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L’omicidio Vassallo e le caxxate di Saviano

Le cronache di ieri riferivano della svolta investigativa nella vicenda dell’omicidio del sindaco di Pollica-Acciaroli, Angelo Vassallo, ucciso il 5 settembre del 2010. Assassinio nel quale – secondo le nuove acquisizioni investigative – sarebbero coinvolti due carabinieri, uno dei quali colonnello con una carriera nei Ros e nell’antimafia.

Avevo seguito la vicenda quando lavoravo a Liberazione. Per altro Vassallo era un personaggio particolare, definito sindaco-sceriffo per alcune sue ordinanze. Il suo nome era salito alle cronache anche per un altra vicenda, la morte di Francesco Mastrogiovanni, il maestro anarchico deceduto per un edema polmonare nel corso di un Tso, dopo aver trascorso 82 ore senza cibo né acqua legato ad un letto di contenzione del reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania.

Per quella morte furono messe sotto processo 18 persone, tra medici e infermieri. A firmare l’autorizzazione, largamente immotivata, per il ricovero coatto era stato proprio Vassallo. Tuttavia al momento del ricovero Matrogiovanni si trovava a san Mauro del Cilento, cioè fuori dalla giurisdizione del sindaco di Pollica-Acciaroli, che quindi in quel tragico episodio aveva abusato dei propri poteri.

Ricordo che nemmeno 48 ore dopo la morte di Vassallo, Saviano sostenne in un lungo articolo uscito su Repubblica che il primo cittadino del paesino del Cilento, eletto in una lista civica dopo aver rotto col Pd, era stato ucciso perché lasciato solo a combattere lo strapotere di una camorra in procinto di allargare i suoi voraci interessi affaristici e criminali su nuovi territori ancora incontaminati e strenuamente difesi dal «sindaco-pescatore».

Snocciolava nomi di capi clan, si dilungava in organigrammi, disegnava piramidi criminali, raccontava dei sicuri appetiti sul porticciolo turistico di Acciaroli che avrebbero fatto gola ai casalesi, i suoi nemici di sempre, additandoli come i sicuri mandanti dell’assassinio. «Uno scandalo della democrazia», concludeva lo scrittore con la scorta pronto a lanciare la sua nuova crociata.

Quattordici anni dopo sappiamo che la verità è un’altra, meno banale, meno manichea, carica di sorprese e piena di sfumature, dove i cattivi non stanno nel posto che ti aspetti. Ma già un anno dopo l’assassinio si era venuti a sapere che la pista seguita era legata ad un traffico locale di stupefacenti e faceva capolino il nome di un generale dei carabinieri. Gli sviluppi di oggi hanno cambiato nome e gradi ma la presenza dei carabinieri è stata confermata.

Niente a che vedere, dunque, con la narrazione dell’episodio diffusa dopo l’omicidio e che aveva suscitato una forte emozione e una imponente mobilitazione politico-mediatica.

Il 25 settembre 2010, pochi giorni dopo la morte di Vassallo, venne addirittura organizzato un convegno, proprio a Pollica, dalle fondazioni Democratica e Generazione Italia con Veltroni, Fini, Mantovano e ovviamente Saviano. La morte di Vassallo era diventata un’ottima passerella per quel tipo di politica che flirtava col populismo. L’incontro venne poi annullato a pochi giorni dall’appuntamento.

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