Anche quest’anno si avvicina la giornata internazionale della donna, l’8 marzo. Un appuntamento al quale, come ogni anno, ci avviciniamo attraversando le strade delle nostre periferie insieme alle donne, le ragazze e le libere soggettività che le vivono.
Abbiamo iniziato domenica scorsa, organizzando con tante realtà territoriali il carnevale di Magliana, che abbiamo vissuto insieme alle bambine, ai bambini e alle tante persone che si sono unite a noi per far vedere l’altra faccia di un quartiere spesso demonizzato, quella di chi è orgoglioso della propria borgata ma che ogni giorno deve affrontare le tante difficoltà causate dall’indifferenza e dall’abbandono delle istituzioni.
Perché proprio all’interno di quartieri popolari come Magliana si vivono le maggiori criticità, determinate da decenni di distruzione del welfare, dall’assenza di investimenti, dalla mancanza di servizi e di tutele, a fronte dell’unica soluzione proposta dalle istituzioni: la militarizzazione e criminalizzazione delle periferie e di chi le abita, come dimostra il recente decreto Caivano del governo Meloni.
Una volontà, quella di continuare a lasciare abbandonati a sé stessi questi quartieri espressa però anche chiaramente nel modello Giubileo: il sindaco Gualtieri, la Regione di Rocca e il premier Meloni si sono trovati d’accordo con l’ennesimo piano di investimento che ignora tutto quello che si trova al di fuori dal perimetro del centro e tutela il guadagno di pochi privati.
Ed è per questo che sabato scorso eravamo anche sotto la Regione Lazio insieme a tante realtà cittadine, ricordando che Roma non è una città per donne, ma che faremo in modo che lo diventi, organizzando la nostra opposizione a partire dai nostri quartieri.
Abbiamo poi proseguito, come facciamo da tempo, supportando le donne sotto sfratto, fra le quali ci sono molte vittime di violenza: parliamo di donne, madri, giovani o anziane, che spesso cercano di uscire da situazioni di violenza e invece finiscono per essere abbandonate doppiamente dalle istituzioni.
Insieme a queste donne abbiamo resistito nei picchetti antisfratto e siamo andate sotto il dipartimento delle politiche abitative e sotto l’assessorato delle pari opportunità del Comune di Roma, chiedendo soluzioni reali per queste donne. Lo stesso Comune che organizza ricchi calendari di eventi in rosa per l’8 marzo e poi lascia per strada donne e vittime di violenza con figli a seguito.
Per la giornata dell’8 marzo iniziamo invece dalla mattina, quando per raggiungere il corteo chiamato da Non Una di Meno partiremo dal consultorio di Pietralata, per ricordarne la funzione fondamentale sul territorio e per rivendicare la necessità di potenziarlo, al contrario di quanto fanno le istituzioni da anni.
Infatti sono decine i consultori che sono stati chiusi negli ultimi anni, e quelli ancora esistenti vengono depotenziati o svuotati. I consultori, presidi territoriali gratuiti e laici, sono invece fondamentali per le tante donne dei quartieri popolari, le migranti o le studentesse che non hanno la possibilità di rivolgersi ai privati e per questo rinunciano alla cura e alla prevenzione.
La mattina saremo però anche a fianco delle studentesse e degli studenti delle università che lottano contro le violenze, i ricatti e le discriminazioni che avvengono quotidianamente negli atenei e a quelle che scioperano nelle scuole delle periferie per avere scuole adeguate, accessibili e in condizioni igieniche decenti, per ottenere corsi di educazione alla sessualità e all’affettività e per lottare contro le discriminazioni e le violenze che spesso accadono nelle scuole.
Ma saremo a fianco anche delle lavoratrici sfruttate, precarie e discriminate che sciopereranno con l’Unione Sindacale di Base e i sindacati conflittuali che lottano senza compromessi contro le politiche di questo e dei precedenti governi che hanno precarizzato e affamato le vite di tutte e tutti.
Nel pomeriggio saremo invece a Primavalle, per continuare a richiedere l’apertura di un centro o uno sportello antiviolenza pubblico e laico. Perché in un quadrante enorme come quello, che ha visto due femminicidi negli ultimi due anni, non c’è nessun tipo di presidio, sportello o CAV a disposizione per chi si trova in situazioni di violenza.
Un problema che riguarda però tutta Roma, una capitale europea vastissima in cui i Centri Anti Violenza e le case rifugio sono pochi e non garantiti da un sistema di gestione e finanziamento pubblico, mentre invece rappresentano un punto di riferimento essenziale per tutte quelle donne, ragazze e soggettività non conformi che vivono situazioni di violenza.
Queste sono le tappe di avvicinamento al “nostro” 8 marzo nelle borgate, che si inseriscono alla campagna che abbiamo portato avanti in questi mesi “Non è una città per donne, ma faremo in modo che lo diventi”.
Perché a Roma le donne, le ragazze e le soggettività non conformi continuano a vivere un presente fatto di precarietà, sacrifici, discriminazioni sul luogo di lavoro o di studio, trasporti insufficienti o inesistenti, servizi mancanti, scuole fatiscenti e assenza di educazione alla sessualità, discriminazioni basate sul colore della pelle, abbandono dei quartieri periferici. Ed è con loro che vogliamo lottare in questo 8 marzo, per una città vivibile, per un futuro migliore e per una società più giusta e libera da sfruttamento, discriminazione e violenza.
Ma l’ipotesi di un futuro migliore sembrerebbe in questi giorni sempre più lontana, guardando a quanto accade nel contesto internazionale a opera dei potenti ma anche delle potenti della terra.
Sempre più sono, infatti, le donne al potere che hanno “raggiunto la parità” nell’attuare politiche reazionarie, antisociali, belliciste e di sostegno a Israele, responsabile dell’escalation in Medio Oriente e del genocidio del popolo palestinese: da Meloni alla recente stella nascente dell’AFD tedesca, Alice Weidel, passando per Christine Lagarde, presidente della BCE, e Ursula Von der Leyen, la presidente della Commissione Europea che oggi chiama al riarmo dell’Europa e all’invio di armi in Ucraina.
Un riarmo che non sarà a costo zero, ma che si tradurrà in una possibile escalation bellica e nell’ulteriore definanziamento della spesa sociale che inciderà ulteriormente sulle condizioni di vita e di lavoro delle persone che hanno meno opportunità e possibilità, a partire dai nostri quartieri. Ed è per questo che scenderemo in piazza l’8 marzo anche contro la guerra e il riarmo, così come tante donne hanno fatto nella storia, perché la costruzione di un’alternativa sociale passa oggi necessariamente dalla guerra alla guerra.
Quella dell’8 marzo sarà quindi per le donne de borgata una giornata di lotta, ma anche di celebrazione di tutte le donne che oggi non si arrendono di fronte alle difficoltà che la società ci pone davanti e che lavorano per la costruzione di un’alternativa, sull’esempio di chi prima di noi ha avuto il coraggio di tenere testa ad un sistema che invece cercava di tenerle sempre un passo indietro e di chi ha lottato per cambiarlo.
Per questo ci vedremo la mattina alle ore 9.00 alla metro di Rebibbia, alle 10.00 a Piazza Vittorio per la manifestazione indetta da Non Una di Meno Roma, e il pomeriggio alle 16.00 a Piazza Alfonso Capacelato nel quartiere di Primavalle.
Quest’anno “l’otto” nelle borgate!
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