Autonomia Differenziata: una decisione che lascia più problemi che soluzioni
La Corte Costituzionale ha deciso: la legge Calderoli sull’autonomia differenziata è sostanzialmente costituzionale, con qualche aggiusto. Alcuni degli aspetti più gravi, quelli che avrebbero trasformato il Parlamento in uno spettatore silenzioso o reso possibile la delega di interi blocchi di materie invece che singole funzioni, sono stati smontati. Tuttavia, il cuore del problema resta intatto, e con esso la minaccia di una disgregazione della Repubblica
Un colpo per il governo, ma anche per le opposizioni
Questa decisione è una doccia fredda per tutti. Per il governo, che vede svuotato un progetto simbolo della sua agenda, con i suoi punti caratterizzanti dichiarati incostituzionali. Ma anche per le opposizioni, che sembrano già pronte a cantare vittoria. Perché? Perché molte di loro non sono contro ogni forma di autonomia differenziata, ma solo contro la legge Calderoli. Sembra siano pronte ad accontentarsi e fermarsi qui, con il lavoro a metà.
La posta in gioco è altissima
Per noi, che invece ci battiamo contro OGNI FORMA di autonomia differenziata, questa sentenza non è motivo di celebrazione. Al contrario, è l’ennesima dimostrazione di come l’unità del Paese venga sacrificata in nome di un individualismo regionale che allarga la forbice delle disuguaglianze territoriali. La riforma costituzionale del 2001 rimane il cuore del problema, con le modifiche all’art. 116 e l’introduzione del principio di sussidiarietà, ha aperto la strada e istituzionalizzato la degenerazione nei rapporti tra Stato e Regioni. E oggi, la Corte ce ne dà conferma: l’autonomia differenziata in se è legittima, proprio in base alle modifiche del 2001. E sono proprio quelle l’obiettivo strategico della nostra lotta.
E il referendum?
Il cammino verso il referendum abrogativo totale si fa ancora più in salita. L’esclusione delle Regioni a Statuto Speciale e le modifiche imposte dalla Corte potrebbero calmare molti animi, facendo perdere slancio a una battaglia che, invece, è più urgente che mai. Non possiamo permettere che queste modifiche cosmetiche mascherino la realtà: l’autonomia differenziata, anche nella sua forma rivista, è una minaccia per l’uguaglianza e la solidarietà tra i cittadini italiani.
Non abbassiamo la guardia
Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e le forze sociali a unirsi a noi. Non lasciamo che l’Italia venga divisa in tante piccole isole di disuguaglianza. La nostra battaglia è per un Paese unito, dove diritti e opportunità siano gli stessi in tutta la Repubblica, da Nord a Sud.
Continuiamo il nostro percorso di mobilitazione
Dal 20 ottobre, con la nostra assemblea nazionale, abbiamo avviato un intenso lavoro sul territorio con le assemblee territoriali, già in corso e ci accompagneranno fino alla mobilitazione nazionale del prossimo 6 dicembre. E dal lì non ci fermeremo finché non avremo respinto ogni forma di autonomia differenziata.
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Gianpaolo
giustissimo quello che scrive il comitato. non dimentichiamo che a volere la riforma del 2001 furono proprio i democratici di sinistra. perché? per accattivarsi i voti della destra leghista, in particolare della regione Veneto. ora che a distanza di 20 anni il PD faccia opposizione è abbastanza curioso visto l’antefatto. mi permetto anche di ricordare che il nuovo assetto creato dalla riforma del 2001 ha creato infinite diatribe sulle competenze regionali/statali/concorrenti. una serie di questioni di competenza della Corte causate da una riforma pessima e raffazzonata, nello stile rosatellum per intenderci. “di qualcosa di sinistra”(PD), recitava il regista