dalla perdurante brutalità dei bombardamenti sul Libano e su Gaza, ma adesso anche dall’ulteriore atto di aggressività messo in campo dagli apparati statali israeliani con i deliberati bombardamenti su ben tre basi del contingente Unifil delle Nazioni Unite sulla linea blu tra Libano e Israele, linea stabilita in base all’ennesima risoluzione dell’Onu che Israele ha violato.
Con che cosa stanno facendo i conti le manifestazioni per la Palestina che in tanti paesi del mondo continuano a marciare ormai da un anno? Fanno i conti con la realtà di uno Stato-canaglia – Israele – al quale fino ad oggi è stato consentito tutto, incluso il mettere sempre alleati e nemici di fronte al fatto compiuto, rendere irreversibile ogni negoziato e impraticabile il ripristino della legalità stabilita dal diritto internazionale e non dal “sistema di regole” stabilite e imposte da Washington e Tel Aviv in base ai rapporti di forza .
In questi giorni molti commentatori filo-israeliani in Italia hanno dato dimostrazione di vera e propria isteria dovendo registrare come nella società, nonostante la narrazione mediatica sul e del 7 ottobre, la maggioranza dell’opinione pubblica riconosca e provi empatia per le ragioni dei palestinesi e non per quelle di Israele.
Decenni di egemonia politica, ideologica, culturale imposta dagli apparati ideologici dello stato israeliani – talvolta con intimidazioni, anatemi e caccia alle streghe sui media, nelle università, nelle istituzioni culturali – si sono sgretolati fragorosamente.
Colpa di un pregiudizio antisemita? No, colpa dello smascheramento della protervia e della brutalità del progetto coloniale, annessionista ed ora genocida israeliano contro il popolo palestinese.
Uno Stato al quale è stato permesso per decenni di infischiarsene delle risoluzioni ONU – spesso imposte ad altri paesi a forza di bombe e sanzioni -, di bombardare e uccidere gli operatori, gli ambulatori e le scuole dell’UNRWA, di minacciare i giudici della Corte Penale e del Tribunale Internazionale di giustizia, di definire le Nazioni Unite come “una palude di antisemitismo” e di vietare l’ingresso a Gaza e Israele al segretario generale dell’Onu, oggi non merita più diritto di cittadinanza nella comunità delle nazioni fin qui esistente e definite dalla Seconda Guerra Mondiale in poi.
Israele, in base alla logica del “cane pazzo” evocata molti anni fa da Moshè Dayan, ha deciso che i suoi interessi materiali e la sua visione “messianica” possono fare a meno del resto del mondo tranne gli USA. E’ tempo che il resto del mondo decida che può fare a meno di cooperare con uno Stato che è diventato una minaccia contro tutti gli altri e, forse, anche contro se stesso.
Anche per questo è importante che sabato 12 ottobre le piazze per la Palestina e le forze della solidarietà con i palestinesi restituiscano al mondo e nelle società in cui agiscono una dimostrazione di forza, di maturità e lungimiranza di cui oggi c’è ancora maggior bisogno che nei mesi scorsi.
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giuseppe
On Osraele le piazze sono piene di manifestanti contro Netanayu mentre in Italia vengono proibite le proteste per antisionismo ma forse anche gli israeliani sono antisionisti Piantedosi forse non si capacita di essere a fianco di coloro che sparano contro i militari italiani
Antonio Tarsitano
Raccogliendo il senso di un tuo precedente intervento,credo si debba fare un po’ il punto oltre le sacrosante manifestazioni
In termini di obiettivi di “fase”: Fase attraversata da un evidente accelerazione e salti di qualità della Tendenza alla Guerra
Evitando di scivolare sul terreno infido e cavalcabile dai sovranisti,va pure notato che per la prima volta,militari Italiani si trovano coinvolti nella guerra d’Israele. Dunque una parola d’ordine di Ritiro delle Truppe dal Libano,unito al rifiuto del’incremento del Contingente Nato e l’invio di Carabinieri..visti”i rischi che si corrono”(capiamoci..un po’ di tattica comunicativa..niente di più)..Bene,questa parola d’ordine potrebbe anche essere utilizzata in Presidi e Manifestazioni dirette sul PD,nei termini di costringere a pronunciarsi chiaramente coram populi e prendersi le proprie(conseguenti) responsabilità
Oltre a poter trovare terreno fertile nel senso di insofferenza verso Israele dimostrato nei sondaggi da una buona parte di italiani
Magari non si raggiungerà l’obiettivo però credo che il terreno ora sia leggermente più favorevole (paradossalmente. )..per allargarsi e inserirsi nelle contraddizioni: quella più evidente: la ridicola Spesa in Finanziaria per la Sanità a fronte delle possibili accresciute spese militari
Grazie
Antonio Tarsitano
Pina M.
Grazie Sergio, il miglior articolo che io abbia letto sulla insopportabile protervia, impunità e brutalità dello stato terrorista di Israele.