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Un fiume di donne in piazza: “disarmiamo il patriarcato”

Migliaia di donne hanno riempito le strade di Roma dal Circo Massimo a Piazza Vittorio nella giornata internazionale di mobilitazione contro la violenza di genere ma non solo. Più sotto alcune foto della manifestazione.

Il governo di Giorgia Meloni lascia prevedere un peggioramento complessivo sul piano delle tutele, delle condizioni materiali delle donne e delle discriminazioni. In tal senso, la proposta di legge di Gasparri e l’accordo siglato dal centrodestra con l’associazione ProVita&Famiglia, sottoscritto a governo ancora non formato, rende bene l’idea del prossimo futuro.

Sembrerebbe un paradosso che la prima donna a capo del governo sia un’esponente di un partito di ispirazione fascista e che sia proprio una donna a minare le già poche tutele che le donne hanno al momento. Tuttavia, ormai è chiaro che poco conta il genere quando si tratta di mettere in campo politiche rivolte allo sfruttamento e allo smantellamento dei diritti. Merkel, Von der Lyen e Lagarde insegnano.

Risulta però altrettanto chiaro che nessun cambiamento in senso riformista e progressista può portare ad una reale emancipazione delle donne e al riconoscimento di reali tutele. Il governo Meloni andrà infatti solo a scavare di più un solco già tracciato dai precedenti governi e dallo stesso PD, che dietro un pink/rainbowwashing di facciata non ha fatto nulla per migliorare le condizioni delle donne e delle soggettività non conformi. Ma che, al contrario, ha contribuito ad affossare e svuotare diritti essenziali conquistati con le lotte, dal diritto all’aborto, alla contraccezione e ai consultori, e ora si erge in difesa delle donne contro il “pericolo fascista”.

Adesso ci troviamo quindi ad affrontare un rischio reale di arretramento che, unito alla condizione di crisi economica e sociale, andrà a colpire materialmente in primis tutte le donne e le soggettività non conformi, ma in particolar modo quelle delle periferie, le lavoratrici, le precarie, le studentesse, le disoccupate e le donne migranti che per condizioni economiche e sociali e per l’assenza di servizi pubblici territoriali non potranno permettersi cure adeguate e servizi privati.

Se queste sono le condizioni, bisogna prepararsi a reagire, immaginando tutti gli strumenti di contrattacco possibili. Per questo, oltre a sostenere le lotte e le mobilitazioni cittadine e nazionali, sarà indispensabile supportare la rabbia e la determinazione delle ragazze e delle donne che più di tutte necessitano e pretendono maggiori tutele e diritti, a partire dalle periferie fino ai posti di lavoro.

Questa rabbia è già emersa il 28 settembre, quando centinaia di giovani hanno scioperato nelle scuole delle periferie per il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito, convergendo poi nella partecipata manifestazione cittadina chiamata da Non una di meno. Così come il protagonismo delle lavoratrici, delle donne delle case popolari e delle occupazioni ha sempre rivendicato in maniera combattiva il diritto a una vita dignitosa, alla casa e a maggiori servizi, portando a raggiungere enormi risultati.

Per questi motivi, ora più che mai, è fondamentale organizzare momenti di lotta nei quartieri popolari, nelle scuole e nei posti di lavoro che esprimano questa determinazione e portino avanti un percorso comune. Nessuna delega: le donne de borgata si organizzano per costruire, con la lotta, spazi di emancipazione e indipendenza. Allo stesso modo, il prossimo 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assumerà quest’anno una valenza particolare, nell’opposizione alla violenza che il nuovo governo intende portare avanti contro le donne. 

(foto di Patrizia Cortellessa)

 

(Foto di Irene Vitale)

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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1 Commento


  • Manlio Padovan

    L’idealismo, cioè quell’atteggiamento fasullo che invita a considerare la realtà come rappresentata dalle idee, ha profondamente corrotto la struttura mentale dell’uomo occidentale; corruzione della quale approfittano le classi dominanti. L’idealismo è la base su cui la nostra società ha costruito la sua profonda ipocrisia e le sue insopportabili infamie.
    Dall’idealismo filosofico non nascono gli ideali: ideali che trovano fertile terreno nella realtà, nel realismo: è del realismo, dell’esperienza che essi si nutrono.
    Frutto dell’idealismo è la conseguenza che fin dalla più tenera infanzia siamo stati educati a considerare la Bibbia come dettata da una saggezza divina, tanto che ancora da adulti siamo soggetti a quella impostura e di essa infarciti: con la conseguenza che non riusciamo a leggerla con obiettività e a capire il vero significato di una religione in cui la divinità suprema e unica è un maschio per mantenere in piedi una società sottomessa ad un sistema chiaramente dominatore e non mutualistico: un sistema di dominazione che nasce nei rapporti interpersonali con la sopraffazione del maschio sulla femmina, per trasferirsi automaticamente per acquisita forma mentis nella società tra gruppi sociali.
    Il realismo e la ragione potranno farci scoprire quanto la Storia sia contemporanea a noi.
    Se abbandoneremo l’idealismo, con la razionalità e la spinta dell’esperienza non potranno non progredire l’emancipazione della donna, l’ateismo e la democrazia. Per realizzare una società non competitiva, in quanto quella attuale è il risultato del modello sociale maschilista fatto di patriarcato e di avidità oltre ogni limite. Tanto che nel 2015, secondo Oxfam, 62 persone hanno accumulato la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone: che sono la metà più povera della popolazione mondiale.
    Il grande crimine contro l’uomo e la società è stato quello di imporre le religioni cosiddette rivelate che furono un puro espediente politico: furono le religioni rivelate che difesero e diffusero il patriarcato che è la base di tutti i soprusi: ebraismo e cristianesimo hanno per natura il germe della sopraffazione che trasferirono all’Islam: fu Tertulliano, un cristiano della prima ora, che impose alle donne arabe il velo a copertura del viso: l’Islam verrà 500 anni dopo.
    E il sopruso è chiaro nelle cosiddette sacre scritture che sono solo scempiaggini e porcherie: basta leggere quanto è scritto su Lot, che viene salvato da Dio nella distruzione di Sodoma e Gomorra e solo lui dopo che ha dato in pasto alla plebaglia le sue due figlie perché ne abusasse a suo piacimento ( ma non cè un minimo di condanna nemmeno sul paino morale) e quanto è nella parabola “I talenti” di Matteo 25 dove si impara a servire un mafioso dichiarato e spudorato e a usare il denaro solo per trafficarlo coi banchieri e dove la carità diventa una impostura.
    Ma i cosiddetti credenti sono ignoranti, grulli nella migliore delle ipotesi e quando hanno studiato sono di una imperdonabile e schifosa ipocrisia.

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