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L’Istat smentisce il governo: giù i posti di lavoro e la produzione industriale

Di pochi giorni fa, i dati dell’ISTAT che certificano una diminuzione degli occupati e un ulteriore calo della produzione, per il ventesimo calo consecutivo registrato. Tessile ed in particolare l’automotive vanno a picco, a certificare che per l’industria di questo paese questo Governo non trova soluzioni credibili e viene smentita la narrazione della Meloni ed i suoi Ministri in merito ad un paese che cresce, che si rilancia in Europa.

L’Istat certifica anche il peggioramento del clima di fiducia delle famiglie, con un deterioramento pesante a causa della percezione sulla situazione economica generale e futura. L’Italia fa peggio di tutti i principali paesi europei e pure l’indice IPCA, indicatore a cui CGIL CISL e UIL hanno infaustamente agganciato la contrattazione sui salari, cresce meno degli altri paesi e non a caso la trattativa sul CCNL dei metalmeccanici subisce una frenata, con la provocazione di Federmeccanica, che spiega che nell’eventuale rinnovo contrattuale non potranno essere previsti aumenti.

Questo quadro pesantissimo rende plateale che il Governo Meloni mente a sé stesso ma soprattutto mente ai cittadini, ai lavoratori, ai pensionati. Le misure che portano questo paese dentro l’economia di guerra stanno soltanto mettendo a rischio la nostra economia ed in particolare l’industria italiana, che rischia di subire da qui a breve un tracollo in un processo di ristrutturazione con impatti spaventosi.

Il Governo invece di risolvere i problemi concreti di questo paese continua invece con misure propagandistiche che non danno soluzioni reali e a lungo termine: basti pensare al contributo per chi fa più figli e alla resa strutturale del taglio al cuneo fiscale, che come sappiamo i lavoratori pagheranno attraverso la riduzione di servizi: nella sanità si grida addirittura allo scandalo, con una previsione di risorse “mai così basse e insufficienti”. Anche qui sappiamo bene che l’Istat offre dati drammatici e impietosi, con il 7,6% degli italiani che rinunciano strutturalmente a curarsi.

La nostra organizzazione sindacale continua a veder rafforzate le ragioni della proclamazione dello SCIOPERO GENERALE e generalizzato del 13 dicembre. Proprio ieri il coordinamento nazionale confederale di USB ha deliberato l’avvio del percorso di coordinamenti, attivi dei delegati e campagna di assemblee, necessario a garantire la massima partecipazione alle due manifestazioni nazionali previste a Roma e Milano durante la giornata di sciopero.

Uno sciopero lontano dalle contraddizioni di chi fin qui ha svenduto i nostri salari ed i nostri diritti.

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