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Fermare Israele per fermare il genocidio e la guerra senza limiti in Medio Oriente

La riuscita di questa assemblea è la conferma di quanto fosse forte e diffusa l’esigenza di fare un salto di qualità nella mobilitazione a sostegno del popolo palestinese e di convergenza tra tutte le forze impegnate nelle mobilitazioni di questi mesi. Altrettanto forte è l’esigenza di una grande manifestazione nazionale che punti a diventare un fatto politico che governo e apparati filo-israeliani non possano ignorare.

Vogliamo sinteticamente portare l’attenzione dell’assemblea su quattro questioni:

1) Da mesi lo scenario in Medio Oriente è cambiato, non è lo stesso di ottobre 2023 né di sei mesi fa. Inoltre la vittoria di Trump aggraverà ulteriormente la situazione.

Oggi in gioco non c’è più solo il genocidio dei palestinesi a Gaza e l’annessione dei territori occupati in Cisgiordania e cioè di un fattore che vanifica materialmente la possibilità della nascita di uno stato palestinese indipendente e che legittima pienamente il diritto di resistenza del popolo palestinese. Oggi è la guerra senza limiti in Medio Oriente scatenata da Israele che va fermata.

2) Israele già adesso si ritiene uno stato “in guerra su sette fronti”: palestinesi a Gaza e Cisgiordania, Iran, Libano, Yemen, Siria, Iraq, in pratica è in guerra con più di mezzo Medio Oriente. Israele è dunque una minaccia di guerra per la regione ma anche per il resto del mondo ed in modo particolare per l’Europa.

L’onda lunga della guerra senza limiti di Israele arriva anche qui da noi e nei paesi europei.

a) C’è l’aggressività e il senso di impunità dei gruppi ultrasionisti. Lo abbiamo visto spesso a Roma, ma anche in Francia. Gli stessi avvenimenti di Amsterdam vanno letti in questa ottica.

b) C’è l’intimidazione e la criminalizzazione politica, legale e mediatica in diversi paesi europei contro chi solidarizza con i palestinesi nelle università, nelle istituzioni e nei mass media.

c) C’è la stretta compenetrazione tra le aziende militari e tecnologiche italiane (ed europee) e quelle israeliane in un crescente clima di economia di guerra, incluse le aziende nel settore della cybersicurezza, dello spionaggio e del controllo.

Uno stato canaglia che ignora le risoluzioni dell’Onu e dei tribunali internazionali, che delegittima e attacca le organizzazioni dell’Onu, incluso il contingente Unifil, ed al quale è stata consentita l’impunità per decenni e che pratica il terrorismo di stato, va fermato ad ogni costo. In tal senso va sostenuto l’appello dei giuristi italiani e internazionali che chiede l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite.

3) Infine, e non per importanza, c’è il coinvolgimento e la complicità dell’Italia.

Un recente articolo riferisce di come il ministero dell’Economia israeliano ha dichiarato che in Italia: “Le piazze sono contro di noi ma il governo sta con noi, per cui gli affari vanno bene ed anzi sono aumentati senza problemi”.

In Italia quindi dobbiamo chiederci e agire su una questione: come indeboliamo qui da noi il progetto bellicista di Israele? E’ questo il nodo da sciogliere e su cui possiamo e dobbiamo intervenire.

Ci sono le campagne per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni, ma dobbiamo anche incalzare un governo complice e una politica che quando non è apertamente complice è inerte, sia sul genocidio dei palestinesi che sui pericoli di guerra in cui ci sta trascinando Israele.

4) In conclusione c’è bisogno di un salto di qualità nelle mobilitazioni e nel confronto su questi scenari in Medio Oriente e c’è bisogno di convergenze di tutte le forze, di maggiore coordinamento delle iniziative e di maggiore maturità, anche per dare espressione e capacità di incidere alla diffusa e crescente indignazione della maggioranza della società contro uno stato-canaglia, il genocidio in corso dei palestinesi e il pericolo di guerra rappresentato oggi da Israele.

Una grande manifestazione popolare su questi temi deve mandare in tal senso un forte segnale politico e di massa. Il 30 novembre dobbiamo provarci, favorendo le convergenze e riducendo le divergenze.

*intervento della redazione di Contropiano all’assemblea nazionale del 9 novembre a Roma

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