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Trovate le tracce del video della morte di Ramy, “fatto cancellare” dai carabinieri

È arrivato il risultato della consulenza richiesta dalla Procura di Milano sul cellulare di Omar E., il testimone che ha dichiarato di aver filmato gli ultimi momenti dell’inseguimento che ha portato alla morte di Ramy Elgaml, il giovane del quartiere Corvetto di Milano che ha perso la vita lo scorso 24 novembre.

Secondo l’analisi del tecnico informatico incaricato, sul dispositivo di Omar è rinvenibile un solo frame (in foto) di un video purtroppo irrecuperabile. Ma allo stesso tempo, è possibile risalire al momento e al luogo in cui è stato girato, dando conferma piena alle parole del testimone.

La fotocamera ha registrato dalle 4:03 e 22 secondi fino alle 4.04 e 31 secondi, e a quell’ora la posizione del proprietario del cellulare è stata confermata sul luogo della morte di Ramy, in via Ripamonti all’angolo di via Quaranta, grazie alla geolocalizzazione.

Ciò conferma come la persona che riprende quei momenti e che compare nel video di una telecamera lì installata sia proprio Omar. Inoltre, è stato confermato anche che alle 4:49 il testimone ha cercato online “come recuperare i file cancellati dal cestino” per ben tre volte.

Tutte notizie che danno forza inoppugnabile alla versione che Omar ha fatto mettere a verbale: “quando hanno visto che stavo filmando, erano due pattuglie, due carabinieri in divisa, non so se della prima o seconda macchina, i carabinieri sono venuti vicino a me e mi hanno fatto una foto al documento e mi hanno detto ‘cancella immediatamente il video, adesso che hai fatto il video ti becchi anche una denuncia’“.

Due carabinieri sono ora indagati per “favoreggiamento, depistaggio e frode processuale”, proprio per aver costretto alla cancellazione di un video fondamentale per ricostruire la dinamica dell’incidente. Entro pochi giorni dovrebbe arrivare anche la consulenza cinematica che dovrebbe verificare se c’è stato un contatto tra auto e moto alla fine dell’inseguimento.

Ricordiamo che, stando alle parole Debora Piazza, legale dell’altro ragazzo che era alla guida dello scooter su cui si trovava Ramy, anche solo l’esistenza di un video del genere e l’intimidazione che ne ha portato alla cancellazione possono trasformare il reato di omicidio stradale per cui è indagato un terzo carabiniere in omicidio volontario con dolo eventuale.

Del resto, non occorre essere dei principi del Foro per sapere che la “distruzione delle prove” è sempre nell’interesse dei colpevoli, che sanno benissimo di essere tali ma vorrebbero farla franca. Se questo comportamento criminoso è messo in atto dalle “forze dell’ordine”, naturalmente, la gravità è ancora maggiore perché incide sulla possibilità stessa di accertare i fatti e fare quindi giustizia.

Stiamo infatti parlando dell’uccisione di un giovane lavoratore precario incensurato, e del ferimento grave di un altro, il cui unico “reato” – non essersi fermati all’alt – avrebbe previsto al massimo una “sanzione amministrativa”. Ossia una multa”. 

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