Dopo la riuscita assemblea di sabato scorso a Roma, si è messa in moto la marcia di avvicinamento alla manifestazione nazionale del 30 novembre che coincide con la Giornata Internazionale per la Palestina delle Nazioni Unite del 29 novembre.
Una prima riunione ampia del comitato promotore, sulla base di quanto scaturito dalle decine di adesioni e degli interventi all’assemblea, ha cominciato a discutere l’appello di convocazione tenendo conto dei contributi ricevuti e che continuano a pervenire.
Intorno ad alcune parole chiave condivise – lo stop al genocidio dei palestinesi e al massacro in Libano, la minaccia di guerra per tutti rappresentata da Israele e il sostegno alla resistenza – si sta cercando di arrivare ad una sintesi comune alla quale poi ogni realtà potrà aggiungere prima e durante il corteo del 30 novembre i propri contenuti.
Inutile nascondere che in questi giorni le attenzioni più che sui contenuti siano però concentrate sul rischio di due manifestazioni dopo le divergenze manifestate da Udap e Giovani Palestinesi verso le altre associazioni palestinesi e l’assemblea unitaria del 9 novembre.
Divergenze ancora di non facile lettura, sia perché chi aveva manifestato a Roma il 12 ottobre e promosso l’assemblea lo aveva fatto anche il 5 ottobre in risposta al divieto del ministero degli Interni, sia perché i contenuti della manifestazione lanciata dall’assemblea corrispondono pienamente a quelli delle mobilitazioni unitarie sulla Palestina di questi mesi.
Comunque le notizie che circolano lasciano intendere che si cercherà di lavorare con convinzione per una ricomposizione e una manifestazione unitaria da molti auspicata, magari con una discussione affidata meno agli equivoci dei social e più a confronti di persona.
Tra l’altro i promotori dovranno tenere conto delle difficoltà materiali di spostamenti per la manifestazione nazionale a Roma. I costi proibitivi di pullman e treni sono un ostacolo non facilmente aggirabile per una manifestazione autorganizzata e autofinanziata. In tal senso si va profilando la proposta di tenere un’unica convocazione di manifestazione nazionale ma con due cortei nella stessa giornata, uno a Roma e l’altro a Milano, città dove la continuità della mobilitazione è stata rilevante in questi tredici mesi e che consentirebbe di raccogliere maggiore partecipazione dalle regioni del nord.
A Milano tra l’altro ieri si è registrtoa un atto gravissimo da parte della Questura che ha dato il foglio di via a Mohammed Hannoun, uno degli esponenti più noti dell’Associazione Palestinesi in Italia, vietandogli di venire o essere presente nelle manifestazioni nel capoluogo lombardo. Da mesi, se non da anni, Hannoun è oggetto di una intensa campagna di criminalizzazione da parte dei giornali della destra e filo-israeliani.
Sullo sfondo rimane la necessità di quel salto di qualità della mobilitazione evocato nell’assemblea del 9 novembre ma anche nell’interessante articolo di un esponente del poderoso movimento britannico di solidarietà con la Palestina che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa.
L’estensione e l’incrudimento della “guerra senza limiti” di Israele in tutta la regione mediorientale, sta determinando una fase diversa da quella di pochi mesi fa, indicando come Israele sta diventando una minaccia non solo per i palestinesi e i libanesi ma per tutti i popoli, inclusi quelli dei nostri paesi.
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